«I numeri crescono sia nei femminicidi sia nelle richieste d’aiuto che arrivano ai centralini di questa emergenza. Senza contare – dice Anna Maria Foresi – tutti gli altri aspetti che convivono nel sotterraneo sociale, cioè violenza sessuale, ricatti vari e umiliazioni che pure esistono in certi ambienti lavorativi.
«Sul problema violenza di genere, la FNP-Cisl propone l’avvio di un patto educativo integrato – sindacato, politica, agenzie sociali attente a questo fenomeno – che consenta di individuare percorsi, itinerari e azioni con cui agire costantemente nel tempo sia con le urgenze opportune, sia con la gradualità degli interventi.
Si deve fare in modo – dice Anna Maria Foresi, che ha chiuso i lavori del seminario organizzato nei giorni scorsi dalla FNP di Cagliari finalizzato a ricercare le vie per fermare il drammatico “caccia alla donna”– che la mobilitazione, particolarmente evidente in questi giorni intorno al problema del femminicidio e della violenza di genere, continui e non abbia cali di tensione. Lo strumento è il patto sociale in grado non solo di fermare la persecuzione verso le donne, ma di costruire qualcosa di propositivo soprattutto verso le nuove generazioni. Impressiona fortemente quanto i giovani siano implicati in questi processi di violenza.
«Anche la situazione economica individuale delle donne incide sul fenomeno della violenza di genere. In molti casi – aggiunge la segretaria nazionale FNP – si tratta di donne “costrette” a sopportare vessazioni, maltrattamenti, situazioni estreme di vita.
«Non è facile per una donna mollare tutto e andarsene via di casa sia per la responsabilità che sentono verso la famiglia e i figli sia per l’ autonomia economica che non hanno senza il sostegno del partner. La donna fatica ad avere un lavoro stabile».
Se le donne resistono ai maltrattamenti lo fanno per i loro figli, per il senso di famiglia, ma soprattutto perché faticano ad avere un lavoro stabile. «La donna – dice Anna Maria Foresi – vive il lavoro in modo precario, interrotto, non c’è una costanza lavorativa che si possa permettere sia per motivi oggettivi sia per motivi familiari. Nel senso che non abbiamo ancora una rete sociale a difesa e sostegno della donna dal punto di vista delle necessità, quindi avere asili nido a disposizione, potere usufruire di tempi per seguire i figli, attivare processi di cura anche a livello istituzionale. Sono tutti aspetti che portano ad accettare la precarietà. Finchè le donne non troveranno la continuità lavorativa che consenta loro di affrontare il futuro senza il sostegno del partner, sarà difficile uscire dalle situazioni di pericolo che si generano in certi rapporti “guasti”. Anche per questo sono portate a nascondere i maltrattamenti, a chiudersi in se stesse e a non evidenziare i drammi che si sviluppano nella famiglia tra le pieghe della vita. Penso – conclude la Foresi – che si deve al più presto costruire questo patto. Ma quello che ci deve guidare è il concetto di cura: lo stile Cisl. Cioè prendersi cura anche in modo individuale della persona. Su questi patti possiamo costruire rapporti, relazioni e percorsi. Non facciamo cadere questa possibilità e questa attenzione al problema».
Ai lavori del seminario, coordinati dal segretario generale FNP Sardegna Alberto Farina, sono intervenuti Roberto Mura ( vice sindaco della città metropolitana), Viviana Lantini (assessore delle politiche sociali Cagliari), Silvana Migoni (Associazione donne al traguardo), Alessandra Schirru ( Centro antiviolenza), Valeria Picciau (segretaria Cisl Cagliari). Saluti e relazione introduttiva di Francesco Piras (segretario generale FNP Cagliari) e Marinella Pau ( segretaria FNP Cagliari)