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Emilia Romagna. Sindacati: “Kidiliz Group Italia. A rischio 600 dipendenti, proclamato lo stato di agitazione”

Modena, 14 ottobre 2020. Stato di agitazione alla Kidiliz Group Italy, azienda attiva nel commercio di abbigliamento per bambini, proprietaria dei marchi Absorba, Catimini e Z.
In Italia occupa 600 persone distribuite su una rete di circa 150 negozi, sparsi in tutto il Paese e principalmente a marchio “Z”. A Modena sono presenti il negozio a marchio “Z” de I Portali, il negozio di Sassuolo e la sede amministrativa di Spilamberto; a essi si aggiunge il punto vendita di Reggio Emilia, per un totale di quasi 40 addetti.

Lo stato di agitazione dei lavoratori del gruppo in tutto il territorio nazionale è stato indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil per portare all’attenzione delle istituzioni la pesante condizione in cui versano Kidiliz Group Italy e i suoi dipendenti e sollecitarle ad attivarsi tempestivamente, prima che le conseguenze della procedura in corso si tramutino in licenziamenti collettivi. Nei prossimi giorni saranno organizzate iniziative a sostegno della vertenza.

«In Francia l’azienda è entrata in una procedura di amministrazione controllata, seguita poco dopo anche dalla filiale italiana del gruppo – spiegano i sindacati – L’esito della procedura è incerto e a oggi non ci sono informazioni chiare sul destino dell’azienda e dei dipendenti. Passando nel 2018 alla proprietà del gruppo cinese Semir, Kidiliz avrebbe dovuto avviare una stagione di rilancio. Invece, dopo un rapido peggioramento, la situazione è precipitata nel giro di poche settimane. Già ora la continuità operativa dell’azienda è in dubbio, mentre le lavoratrici si vedono sospesa parte delle retribuzioni e degli istituti contrattuali».

Domani – giovedì 15 ottobre – si conclude la raccolta delle offerte di acquisto prevista dalla procedura francese, ma non vi è alcuna garanzia che possano esserci investitori interessati al ramo italiano del gruppo, anche perché non è stata data adeguata comunicazione di tale bando in Italia né, tanto meno, sono stati coinvolti i livelli istituzionali.

«Agendo con maggior tempestività nella pubblicazione del bando di vendita ed eventualmente aprendo una procedura omologa anche in Italia, che ancora potrebbe essere aperta come “procedura secondaria”, si sarebbe potuto raggiungere un ventaglio più ampio di possibili acquirenti – dicono Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil –

Con la mancanza di informazioni e la gestione della procedura tutta svolta Oltralpe, invece, si rischia che un attore importante del settore sparisca nel silenzio generale, lasciando a casa centinaia di lavoratrici e lavoratori, in un momento già drammatico per il commercio e per tutta l’economia italiana».

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