Equità e mai politiche divisori in tema di salute e sanità in Calabria

Pubblicato il 30 Dic, 2023

Durante i lavori dell’ultimo esecutivo della Cisl, Città Metropolitana di Reggio Calabria, emergono delle criticità sui tempi di riorganizzazione di molti servizi concernenti la prevenzione e la cura della salute di tutti i cittadini calabresi, costretti a spostarsi fuori regione, nonostante siano già passati oltre due anni da quando si avvia,con legge regionale numero 32/2021, l’azienda per il governo della sanità calabrese, denominata “ Azienda Zero”.

Una Città Metropolitana, quella di Reggio Calabria, che continua a rimanere fuori dalle politiche regionali di miglioramento e valorizzazione delle strutture sanitarie e ospedaliere, accumulando ritardi e mancate decisioni, sulla via della realizzazione di nuovi impianti attrezzati per una medicina di prossimità e una specialistica funzionale alle esigenze nascenti nei territori, con gli anziani e la non autosufficienza al centro delle riflessioni decisionali.

Dal dibattito, in tema di sanità, ancora una volta, nascono non poche perplessità sul modo di come si vuole gestire il sistema regionale Emergenza Urgenza 118 ed elisoccorso, Numero Unico Emergenza Europea – NUE 112, Numero Unico Armonico a valenza sociale per le cure mediche non urgenti – NEA 116117, affidando all’ASP di Cosenza, come soggetto capofila, la gestione omogenea e il funzionamento di queste attività.

Desta stupore il trasferimento entro febbraio prossimo, delle competenze relative alle funzioni di gestione dei soccorsi sanitari dalle centrali operative 118 di Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia alle istituende sale operative 118, area nord, allocata a Cosenza e area sud, allocata a Catanzaro, escludendo con atto ingiustificato la Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Le restanti centrali operative assumeranno la veste di PET, con declassamento e la messa in mobilità del personale che è già stato chiamato a esprimere la preferenza sulla nuova sede di assegnazione senza che vi sia stato adeguato confronto sindacale, come previsto dal CCNL, comparto sanità pubblica.

Così come non è stata fornita neanche l’informazione dell’adozione del DCA 198/2023, che ha modificato irragionevolmente il DCA n. 64, che prevedeva l’accorpamento del SUEM 118 regionale in tre macro aree, nord, centro, sud, com’era giusto che fosse.

Ovviamente, abbiamo il personale del 118 della centrale operativa di Reggio Calabriapreoccupato per la messa in mobilità e le future incertezze, in mancanza di un accordo sindacale sui criteri da applicare, come sull’opportunità o meno di procedere verso questo impianto di riorganizzazione.

È legittimo domandarsi e chiedere sui perché, non vi partecipino in maniera attiva tutti i territori, parimenti chiamati a organizzare e offrire servizi efficienti a vantaggio di coloro i quali hanno bisogno immediato di tutele e soccorso medico ospedaliero.

Non è superfluo suggerire al presidente della Giunta Regionale, nonché al commissario di guardare ancora più a sud, quando si tratta di prendere delle decisioni delicate, che attengono alla salute di tutti i cittadini Calabresi.

L’idea dell’estraneità o mancato coinvolgimento di un territorio importante come quello Metropolitano di Reggio Calabria, nella riorganizzazione di detti servizi, nonostante la presenza di idonee strutture operative e professionalità meritevoli di considerazione, non crea buoni propositi, sinergie e soprattutto armonia nel nuovo impianto organizzativo di partenza.

Al punto in cui siamo c’è da interrogarsi sulla funzionalità, viste le complessità proprie di ogni territorio, di agire in forza di una convenzione sottoscritta tra Azienda Zero e ASP di Cosenza, candidata ad assicurare, con il proprio dipartimento di Emergenza/Urgenza la direzione, il coordinamento e monitoraggio del sistema regionale della Emergenza Urgenza 118 ed elisoccorso.

Pertanto, è auspicabile che le funzioni delegate da Azienda Zero, possano coinvolgere le tre realtà territoriali Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza interessate a superare le tante pecche e limiti sul versante di questi e altri servizi, nonché la tanta invocata e mai realizzata medicina di prossimità, diventate necessità e urgenza per tutti.

Al contrario, si stanno compiendo degli atti che non tengono conto delle difficoltà, specificità ed esigenze dell’intero territorio regionale, senza perdere occasione di praticare superate politiche di accentramento che, come già sperimentato, finiscono per penalizzare la qualità dei servizi da erogare con le dirette implicanze per la gente e le comunità costrette a subirle.

In questi ambiti delicati e sempre più complesse, occorre maggiore condivisione e totale coinvolgimento di tutte le istituzioni e quelle forze sane organizzate, che agiscano insieme verso obiettivi studiati e condivisi per la realizzazione di un sistema sanitario regionale all’altezza delle sfide in atto, basato sulla valorizzazione di tutte le professionalità, ammodernamento delle infrastrutture mediche ospedaliere, delocalizzazione di quei servizi che sono le vere esigenze dei territori, giuste politiche di equità e prossimità senza discriminazione alcuna, come sovente accade.                                                                                                  

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