Anche in Sardegna abbiamo “concentrati di solitudine” richiamati ieri dal Papa nella Messa celebrata in San Pietro in occasione della III Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Non solo in città. Anzi nei piccoli centri delle zone interne gli effetti della solitudine si fanno sentire più forti per l’assenza dei medici di medicina generale, distanza dagli ospedali, carenza dei servizi postali e bancari, difficoltà nei trasporti.
Il rischio di solitudine è molto forte nella nostra isola dove un quarto della popolazione è over 65 anni, 117.000 sono vedovi/e e 716 mila persone nubili/celibi. Inoltre delle 740 mila famiglie registrate in Sardegna nel 2021 , il numero medio dei componenti superava di poco 2 persone. La pensione media dei sardi poco oltre 800 euro nett/mese, quindi con alcune migliaia di anziani con un assegno mensile che sfiora la soglia di povertà assoluta.
La Regione non fa quanto potrebbe per le politiche sociali e sanitarie rivolte agli anziani. E’ stato documentato in Italia che il complesso delle attività svolte dagli anziani in aiuti diretti e indiretti alle famiglie, collaborazione, tutoraggio e volontariato corrisponde economicamente quasi a una finanziaria. Una quota di questo “prodotto solidale e affettivo” è generata in Sardegna.
Il Papa nel suo discorso ieri in San Pietro, tra gli 8000 presenti anche una delegazione dei pensionati sardi della nostra Federazione, ha sollecitato il dialogo e la solidarietà intergenerazionale. Da tempo nelle piattaforma delle richieste dei pensionati presentate al Governo e alla Regione figurano le politiche giovanili. La nostra generazione ha il dovere morale di garantire ai nipoti lo stesso welfare sociale che hanno avuto i loro nonni.