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Emilia Romagna. Ceramica in crisi, Muratori (Femca Cisl): “Migliaia rischiano la cassa, lo Stato aiuti le aziende a pagare il gas”

Pubblicato il 10 Mar, 2022


Sulle gravi difficoltà delle aziende ceramiche causate dai rincari del gas naturale, segnaliamo l’intervista al segretario generale della Femca Cisl Emilia Centrale Massimo Muratori, pubblicata oggi dalla Gazzetta di Modena.
«Qualcuno l’ha definita la tempesta perfetta scatenata sul settore ceramico, che già era afflitto da tempo dai costi dell’energia: la guerra che ha coinvolto Russia e Ucraina, l’una che detiene il gas, l’altra le argille di alta qualità, ha dato corpo a conseguenze micidiali per chi produce piastrelle. È davvero dura».
È il giudizio di Massimo Muratori, esperto sindacalista che conosce a fondo il settore e ricopre l’incarico di segretario di Femca Cisl Emilia Centrale.
Muratori ha le idee chiare sulla realtà attuale del distretto ceramico di Sassuolo e Reggio Emilia, è impegnatissimo nel confronto con le aziende per individuare e attuare le soluzioni che possano consentire la sopravvivenza tanto alle imprese quanto ai lavoratori del settore. Ma ha anche una proposta di notevole interesse per affrontare una situazione così complessa e difficile.
«Già da fine anno – dice Muratori – alcune aziende avevano attivato la cassa integrazione in relazione alle difficoltà dovute ai prezzi dell’energia. Il gruppo reggiano Romani, per esempio, ma anche la finalese Abk e una grande azienda come Granitifiandre del gruppo Iris. Poi la guerra e l’ulteriore impennata dei costi del gas hanno provocato la situazione attuale.
È accaduto che aziende importanti come Panaria e Ricchetti abbiano aperto la procedura di cassa integrazione, altre imprese faranno la stessa cosa, per non parlare dello spegnimento di forni di cui si è già parlato anche sui mezzi di informazione. Noi sindacati ora siamo particolarmente impegnati nel confronto con le aziende, che cercano di prevenire ulteriori problemi partendo dalle indicazioni da parte di Confindustria Ceramica. In sostanza si sta parlando di cassa integrazione fino alla fine dell’anno, ma si tratta di cassa preventiva: vale a dire le aziende si cautelano per sostenere l’ipotesi in cui lo stato di fatto del momento si possa protrarre per mesi. Quindi, soprattutto nelle aziende di maggiori dimensioni, la procedura viene aperta e si raggiunge un accordo in modo tale per cui, quando si dovessero determinare le condizioni per attivare l’ammortizzatore sociale, le aziende potranno farlo senza nemmeno dovere trattare con i sindacati».
Tutto questo sta avvenendo in una situazione di mercato molto particolare su cui la cosiddetta “tempesta perfetta” si è abbattuta.
«Va tenuto presente – continua il sindacalista – che tutte le aziende hanno tantissimi ordini e vorrebbero accontentare le richieste dei clienti. In teoria sarebbe un momento favorevole. Per questo, se possibile, non vorrebbero fermarsi e desiderano continuare a produrre, magari affrontando perdite limitate. Anche perché le scorte non sono infinite, potrebbero forse bastare per un paio di mesi. Non solo: anche la ricerca di alternative per procurarsi l’energia con altri canali esige tempi lunghi per assestarsi su livelli accettabili. Diciamo da 12 a 24 mesi, davvero troppi».
Ai costi del gas si aggiunge l’approvvigionamento delle argille di qualità, che provengono in massima parte dalle zone di guerra, dall’Ucraina.
«Su questo aspetto – dice ancora Muratori – le imprese stanno cercando di procurarsi le terre necessarie da altri Stati come Germania, Portogallo, Turchia, Brasile. Qui intervengono poi i laboratori aziendali, che stanno lavorando per verificare se la diversa qualità delle argille possa, con trattamenti adeguati, garantire la stessa piastrella di alto livello. E pare ci siano risultati positivi da questo punto di vista».
Gli ammortizzatori sociali non sempre risolvono i problemi e ora si rischia il coinvolgimento di un numero ingente di lavoratori.
«Già alcune centinaia di addetti sono in cassa integrazione e il numero è destinato ad aumentare. I lavoratori del distretto ceramico modenese e reggiano sono circa 15 mila e in quest’area è compreso l’80% di tutto il settore nazionale. Ma se questa situazione dovesse perdurare per parecchi mesi si dovrà considerare anche l’impatto sul settore metalmeccanico dell’indotto, dalla carta agli imballaggi e altro. I lavoratori, anche quelli che in ceramica hanno buoni stipendi fino a 2 mila euro, si ritroverebbero a casa con retribuzioni dimezzate e si sa che con 800-mille euro al mese diventa difficile mandare avanti delle famiglie».
E in questo contesto si innesta la proposta di Massimo Muratori, che ha caratteristiche di originalità e appare meritevole di essere approfondita.
«La cassa integrazione – dice – è importante, ma lascia a casa i lavoratori con retribuzioni modeste. E in ogni caso ha dei costi.Il mio ragionamento è abbastanza semplice. Ma se questi soldi venissero dati alle aziende per consentire che, anziché bloccarsi, possano continuare a produrre?
Faccio un esempio, ovviamente da verificare e approfondire: con il prezzo del gas fino a 200 euro è possibile non fermarsi e mantenere la produzione? Bene, nel momento in cui, come avvenuto, i costi balzano a 300 euro, ecco che lo Stato potrebbe coprire questi 100 euro di differenza. I soldi andrebbero alle aziende e non ai lavoratori, che non dovrebbero più stare inattivi e potrebbe continuare a lavorare con stipendi adeguati. Sarebbero denari proattivi.
Io dico – conclude Muratori – che spendere tanto per arrivare alla fine di questa crisi è importante, ma è altrettanto basilare spendere bene per arrivarci vivi. In caso contrario si rischia di arrivare con gran parte delle aziende ceramiche che saranno state costrette a chiudere i battenti».

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