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Emilia Romagna. Successo del laboratorio Cisl con gli studenti di Reggio. Obiettivo: portare le proposte dei ragazzi in Parlamento e nelle istituzioni

“Il compito di un sindacato è ascoltare prima di agire: oggi è stato un privilegio poter dare vita a un laboratorio con oltre 100 studenti delle scuole superiori reggiane su come combattere, insieme, la battaglia contro la violenza che costa la vita a una donna ogni due giorni. Abbiamo incontrato una generazione straordinaria, lontanissima dagli stereotipi coi quali viene sintetizzata e che ci ha chiesto di poter lavorare di più con le famiglie e all’interno delle scuole”.

Così Rosamaria Papaleo, segretaria generale di Cisl Emilia Centrale, riassume quello che a tutti gli effetti è stato “uno straordinario momento formativo, prima di tutto per i cosiddetti grandi” sul successo del laboratorio Cisl con gli studenti di Reggio.

IN PARLAMENTO E DENTRO LE ISTITUZIONI LE PROPOSTE DEGLI STUDENTI REGGIANI
Momento che rappresenta il primo di una serie di incontri partecipativi organizzati da Cisl Emilia Centrale e dalla categoria Cisl Scuola. E all’esordio di oggi il tasso di partecipazione ed entusiasmo ha prodotto un primo risultato, caldeggiato dal sindacato: definire insieme agli studenti la loro richiesta di strumenti operativi, da tradurre in un’iniziativa istituzionale e parlamentare nel modo più trasversale possibile. Hanno dato piena disponibilità la deputata Stefania Ascari, la consigliera comunale reggiana Marwa Mahmoud e anche la deputata Daniela Dondi, intervenuta da remoto con un video.

Con Ascari e Mahmoud erano presenti la docente di Filosofia Teresa Muratore e la psicologa Ausl Luana Pensieri. Un team molto applaudito dai ragazzi, moderato e messo a confronto con le numerose domande degli studenti grazie alla regia della giornalista Manuela Catellani.
Molto diretto e apprezzato lo speech di Mahmoud, incentrato sul linguaggio delle istituzioni, «talvolta condizionato da stereotipi e pregiudizi» e su quello che che è successo grazie a Elena Cecchettin (sorella di Giulia, la 22enne uccisa l’11 novembre dal suo ex fidanzato): «La sua lucidità ha aperto un varco a livello educativo, sociale ma anche mediatico e politico, che ha permesso di cominciare a mettere in discussione tanti aspetti».

60 DOMANDE SCRITTE DAI RAGAZZI
Oltre 100 studenti in arrivo all’auditorium Cisl di via Turri dal liceo Matilde di Canossa, dal Cpa e dall’istituto Galvani Lodi, che hanno dato vita a un question time ininterrotto con oltre 60 domande scritte e decine di interventi. Lo spaccato di vita riportato dagli studenti è stato prima di tutto nel segno di una grande consapevolezza delle opportunità e dei limiti di questo tempo, mediati da una tecnologia digitale che allontana i rapporti diretti tra le persone, creando una comfort zone al riparo dal rischio di un rifiuto, di una reazione brutta da parte dell’interlocutore, di un fallimento.
«L’empatia è fondamentale, l’altro è diverso da noi e l’unico modo per sapere cosa prova è chiederglielo, anche se ciò può creare sofferenza. In una relazione è fondamentale parlare e dire quando non si sta bene: se non impariamo a dire come stiamo davvero, il rischio è perderci”, ha spiegato la psicologa Pensieri, accompagnando in modo molto apprezzato i ragazzi nelle loro riflessioni.

TANTA VOGLIA DI UNA FAMIGLIA CON CUI DISCUTERE
Riflessioni che hanno evidenziato la grande necessità di non delegare solo alla scuola la formazione all’affettività. Non a caso una delle parole più richiamate è stata “famiglia”, nella quale molti ragazzi non vedono la possibilità di un confronto libero con i genitori, il porto sicuro nel quale rifugiarsi senza essere giudicati o accusati di un fallimento.

PROMOSSO A PIENI VOTI L’ARRIVO A SCUOLA DELL’EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’
Piace, piace tanto, invece, l’opportunità di portare a scuola un’occasione regolare di confronto sui grandi temi dell’affettività, dell’educazione alla sessualità e alla gestione delle relazioni, non solo sentimentali. Piace così tanto che c’è chi ha chiesto di poter rendere questi momenti aperti anche ai genitori. Non conta il nome della disciplina. Conta la necessità di avere uno strumento di discussione in classe, alla pari e senza paura di essere giudicati. Questa è la strada da battere, stando al voto per alzata di mano che ha messo d’accordo più del 90% degli studenti.

IMPARARE A BLOCCARE CHI DICE “NON CE LA FARAI MAI”
Tante le esperienze condivise, anche le più intime. Occasioni di riflessione che hanno prodotto un forte impegno collettivo.
«Siamo qui per imparare a non permettere più a nessuno di poterci dire che non ce la faremo mai», ha scandito la deputata Ascari. E, al tempo stesso, per «imparare a scassare i nuclei di egoismo» che fanno soffocare le relazioni tra persone.

«Il fatto che istituzioni come il sindacato e rappresentanti dei cittadini nelle assemblee elettive abbiamo deciso di condividere con noi un percorso rappresenta un bel momento di democrazia che non dobbiamo dare per scontato. Riprendiamo insieme a dar voce a questa dimensione pubblica», ha concluso la docente e formatrice Teresa Muratore, autrice di alcuni passaggi di analisi filosofica applauditi dai ragazzi.

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