1. CISL
  2. /
  3. Notizie
  4. /
  5. Dai Territori
  6. /
  7. Dai Territori > Veneto
  8. /
  9. Veneto. Convegno Fnp Cisl...

Veneto. Convegno Fnp Cisl Pafove-Rovigo: Pianeta anziani. Quale futuro?

Pubblicato il 5 Mag, 2023


Aumenta la percentuale degli over65 nella popolazione padovana, aumenta l’indice di vecchiaia, ma non aumentano né le pensioni né i servizi socio-sanitari e assistenziali dedicati a questa fascia della popolazione. E’ la fotografia che emerge dalla ricerca “Anziani, non autosufficienti ed Rsa”, commissionata dalla Fnp Cisl Padova Rovigo che l’ha presentata stamattina al Best Western Plus Net Hotel nell’ambito del convegno “Quale futuro vogliamo per il pianeta anziani. Come garantire il diritto a una vecchiaia dignitosa”. Un saluto ai presenti è stato portato dal segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin che ha presieduto l’incontro e ha dato la parola alla segretaria generale della Fnp del Veneto Tina Cupani. «Abbiamo bisogno di una rete integrata di servizi che parta del quadro nazionale e arrivi al territorio – ha detto – con l’istituzione del punto unico di accesso per gli anziani e alle loro famiglie. Nella nostra regionale stanno aumentando i posti letto nel privato e diminuiscono nel pubblico. Il 62% della popolazione anziana percepisce un reddito inferiore alle rette delle case di riposo. Pensiamo che la riforma delle Ipab possa ridefinire il sistema dell’assistenza socio-sanitaria sul territorio mettendola in rete con i Comuni. Bisogna incentivare anche i progetti di invecchiamento attivo e prevenzione per allontanare il momento della non autosufficienza, supportando agli anziani autosufficienti che in una domiciliarità integrata potrebbero trovare un po’ di serenità negli ultimi anni della loro vita».Nel suo saluto, il vicepresidente Vicario Provincia di Padova Vincenzo Gottardo ha sottolineato come «incontri come questo rappresentano occasioni di riflessione e di crescita anche per chi opera nelle istituzioni. Siamo in una fase in cui nei nostri Comuni sono più le morti delle nascite. Invecchiare oggi è triste. Gli anziani sono soli e dimenticati, eppure sono colonne della nostra società. Basti pensare che tutto il mondo del volontariato si basa su di loro. Anche per il loro passato, dobbiamo avere rispetto delle loro esigenze e delle loro potenzialità» Nella sua relazione introduttiva, il segretario generale Giulio Fortuni è partito da un assioma. «Essere anziani non è e non deve essere una colpa né una disgrazia, ma una fortuna. È frutto dei grandi risultati di anni di una sanità pubblica universale che ha permesso un notevole allungamento dell’aspettativa di vita in buona salute. Quella che cerchiamo in ogni nostra azione sindacale è un’Italia più giusta e più coesa, dove tutti possono soddisfare la propria aspirazione ad una vita dignitosa in ogni momento della propria esistenza. Gli anziani sono una risorsa, i riservisti della società attiva. La condizione di non autosufficienza si sta estendendo a una crescente popolazione e pone alla politica e alla società il problema di quali diritti sono da garantire agli anziani. Serve un cambio culturale». Fortuni ha quindi citato le pietre miliari di questo processo, portando alcuni stati membri dell’Unione europea ad approvare una legge ad hoc: l’Austria nel 1993, la Germania nel 1995, il Portogallo nel 1998, la Francia nel 2002, la Spagna nel 2006. «Nel nostro Paese la sfida è ancora aperta. La nuova legge delega, ottenuta soprattutto grazie all’impegno del sindacato, potrà cambiare finalmente la situazione se si raccoglie il senso del salto culturale che va fatto: riconoscere e rendere fruibili i diritti sociali della popolazione anziana. Nella nostra provincia si stima che le persone non autosufficienti siano 28mila. Quello che ci fa preoccupare è l’invecchiamento esponenziale della popolazione, una delle più grandi trasformazioni in atto nella nostra società. Se non sapremo gestirla, è a rischio la tenuta del sistema previdenziale, sanitario e socioassistenziale. Abbiamo posto questa situazione alla Regione come una priorità. Lo abbiamo fatto con la grande manifestazione unitaria dello scorso novembre. Abbiamo chiesto la riforma delle Ipab, il cambiamento del sistema di accreditamento e controllo delle Rsa e un fondo che rilanci la sanità pubblica e l’assistenza sociale. C’è un tavolo permanente tra Regione e OOSS su questi temi. La nostra mobilitazione continuerà».Il ricercatore Francesco Peron ha quindi illustrato lo studio commissionato dalla Fnp, che analizza innanzitutto l’aspetto demografico, segnalando il raddoppio della percentuale di over65 negli ultimi 40 anni, dal 12 al 24%, spinta da una parte dal crollo delle nascite dall’altra dall’aumento dell’aspettativa di vita. Dal 2002 al 2022, l’indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella da 0 a 14 anni) è passato da 133 a 187, mentre l’età media è aumentata da 42,1 a 46,4 anni.Considerando i dati sulla popolazione totale e over 65 per Comune, è interessante notare come il rapporto vari dal 28,2% di Battaglia Terme al 15,5% di Veggiano, passando dal 26,2 di Padova. Variazioni analoghe per la percentuale di over85. Considerando le pensioni, il reddito medio lordo da pensione nel padovano è pari a 19.268 euro (quindi inferiore ad una retta media annua in Rsa che per i non autosufficienti ammonta a 21000 e 25000 euro anno). Va segnalato un preoccupante divario di genere: per le donne la fascia più presente è quella tra i 500 e i 999 euro, mentre per gli uomini quella tra i 1.500 e 1.999 euro. Notevole anche la differenza tra il Comune con il reddito più elevato (Padova con 23.924 euro) e quello con il reddito inferiore (Solesino con 13.882 euro). La ricerca analizza quindi la distribuzione e i servizi offerti dalle 45 Rsa del territorio, anche in base al bisogno assistenziale e al numero di posti letto autorizzati (quanti posti letto per 100 residenti). Dal confronto emergono notevoli anomalie. Padova ad esempio, prima per numero di strutture e di posti letto, risulta in fondo alla classifica per l’elevato numero di residenti e così Cittadella, che pure offre la gamma di servizi più ampia. Ma questa rete è pronta ad affrontare le nuove esigenze? E le Rsa sono l’unica risposta di cui disponiamo in caso di non autosufficienza?Sulle criticità e le prospettive di questo sistema, hanno portato la loro testimonianza Giorgio Andrea Prevedello, direttore del Cra di CittadellaFranca Porto, presidente della Fondazione Festari Alto Vicentino e Stefano Bellon, presidente Alta Vita Iradi Padova. Ettore Furlan, della Cisl Fp Padova Rovigo, ha portato il punto di vista dei lavoratori delle Rsa. Cristina Ghiotto, componente del gruppo di lavoro che ha elaborato il DM77, ha illustrato il documento, che definisce i modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del Servizio Sanitario Nazionale: «Il DM77 nasce con determinate parole chiave: innovazione, prossimità, personalizzazione, in una logica centrata sul valore, non solo economico, ma come processo di miglioramento per i servizi che offriamo ai cittadini».Nelle conclusioni, il segretario generale della Fnp Cisl nazionale Emilio Didonè ha ribadito che il compito di rendere esigibili i diritti degli anziani con la presa in carico sociale ed economica dei non autosufficienti spetta alla recente legge delega 33 del marzo scorso, che a tutt’oggi non è finanziata. Didonè ha ricordato le commissioni istituite dai ministri competenti Speranza e Orlando – le commissioni Paglia e i Turco – giunte a conclusioni differenti. «Il governo Draghi ha poi fatto sintesi con la commissione Garofoli, che ha portato alla legge delega sulla non autosufficienza. L’invecchiamento del Paese non è una cosa recente, ma la commissione interministeriale che definisce la programmazione sanitaria ha sbagliato le previsioni. Ospedali pubblici e Ipab sono senza personale. Ci sono attese di un anno per una prestazione, ma il sistema era già in difficoltà prima della pandemia. Per risolvere il problema del personale servirà come minimo una generazione. Sulla riforma delle Ipab, le regole vanno definite con cura. La politica deve assumersi la responsabilità di definire i ruoli specifici di pubblico e privato. Le Rsa sono state strategiche dopo i tagli alla sanità. La Cisl sta sostenendo da tempo una vera e propria continuità assistenziale, governata dal sistema e gestita anche attraverso l’assistenza domiciliare integrata. Il sistema va governato adesso per non far andare a sbattere figli e nipoti tra 20 anni. Il sistema delle Rsa deve entrare a pieno titolo nel Servizio Sanitario Nazionale. Il percorso assistenziale deve essere unico, come dev’essere unico chi decide sull’assistenza domiciliare o la residenzialità. Siamo già in ritardo. E’ una bomba sociale che sta per esplodere ed esploderà se non la gestiamo. Con la legge sulla non autosufficienza gli anziani sono diventati visibili. Ora c’è il passaggio successivo, il più delicato. Dobbiamo passare dall’essere visti all’essere ascoltati. Dobbiamo partire con una mobilitazione. Non basta più indignarsi. Dobbiamo dire alla politica che non siamo d’accordo con quello che sta succedendo. Abbiamo fatto dure battaglie per avere una sanità pubblica e dobbiamo fare di tutto per difenderla».

Condividi