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Sardegna. La mobilitazione di CGIL CISL UIL, il riconoscimento di insularità, la continuità territoriale e il diritto alla mobilità. La Regione apra il confronto con le parti sociali

Pubblicato il 3 Mag, 2023


Le Segreterie nazionali di CGIL CISL UIL hanno lanciato una mobilitazione unitaria per sostenere le richieste avanzate al Governo e al sistema delle imprese, al fine di ottenere un positivo cambiamen- to delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali.
Una serie di concrete rivendicazioni, sintetizzate nello slogan utilizzato per l’occasione: “UNA NUOVA STAGIONE DEL LAVORO E DEI DIRITTI”.
È questa un’opportunità importante non solo per gli obiettivi richiamati nel documento unitario, ma pure per dare continuità alle proposte del sindacato sardo verso la Giunta regionale e il Governo nazionale in tema di lavoro, politiche dello sviluppo, qualità ed efficacia della spesa da parte delle istituzioni, diritto dei sardi alle pari opportunità nella mobilità delle persone e delle merci, dunque il riconoscimento della continuità territoriale per la Sardegna.
Gli obiettivi del sindacato sardo sulle specificità regionali si saldano pertanto con quelli del sindaca- to confederale e rappresentano un unicum fondamentale e inscindibile per affermare una nuova stagione del lavoro e dei diritti.
In ordine alla continuità territoriale ed al diritto alla mobilità delle persone e delle merci, è utile ri- cordare l’impegno più che ventennale della CISL sarda per affermare questo fondamentale diritto, richiamato nelle tesi e mozioni congressuali e in apposite iniziative e confronti con la Giunta regiona- le, la quale non ha però in questa direzione aperto un confronto di merito con le parti sociali, al fine di definire una rivendicazione, urgente e necessaria, nei confronti dello stato e della UE.
Proprio per l’attualità del problema, la posizione della CISL sarda sulla continuità territoriale aerea, sull’assetto azionario degli aeroporti sardi, è stata ribadita in ultimo anche al Consiglio regionale, nel corso dell’audizione il 16 giugno 2022, richiamando l’esigenza di un confronto immediato con la Regione, che mettesse al centro da un lato una dimensione societaria che garantisse know how e ser- vizi, una strategia ed offerta unica del sistema aeroportuale sardo, una presenza azionaria concreta e tangibile della Regione nella/e società di gestione aeroportuale per meglio tutelare il diritto dei sardi alla mobilita, insieme alla tutela e garanzia occupazionale per i lavoratori addetti agli scali sardi.
Sull’intero sistema del trasporto, sia interno che esterno alla Sardegna, abbiamo sempre ribadito come questo fosse cruciale, nel definire le politiche di sviluppo, nell’affermazione dei diritti dei citta- dini dell’Isola, aspetti questi richiamati anche nel documento/memorandum della CISL sarda conse- gnato, in occasione del rinnovo del Parlamento, alle forze politiche e ai candidati dei diversi partiti.
Le difficoltà che hanno accompagnato il reale riconoscimento della continuità territoriale, le difficol- tà della sua applicazione, il permanere dei problemi applicativi nella norma e nell’attuazione prati- ca, i maldestri tentativi, anche nell’Isola, di costruire intorno alla continuità territoriale, come anche sulla gestione degli scali aeroportuali, una sorta di rendita di posizione politica, confermano la ne- cessità di condividere ed affermare una strategia regionale, ed aprire un confronto serrato con il Governo nazionale, con obiettivi chiari sul come si intende garantire le pari opportunità alla mobilità dei sardi, con una definizione in sede europea che ponga fine ai vincoli imposti dalla stessa Unione.

Fondamentale in questa direzione è il riconoscimento dello status di insularità, che non è solo un pro- blema tecnico o formale, di predisposizione di una norma di legge, delle modalità di inserimento nella Costituzione o, a livello europeo, in ordine ad un più preciso riconoscimento da parte dell’Assemblea del ruolo costitutivo delle regioni insulari nella costruzione più integrata della UE.
Si tratta piuttosto di affermare una questione essenzialmente politica, che attiene all’esercizio dei rapporti di forza necessari a garantire il riconoscimento delle pari opportunità in quei territori insu- lari che hanno una consistente distanza dal continente europeo e che non godono degli effetti positi- vi determinati dalla contiguità territoriale, e che perciò stesso subiscono un differenziale di crescita e sviluppo.
In linea generale il riconoscimento dello status di insularità non aggraverebbe il differenziale di cre- scita in Sardegna tra le città, che hanno certamente una evidente rendita di posizione e centralità politica e istituzionale, di abbondanza di servizi e di infrastrutturazione, e le aree interne e i comuni minori più spopolati.
Il peso dell’insularità infatti ricade oggi su tutti i cittadini, e comunque, una volta riconosciuto, lo status presupporrebbe un programma di intervento interno all’Isola per recuperare i dislivelli di sviluppo tra le città, le aree costiere e quelle interne e i comuni minori.
La logica e le procedure da adottare in tale direzione dovrebbero essere quindi quelle descritte dall’articolo 13 dello Statuto speciale della Sardegna, afferente ai tempi del Piano di Rinascita dell’Isola, statuto a tutt’oggi vigente e che continua ad avere una sua valenza costituzionale, oltre che politica.
Occorre fare presto e proprio a partire dagli aspetti di valenza costituzionale, costruire e sostenere, come Regione Sarda, una forte rivendicazione in direzione delle pari opportunità di sviluppo della Sardegna a vantaggio dell’intera comunità Regionale.

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