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Sardegna. Denatalità e spopolamento. La Cisl sarda lancia l’allarme: se non crescono le buste paga non crescono neppure i bambini. 31 piccoli centri rischiano di scomparire entro il 2050

Pubblicato il 10 Lug, 2023

Casa, lavoro, servizi. E’ il trinomio per evitare lo spopolamento delle zone interne. La Cisl  sarda ripete da almeno 15 anni – da quando  studi e statistiche rilevano che nell’isola 31 paesi entro il 2050  rischiano di essere cancellati dalla carta geografica – che se non crescono le buste paga  non crescono neppure i bambini. Per il terzo anno consecutivo  la Sardegna nel 2022 registra il peggiore tasso di fertilità fermo allo 0,95. L’età media delle donne al primo parto è 32,9 anni. Contro l’inverno demografico l’unica medicina è il lavoro. Solo un’occupazione dignitosa – non precaria, incerta e duratura – può fermare la fuga dei giovani verso altre realtà dell’Italia e  all’estero: tre anni fa, prima del Covid, 3500 in 12 mesi.  Tra il 2017 e il 2020 sarebbero stati quasi 10 mila i giovani, diplomati e laureati, a lasciare l’isola. Anche dalle altre regioni i giovani partono, ma ritornano: normale mobilità interna all’Europa. La Sardegna è appetibile solo turisticamente, non richiama nuove imprese e talenti under 35. La demografia  certifica questa situazione: età media di 48,4 anni con 253 anziani ogni 100 giovani. A gennaio 2023,  i nati  nell’anno precedente sono stati 7.695, i morti 20.524.

Cisl sarda e Fnp nazionale regionale e territoriale, Cisl Oristano la settimana scorsa riunite  a Sorradile, piccolo centro dell’Oristanese ( 354 abitanti), per rilanciare l’emergenza spopolamento e cercare “cure” efficaci per fermare l’emorragia di giovani e rilanciare le zone interne. Sindacati, sindaci, amministratori locali e regionali, cittadini non solo con i capelli bianchi. Voci autentiche rappresentative dei 70 mila sardi residenti nei 123 comuni dell’isola con popolazione inferiore a 1000 abitanti. Storie di solitudine e abbandono. 

«La Regione manca di un progetto Sardegna futura» denuncia Pietro Arca, sindaco di Sorradile, nel convegno coordinato da Alberto Farina, leader regionale dei pensionati cislini. Ferma la Regione, bloccato il governo nazionale. «A Roma dovrebbero imitare la Spagna che – aggiunge Arca – contro lo spopolamento ha  stanziato 10 miliardi di euro a valere sul PNRR. In Sardegna nelle aree interne 1 abitante su 4 è over 65, ben 117 mila edifici inutilizzati e 46 mila abitazioni vuote». Il progetto  SNAI (Strategia Nazionale Aree interne), che in  Sardegna   interessa  20 comuni dell’Alta Marmilla, il  territorio  Gennargentu-Meiologu e la Barbagia-Valle del Cedrino, non brilla per celerità.

Il segretario  territoriale FNP, Salvatore Usai, fotografa la realtà oristanese, che tra il 2019 e il 2022 ha perso 5.000 abitanti, 3,19% più della media regionale. Degli 87 comuni della provincia 48 hanno meno di 1000 abitanti. Il 36% dei residenti nell’Oristanese è ultra sessantenne, il 13% in età scolare. Nel decennio 2020 -2030 salirà l’età media nei comuni: gli ultra 65 anni passeranno dal 27,1 % al 33,5 % . La fascia 0 -14 anni  si ridurrà  di 4 punti, dal 62,9% al 58,5%.

In provincia di Oristano la situazione-servizi  lascia sicuramente a desiderare. I comuni sono 87  ma gli uffici postali aperti continuativamente solo 50; gli altri a giorni alterni. Banche:  coperti circa 40 comuni. Farmacie: 71  nel singolo comune. Sanità : nel centro Sardegna Oristano mancano molti medici di famiglia. 

«Senza una programmazione che parta dai territori, senza servizi essenziali, lavoro e una reale collaborazione tra enti e imprese, rischiamo di perdere – dice  Alessandro Perdisci, segretario generale Cisl Oristano –i nostri giovani e con loro la nostra identità». Per Gavino Carta, segretario  generale della Cisl regionale, la strategia per  uscire dall’emergenza  passa non solamente per Cagliari, ma anche per  Roma e l’Europa. Sono, infatti, numerosi i settori coinvolti nella rinascita del territorio: trasporti, viabilità,  reti materiali e immateriali, agricoltura, energia. Emilio Didonè, segretario generale nazionale FNP, schiera le “penne bianche” a fianco dei giovani:  «Abbiamo il dovere di consegnare alle nuove generazioni almeno quello di cui  noi anziani abbiamo goduto negli anni tra il 1975 e il 2000. Sempre più necessaria – dice il responsabile nazionale pensionati Cisl –  una  staffetta intergenerazionale, come dimostrano i recenti dati ISTAT: un ragazzo su due  subisce deprivazioni,  uno su cinque è un Neet. Troppe diseguaglianze, servono azioni concrete di integrazione sociale e lavorativa».

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