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Puglia. Prisciano (Fim Cisl): “ArcelorMittal. Meno spot più atti concreti”

Pubblicato il 28 Ago, 2020

 

Taranto, 28 agosto 2020. Pensare di gestire lo stabilimento più grande di Europa, attraverso l’idea di ridurre le postazioni tecnologiche, il pronto intervento elettrico e meccanico, sopprimere la figura importantissima del  “rimpiazzo” – prevista contrattualmente – è una concezione assurda di fare impresa.

Non possiamo accettare da parte di ArcelorMittal una riduzione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Per noi le manutenzioni rimangono fondamentali, in quanto propedeutiche alla realizzazione del Piano Ambientale, alla tenuta degli  impianti e alla sicurezza dei lavoratori che vi operano all’interno.

È inconcepibile e inaccettabile, la linea che ArcelorMittal applica in termini di organizzazione del lavoro: Lavoratori posti in cassa integrazione, lavori ordinari affidati alle prestazioni suppletive in straordinario o in alcuni casi a terzi; per non parlare, poi, delle macchine ferme agli sporgenti del porto, per mancanza di pezzi di ricambio.

Per queste ragioni ci siamo rivolti all’ispettorato del lavoro. Attraverso un esposto circostanziato, i segretari di fabbrica di Fim, Fiom e Uilm hanno evidenziato un  ulteriore taglio degli organici tecnologici presso i reparti Pla2 e Laf, in aggiunta ad altri impianti dello stabilimento siderurgico.

ArcelorMittal farebbe bene a preoccuparsi della situazione interna, ormai nota a tutti i livelli e che denunciamo da tempo, invece di spingere sempre sulla riduzione del personale, con le continue procedure di Cigo, tra revoche e proroghe senza nessun sostegno di natura economica – come da noi richiesto più volte – per i lavoratori collocati in cassa.

Il rilancio di un’azienda non può passare solo attraverso le belle parole dichiarate in questi giorni. Occorre dimostrare fattivamente, ai lavoratori e alla città, la reale volontà di investire sul territorio, attraverso interventi seri e mirati. Interventi anche di sostegno economico per i lavoratori in Cigo che percepiscono circa 800 euro. Non si può pensare di andare avanti in questo modo. I lavoratori vogliono lavorare e non vivere di soli ammortizzatori sociali. Ci chiedono di tornare sul proprio posto di lavoro. Cosi come l’indotto, dove la situazione rimane incandescente e preoccupante. Puntare sulla formazione e qualificazione dei lavoratori è importante per il mondo del lavoro.

Ma adesso in Puglia l’attenzione è rivolta esclusivamente alle elezioni regionali. Alla politica chiediamo di restituire la giusta centralità al tema del lavoro. I lavoratori sono stanchi delle attese, non hanno bisogno di promesse. Servono fatti. Bisogna voltare pagina quanto prima per il bene della Città di Taranto e del territorio.

    

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