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Sardegna. Cisl: Legislatura in conclusione, emergenze ancor più gravi. La regione risponda alle nostre richieste per affrontare la crisi o sarà mobilitazione

Pubblicato il 16 Ott, 2023


La Giunta regionale percorre ormai l’ultimo miglio della Legislatura con una campagna elettorale di fatto già in corso.
Tuttavia, permane l’esigenza di definire le azioni e gli interventi necessari a contrastare emergenze sociali e produttive che si sono ulteriormente aggravate.
Il Comitato Esecutivo e il Consiglio Generale della CISL sarda, riunitisi nei giorni scorsi, giudicano insufficiente ed inadegua- ta l’azione di governo della Giunta, ritenendo prioritaria ed urgente una iniziativa che ponga al centro le rivendicazioni del Sindacato anche in quest’ultima peculiare fase della legislatura in un’ottica di accelerazione della spesa delle ingenti risorse disponibili.
A seguito del dibattito negli Organismi la Segreteria della CISL Sarda promuoverà le necessarie iniziative di mobilitazione, affinché le proposte del Sindacato trovino risposte adeguate alla gravità della crisi diffusa nell’Isola, nei territori e nei di- versi ambiti dell’economia e della società, da parte delle Istituzioni Regionali.
È questa la conclusione cui sono pervenuti gli Organismi Direttivi della CISL Sarda riuniti nei giorni scorsi per discutere della situazione politico-sindacale, con particolare riferimento al confronto con la Regione Sardegna sui temi dello sviluppo e del lavoro, delle riforme, delle infrastrutture, dell’istruzione e formazione professionale, della sanità, delle tante e preoccupan- ti emergenze sociali e produttive presenti.
La discussione ha inoltre affrontato il tema della raccolta firme sulla iniziativa di legge sulla partecipazione dei lavoratori, promossa dalla CISL, facendo il punto sulla dimensione della raccolta raggiunta e concordando su ulteriori necessarie inizia- tive di diffusione dell’iniziativa e di raccolta.
Per quanto attiene al confronto con la Regione, pur avendo, essa, aperto diverse interlocuzioni in corso di legislatura con le parti sociali, alcune delle quali in esito a forti richieste e mobilitazioni promosse dal sindacato e dalla CISL, sulle politiche programmatorie più di sistema, come sulle priorità più urgenti da affrontare e risolvere, non ha attivato un adeguato tavolo di confronto con le parti sociali, rivelandosi, nel contempo, spesso inefficace nelle scelte, oltre che, per molti versi, inconclu- dente.
È il giudizio terzo della Corte dei Conti, peraltro, a certificare la preoccupante incapacità di spesa delle risorse della Regio- ne, per una liquidità accertata di 3 m.di, giudizio contestualmente ancor più grave se si fa riferimento alle risorse fin qui stanziate e da programmare o riprogrammare, che allo stato (e approssimate per difetto) superano i 10 m.di, affermando la sostanziale insufficienza programmatoria ed attuativa della Regione sarda.
Pare che parte di queste risorse saranno, a breve, oggetto di una “variazione di bilancio” che, per la sua dimensione (circa 700 mln euro), è la fotografia di una Regione che non sarà certamente in grado di far affluire queste risorse al sistema eco- nomico e sociale in tempi utili a sostenere le necessità di ripresa attuali, spostando la spesa in avanti negli anni a venire.
Preoccupano in particolare i forti ritardi di programmazione dei fondi comunitari: dal Fondo Sociale Europeo al Fondo Euro- peo di Sviluppo Regionale (ancora in assenza Autorità di Gestione per carenza di nomina del Direttore generale del CRP), al Fondo di Sviluppo e Coesione ed altri Fondi nazionali, agli stessi Fondi regionali.
Una situazione resa ancora più critica, se rapportata con le vere e proprie emergenze sociali presenti: dalla salute, al lavo- ro, lo spopolamento e le azioni di contrasto alla povertà, il rilancio delle zone interne. Temi unificanti ed essenziali per ga- rantire una vita dignitosa delle persone, sui quali il Comitato Esecutivo della CISL sarda ritiene, ora più che mai, urgente rilanciare un’iniziativa del Sindacato.
Occorre definire con urgenza politiche del lavoro ed un piano straordinario che metta al centro il tema delle competenze e delle politiche attive, delle politiche passive di accompagnamento alla pensione e di ricollocazione dei lavoratori, insieme ad un forte impegno sulla promozione del lavoro per giovani e donne, tutti soggetti in Sardegna ancor più fragili che in altre aree del Paese.


Come anche migliorare l’offerta sanitaria nell’Isola, pur in presenza di una forte carenza di risorse umane e strumentali, rappresenta una priorità per la CISL, per le nostre comunità e le famiglie che spesso non trovano assistenza nel settore pubblico e si rivolgono al sistema privato o ai viaggi della speranza, quando non rinunciano alle cure. Per una comunità che invecchia come quella sarda la priorità delle cure e dell’assistenza adeguate non è solo un dovere costituzionale ma appar- tiene ad un’etica della solidarietà che non può essere subordinata ad altre scelte.
Così come il tema del contrasto alla povertà ed allo spopolamento delle zone interne e alla denatalità più in generale, as- sumono un ormai rilievo esiziale per l’intera collettività sarda. L’imponibile IRPEF di una paga giornaliera media in Sarde- gna vale 76,5 euro (media Italia 90,10 euro), l’importo medio di pensione nel settore privato vale 784,27 euro (oggi coinci- dente con l’assegno dell’ex RdC), mentre la demografia ci consegna un dato di incidenza della popolazione nelle zone inter- ne del 30% sul totale (nel 1969 era il 50%) ed una prospettiva di perdita di 1/3 della popolazione, secondo l’attuale ten- denza, entro il 2060.
Altrettanto vitale per le nostre comunità è mantenere il livello delle attuali autonomie scolastiche, già pesantemente rima- neggiate in precedenti provvedimenti del Governo ed oggi sottoposte ad un ulteriore taglio con un decreto ministeriale che la CISL sarda ha respinto con forza, chiedendo alla Regione di farsi interprete, presso il Governo, di una ferma azione di contrasto a tali intendimenti, applicando, a supporto, anche provvedimenti e risorse regionali derivanti dalla competenza concorrente con lo Stato, in materia di istruzione.
Accanto a queste vere e proprie emergenze e priorità si annoverano i ritardi, non meno gravi e preoccupanti, sul piano del- le riforme e delle infrastrutture: dalla riforma della Regione e delle Autonomie locali, all’energia, ai trasporti e alla conti- nuità territoriale, temi decisivi per lo sviluppo e la promozione di lavoro stabile e duraturo, ma sui quali sarà difficile arri- vare a definizione prima della fine della legislatura.
Lo stallo degli Accordi di Programma della Chimica Verde a Porto Torres, del Piano Sulcis, insieme alla carenza di un piano per Ottana e la Sardegna Centrale, sono altre criticità irrisolte, oltre che mancate opportunità di sviluppo, non solo territo- riali, poiché collegate o collegabili a filiere e catene di valore più lunghe.
Le numerose crisi aziendali e produttive presenti nell’intero territorio regionale poi non fanno che aggravare una situazio- ne già estremamente precaria: lavoratori di AIR ITALY, PORTO CANALE, SIDER ALLOYS, EURALLU MINA, PORTOVESME SRL, PARCO GEOMINERARIO, IGEA, CARBOSULCIS, TERMOVALORIZZATORE OTTANA e l’elenco potrebbe ancora continuare.
Occorre ancora una volta richiamare con forza l’assunto che qualsiasi progetto di sviluppo, per la Sardegna del futuro, non può prescindere da una dimensione industriale adeguata, che si attesti in linea la percentuale dimensionale media del Pae- se (circa il 22%), alzando l’attuale soglia di circa il 10%, attraverso una intelligente azione programmatoria, basata su una strumentazione normativa e creditizia adeguata, sulla conoscenza, sulla verticalizzazione delle produzioni e la creazione di filiere produttive “lunghe”, l’intensità e la qualità occupazionale, la sostenibilità.
Ma anche qui l’esempio rappresentato dalla gestione, (non) fatta dalla Regione Sardegna, del programma “JUST TRANSITION FUND”, per la transizione in direzione della decarbonizzazione dell’industria del Sulcis Iglesiente, parla da solo: program- mazione ed attuazione del programma fermi e Autorità di Gestione non costituita (manca nomina del Direttore Generale del CRP), come ha formalmente rilevato la Commissione Europea all’Assessore competente e al Presidente della Giunta.
Come se tutto ciò non bastasse, i fatti dell’attualità regionale consegnano all’opinione pubblica un’immagine di istituzioni regionali bloccate, nell’attività di Giunta, in quella evidenziano preoccupanti fenomeni di contestata natura illegale, sui qua- li occorre, in questa fase, sospendere qualsiasi commento e valutazione, per rispetto delle indagini in corso da parte della magistratura, circostanza che però richiama i valori di responsabilità, etica, integrità, correttezza, trasparenza e legalità, ai quali deve corrispondere la condotta di tutti i soggetti della società civile, in particolare di coloro che rivestono cariche di responsabilità politica ed amministrativa a tutti i livelli.

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