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Sicilia. Lavoro, Welfare, Pnnr, Sanità e Disagio Abitativo

Pubblicato il 7 Dic, 2022

Quindici schede per quindici proposte a palazzo d’Orleans. A lanciarle la Cisl secondo cui, al di là di un contingente piano anti-crisi, c’è bisogno di un’intesa larga tra governo e parti sociali nel segno dell’innovazione strategica, della transizione ecologica, digitale ed energetica. Della coesione, della crescita e del dialogo sociale. Così, dai termovalorizzatori al Ponte sullo Stretto dai giovani con la valigia in mano alla medicina di prossimità e di genere, punto per punto le parole-chiave Cisl

“Al governo della Regione offriamo la nostra idea di un Cantiere Sicilia”. Quindici proposte: dall’occupazione alla pubblica amministrazione, dalle infrastrutture alla transizione ecologica, digitale ed energetica; dalle politiche sociali alla sicurezza sul lavoro al caro energia. Quindici schede che parlano di strade primarie e secondarie e di Ponte sullo Stretto. Che chiedono di “ripensare radicalmente i farraginosi iter procedurali che governano il settore”. Che invocano la sanità territoriale e di genere “per una salute sempre più a misura di persona”. Che invitano istituzioni e parti sociali a “vigilare affinché il progetto di Autonomia differenziata non si risolva in politiche di emarginazione dell’Isola e del Sud”. Che guardano al di là di un contingente piano anti-crisi. E che hanno un obiettivo: “giungere a un’intesa larga tra governo e parti sociali nel segno dell’innovazione strategica, della transizione ecologica, digitale ed energetica. Della coesione, dellacrescita e del dialogo sociale”. Così Sebastiano Cappuccio, segretario generale regionale Cisl, aprendo i lavori stamani, nell’hotel la Torre di Mondello-Palermo, del consiglio regionale del sindacato. Presente Angelo Colombini della segreteria confederale nazionale. “La nostra agenda economica e sociale – le parole di Cappuccio – disegna un progetto di rilancio costruito sulle risorse a vario titolo disponibili. A partire dai fondi del Pnrr da gestire secondo una governance unitaria e coordinata con quelli strutturali Ue, con il ReactEu, con il Fondo di sviluppo e coesione. Con il nuovo RePowerEU. E in forza di una lungimirante riprogrammazione dei fondi Ue 21/27”. Ma per prima cosa è urgente, è convinzione del sindacato, affrontare e risolvere l’emergenza energetica. A cui rispondere anche con “termovalorizzatori capaci di ricavare energia dalla quota di rifiuti non differenziabili né riciclabili”. Così al governo Schifani che ha annunciato interventi, “chiediamo di far presto: perché famiglie e imprese sono in sofferenza. L’economia langue. E servono risposte puntuali e forti nel confronto con le parti economiche e sociali”. In ogni caso, secondo Cappuccio, ogni euro erogato alle attività d’impresa deve generare lavoro produttivo aggiuntivo, specialmente giovanile e femminile. Ed è necessario valorizzare il capitale umano di cui la Sicilia dispone. “Penso ai tanti giovani laureandi e laureati che ogni anno fanno la valigia e vanno a cercarsi un futuro altrove”. “E’ il tallone d’Achille della nostra terra. Non solo fragilità. Anche disallineamento tra professionalità richieste dal mercato e offerta di lavoro. Cambiare questo quadro è un obbligo morale e politico se non vogliamo cancellare ogni ipotesi di crescita”.

Ma ecco punto per punto le parole-chiave Cisl. Che rimandano alle priorità del sindacato.

Il mercato del lavoro. In Sicilia il lavoro perso nel 2020 con la crisi Covid è stato in parte recuperato con il rimbalzo del 2021. Ma resta la zavorra dei bassi tassi di inclusione femminile e giovanile. E resta l’incertezza soprattutto per il caro-energia. Poi c’è il tema dei diritti e delle tutele che devono essere assicurati a chi lavora e a chi cerca lavoro. “A cominciare dal diritto alla formazione perpetua a cui legare il sostegno al reddito e gli strumenti di politica attiva”. Sul tema, “più che una legge calata dall’alto serve un vero e proprio cambio di metodo. Serve un cantiere di elaborazione, di azione congiunta di tutti gli attori sociali, economici e istituzionali”.

I giovani e la lotta alla precarietà. “Siamo preoccupati – argomenta il segretario Cisl – per il fenomeno del falso lavoro autonomo e per l’elevata percentuale di contratti a termine, anche di brevissima durata, il cui costo andrebbe aumentato in relazione diretta con la loro brevità”. Il lavoro a tempo indeterminato deve essere la forma prevalente nel mercato del lavoro e per questo va incentivato perché sia più vantaggioso e quindi più applicato. I giovani poi andrebbero aiutati con investimenti nei servizi di orientamento e accompagnamento al lavoro e con il miglioramento della riforma dei tirocini exracurricolari. In pratica, “scoraggiando abusi da parte delle imprese e abolendo totalmente quelli non retribuiti”.

Donne & lavoro. Resta fondamentale favorire la conciliazione vita-lavoro lungo tre filoni: il potenziamento dei servizi (esternalizzazione del lavoro di cura); la diversa organizzazione del lavoro per uomini e donne (condivisione dei servizi di cura che restano a carico della famiglia). Una più solida ed efficace offerta di welfare aziendale per evitare che la donna sia costretta ad allontanarsi dal posto di lavoro. Pertanto, vanno significativamente aumentati, attraverso migliori infrastrutture socio-assistenziali, i servizi alle famiglie, ai bambini e agli anziani; e va incentivata la contrattazione aziendale che introduca strumenti di conciliazione (dalla flessibilità oraria alla banca delle ore allo smart working).

Il diritto al lavoro delle persone con disabilità. Per la Cisl è prioritaria la definizione di linee-guida per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro. Ed è necessario agire su più fronti: “dalla consulenza al supporto all’informazione agli incentivi alle imprese, all’implementazione di tirocini finalizzati, alle misure di orientamento, formazione e accompagnamento al tirocinio e al lavoro”. Ma per garantire la piena integrazione dei diversamente abili nei luoghi di lavoro non è sufficiente garantirne l’accesso. Occorre assicurare al lavoratore la possibilità di mantenere le proprie abilità lavorative a lungo termine.

La sicurezza, una questione di civiltà. Un Paese in cui ogni giorno più di tre persone perdono la vita sul posto di lavoro, più di dieci lavoratori si feriscono o si ammalano e in cui nove ispezioni su dieci danno esiti di irregolarità, è un Paese sfregiato nei suoi valori fondamentali. Su questo “Governo, sindacato e imprese devono trovarsi dalla stessa parte per dar vita a una nuova strategia che punti all’obiettivo di azzerare le morti sul lavoro”. Per la Cisl, è prioritario rafforzare i ranghi degli ispettori e dei medici del lavoro, migliorare il coordinamento tra livelli chiamati al controllo, utilizzare e coordinare maggiormente le banche dati informatiche, istituire una patente a punti per qualificare le imprese e legare ai parametri di sicurezza il rating aziendale per l’accesso ai bandi di gara degli appalti pubblici. Ma va anche programmato un grande investimento sulla formazione in azienda, per lavoratori e datori di lavoro. Dalla garanzia del posto alla tutela della persona. Bisogna realizzare, sostiene la Cisl, una svolta nelle politiche per il lavoro con il “passaggio strutturale e definitivo dalle politiche passive a quelle attive”, che avrebbe dovuto già concretizzarsi con l’entrata in vigore del Dl 150/15. Purtroppo sette anni non sono bastati a dare completa attuazione alla norma, rendendo ancor più complicata la gestione delle crisi. Per raccogliere la sfida delle transizioni nel mercato del lavoro è necessario: rafforzare i Centri per l’impiego in cronica carenza di organici; ripensare alla governance delle politiche attive. Dotarsi di un sistema informativo unitario per accelerare l’incontro tra domanda e offerta di occupazione. Soprattutto, va recuperato il ruolo delle agenzie per il lavoro private. “Il nostro mercato del lavoro non si può permettere antichi monopoli pubblici”. Anzi, chiunque può aiutare le persone a riqualificarsi e ricollocarsi è bene che partecipi alla rete delle politiche attive, compresi gli enti bilaterali e le scuole e le università.

Un nuovo modello di welfare. Le politiche regionali devono essere sostenute da una visione di welfare inclusivo che, quando funziona, non è mai mero costo per la collettività. Semmai, è un elemento di sostegno allo sviluppo, capace esso stesso di generare nuovo lavoro e inclusione sociale. La Cisl considera strategico costruire “un sistema di welfare universale, solidale, inclusivo e sussidiario, che abbia particolare attenzione alle situazioni di maggiore fragilità: dalle famiglie in condizioni di povertà ai minori ai giovani agli anziani, ai disabili e non autosufficienti e ai malati cronici”. L’attuale sistema si presenta invece frammentato, disomogeneo, emergenziale, riparatorio e assistenziale. Per questo è inadeguato ad affrontare gli effetti dell’emergenza sociale che abbiamo di fronte. Insomma, per il sindacato serve un modello di sviluppo più equo e sostenibile, che faccia leva su “un sistema di protezione sociale integrato nei livelli istituzionali, organizzativi, operativi e per l’impiego delle risorse”.

Reddito di cittadinanza e mercato del lavoro. Il reddito di cittadinanza, che ha preso il posto del reddito di inclusione (Rei), è stato in questi anni un argine alla povertà, aiutando tante persone in difficoltà. Ma come anche la Banca d’Italia ha rimarcato in questi giorni, ha mostrato inadeguatezza negli aspetti di politica attiva e insufficienza nel sistema di accompagnamento e inserimento al lavoro. Per la Cisl, “l’istituto non va smantellato ma migliorato. E al livello regionale va garantito il collegamento saldo a una rete capace di riqualificare le competenze, legando il sostegno al reddito a percorsi di apprendimento e reinserimento o inserimento nel mercato del lavoro”. In breve, servono nuovi diritti e anche nuove responsabilità, a cominciare dal diritto-dovere alla formazione permanente.

La famiglia. Servono misure per aiutare le donne, le coppie, le famiglie, a guardare con fiducia al futuro. Vanno migliorati i congedi parentali innalzando a 14-16 anni l’età del figlio entro cui poter godere dei permessi. E va incrementata l’indennità all’80-100% almeno nel mese iniziale, per ogni genitore. Così si ridurrebbe pure, oltretutto, l’abbandono del lavoro da parte delle madri. E’ anche per questo che è necessario aumentare i posti disponibili negli asili nido stanziando ulteriori risorse. Va inoltre garantito il funzionamento (costi di personale e mense) dei servizi educativi per i bambini da zero a tre anni. E va messa all’ordine del giorno la progressiva riduzione delle rette fino al loro azzeramento.

Per contrastare il disagio abitativo. In Sicilia esiste un problema grave di accesso alla casa che coinvolge un numero elevato di cittadini la cui fragilità e persino condizione di povertà esige un rinnovato impegno delle istituzioni, ad ogni livello, nella logica dell’inclusione e della coesione sociale. Per la Cisl “è necessaria una programmazione coordinata sul fronte della riqualificazione urbanistica e dei lavori pubblici, con l’intento di mitigare il disagio sociale e migliorare la qualità della vita dei centri urbani e delle periferie”. In particolare, vanno investite risorse in un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e va istituito un tavolo regionale per le iniziative di supporto alle famiglie sfrattate. Ma va anche realizzata una banca dati del patrimonio degradato da riqualificare.

Pnrr, fondi strutturali e di sviluppo e coesione. La Cisl ritiene che l’esperienza di governance partecipata per l’attuazione delle sei missioni e delle tre azioni trasversali del Pnrr, realizzata attraverso la partecipazione al tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, debba proseguire a livello regionale ed essere implementata anche a livello locale attraverso il partenariato territoriale e settoriale. Quanto al merito, per la Cisl i progetti e le riforme del Pnrr devono rispettare forti condizionalità sociali vincolando l’erogazione delle risorse: a incrementi occupazionali, specialmente per giovani e donne; al sostegno alle aree deboli; a interventi per la sicurezza sul lavoro; alla garanzia di un piano di giusta transizione sul fronte dell’innovazione sostenibile. Alla regolare contrattualizzazione dei lavoratori impiegati nei cantieri. Ma “sarà fondamentale garantire complementarietà e convergenza di obiettivi tra spesa ordinaria, finanziamenti del Pnrr, fondi strutturali e d’investimento europei e fondo di sviluppo e coesione, dando piena attuazione al partenariato con le parti economiche e sociali”.

Il policy mix degli investimenti. La Sicilia ha bisogno di una strategia per lo sviluppo che punti almeno al medio periodo. Il rischio è il forte calo della produttività. Riguardo al Pnrr, “è necessario intervenire con un policy mix di stampo europeo”. Per un verso, occorre completare le riforme previste; investire di più in ricerca e nello sviluppo del capitale umano; fornire al sistema delle imprese le infrastrutture necessarie; rivedere e semplificare il sistema degli aiuti alle attività imprenditoriali incentivandone anche l’aggregazione. Per un altro, vanno definite filiere e settori strategici: manifattura e costruzioni, siderurgia, chimica e tessile, biotecnologie e farmaceutica, elettronica e informatica, artigianato e agroalimentare, energia e trasporti. E occorre sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazioni con “una rete unica che supporti la digitalizzazione della regione”.

Shock energetico, rigassificatori, termovalorizzatori. Le vicende di questi mesi, aggravate dall’aggressione russa all’Ucraina, hanno mostrato la centralità del tema degli approvvigionamenti energetici. Per la Cisl, “c’è bisogno di rigassificatori e anche di velocizzare gli investimenti previsti dal Pnrr in tema di gestione dei rifiuti”. In linea con le indicazioni dell’Ue, vanno realizzati termovalorizzatori capaci di ricavare energia dalla quota di scarti non differenziabili né riciclabili. Inoltre, vanno favoriti gli investimenti nei processi produttivi di decarbonizzazione in grado di ridurrele emissioni climalteranti. E per generare sviluppo nel segno dell’economia circolare.

Il sistema delle Infrastrutture e il Ponte. In tema di infrastrutture “auspichiamo l’organizzazione di una strategia su tre pilastri: risorse, priorità, semplificazioni”. In ogni caso, la Sicilia deve svilupparsi facendo leva su tutte le direttrici di trasporto: ferroviaria, autostradale, della viabilità secondaria, dei porti e degli aeroporti. E del ponte sullo Stretto, che andrebbe a inserirsi nelle dorsali Ue. Ma servono regole certe per gli operatori e i lavoratori. E vanno anche previsti criteri premiali per l’aggregazione delle imprese, la costituzione di un paniere dei prezzi e dei beni fondamentali. E l’eliminazione del criterio esclusivo del massimo ribasso. Inoltre, vanno introdotti i bandi tipo, va ridimensionato lo spazio dei ricorsi. Vanno radicalmente ripensati i farraginosi iter procedurali che rispondono a norme concepite quasi per non fare. E va realizzata un’attenta verifica sullo stato degli interventi effettuati; di quelli solo programmati. E di quelli che devono essere programmati in via d’urgenza “per far fronte alle gravi carenze esistenti”.

Sostenibilità ambientale e cura del territorio. La questione ambientale rimanda al tema delle risorse umane che in Sicilia operano nel settore. E che vanno messe a sistema. Sono i forestali, i dipendenti dei consorzi di bonifica e i lavoratori dell’Esa (l’Ente di sviluppo agricolo). Sono figure con peculiarità diverse, ma che operano tutte per la salvaguardia dell’ambiente. “Noi riteniamo che vada creata una struttura di coordinamento che, mettendo a sistema le attività svolte da questi lavoratori, ne migliori i risultati”. Riguardo invece alla valorizzazione della risorsa bosco (turismo ambientale, risorse del sottobosco) e alla questione dell’energia pulita (produzione e riciclo di biomasse), “insieme alle attività manutentive si dovrebbero attivare sistemi virtuosi di economia circolare con l’indispensabile coinvolgimento delle popolazioni locali e dei Comuni dell’entroterra”. Ma servono anche politiche lungimiranti contro il dissesto idrogeologico. Ed è fondamentale portare a compimento la riforma condivisa del settore forestale.

Il rilancio della pubblica amministrazione. La recente pandemia ha mostrato la necessità che i servizi pubblici per cittadini e imprese siano rafforzati. In questo senso la Cisl ritiene prioritari: l’ampliamento della capacità progettuale delle pubbliche amministrazioni dell’Isola con un piano di assunzioni stabili; piani di rafforzamento delle amministrazioni finalizzati a migliorarne l’organizzazione in termini di semplificazione e capacità progettuale. Che si incentivi la collaborazione tra amministrazioni attraverso l’interscambio delle banche dati e l’armonizzazione dei sistemi informativi, di comunicazione e gestione. E il finanziamento di un piano straordinario di formazione per accrescere le competenze anche digitali di lavoratrici e lavoratori. Ma a monte di ogni cosa, “vanno sbloccate le assunzioni, per restituire agilità ed efficienza ai servizi pubblici”. “Al governo regionale chiediamo di intervenire con decisione sull’esecutivo nazionale. Il rischio è di non essere in grado di affrontare le sfide del Pnrr”.

Sanità territoriale e di genere. L’emergenza epidemiologica di questi anni, se per un verso ha evidenziato il grande valore del Servizio sanitario nazionale, per un altro ne ha messo in luce limiti, per lo più strutturali e di vulnerabilità. In particolare, sono emerse significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, soprattutto in termini di prevenzione e assistenza nel territorio, e la sperequazione su tempi di attesa e integrazione tra servizi ospedalieri, territoriali e sociali. Insomma, per la Cisl “la sanità deve rientrare tra i settori strategici su cui focalizzare l’attenzione” nella prospettiva di un’assistenza moderna e radicata nel territorio. In questo senso vanno perseguiti: il superamento del tetto di spesa per il personale; la stabilizzazione dei precari; l’attuazione della riforma sull’assistenza territoriale; la costruzione di una concreta sinergia tra ospedale e servizi territoriali; l’incremento delle risorse per l’aggiornamento dei Liveli essenziali di assistenza (Lea) e l’abbattimento delle liste d’attesa. Ma bisogna anche puntare sulla “diffusione della medicina di genere per una salute sempre più a misura di persona”.

Mezzogiorno al bivio. Le crisi finanziarie degli ultimi anni hanno allargato il divario tra il Nord e il Sud del Paese. E la pandemia ha accentuato ulteriormente le criticità infrastrutturali, del tessuto produttivo, occupazionali, demografiche e dei servizi. Attualmente la capacità di ripresa del Meridione tende a essere più lenta sebbene, rileva il sindacato, il Mezzogiorno abbia un significativo settore manifatturiero caratterizzato da molteplici eccellenze e molte piccole imprese. Per quanto il Pnrr abbia attributo al Mezzogiorno il 40% delle risorse, e i nuovi finanziamenti del Fondo di sviluppo e coesione e dei fondi strutturali destinino al Sud ingenti risorse, “soltanto una strategia mirata e soprattutto a medio termine può consentire il pieno impiego dei finanziamenti, affrontando i nodi politici, gestionali e di legalità che ne intralciano il corso”. Insomma, il pericolo che va assolutamente scongiurato è che Nord e Sud siano divisi nella ripartenza. E in questo senso “invitiamo istituzioni e parti sociali – così l’appello Cisl – a vigilare affinché il progetto di Autonomia differenziata al centro dell’attenzione di alcuni settori del governo nazionale, non si traduca, nei fatti, in politiche di emarginazione delle aree più deboli del Paese”.

Un Patto per la legalità. Di fronte ai grandi flussi economici che si stanno attivando, anche tra Nord e Sud, si devono prevenire e spezzare le malversazioni e le vere e proprie infiltrazioni mafiose con maggiori risorse e volontà, e in una logica che coinvolga tutti gli attori, istituzionali e sociali. In questo senso “la Cisl chiede al governo regionale di attivarsi al fine dell’estensione a tutti i settori produttivi della legge 199/2016 contro il caporalato”. E con l’obiettivo di ampliare al livello europeo i criteri della legge Rognoni-La Torre sulla confisca dei beni delle aziende infiltrate e dei patrimoni frutto di attività criminali.

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