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Sardegna. Sciopero nazionale edili, nella regione in 10 anni persi 30 mila posto di lavoro. “Sbloccare le opere pubbliche ferme”

Cagliari, 12 Dicembre 2017 –  “Sbloccate le opere pubbliche ferme nell’isola” la rivendicazione dei sindacati edili dell’isola che va ad aggiungersi ai quattro punti fermi ‘contratto, lavoro, salute e pensioni’ della piattaforma sindacale alla base dello sciopero nazionale dell’edilizia in programma per il prossimo 18 dicembre.  “Sono ben 68 le opere pubbliche ferme nell’isola di cui alcune con cantieri iniziali risalenti a 30 anni fa” spiegano i sindacati regionali. “E non è un problema di soldi. Sul fronte ANAS 600 milioni di euro sono i lavori in esecuzione, 300 milioni di euro da appaltare entro il 31 dicembre e 2,1 miliardi di euro da mandare a regime nel prossimo triennio”.

“La declinazione in sardo della protesta nazionale sindacale, in programma contemporaneamente a Bari, Torino, Napoli, Palermo e Roma, è stata preannunciata dai segretari regionali Marco Foddai (Feneal-Uil), Giovanni Matta (Filca-Cisl) e Chicco Cordeddu ( Fillea-Cgil), che guideranno la manifestazione unitaria in programma a Cagliari con concentramento nel piazzale davanti al palazzo della regione in viale Trento e conclusione in piazza Darsena con il comizio di Antonio Di Franco, segretario nazionale Fillea.

“Gli edili non possono più aspettare” dicono i sindacati: il contratto è fermo da un anno, il salario da quasi otto anni, la previdenza complementare è da rafforzare, l’edilizia è il comparto, dopo l’agricoltura, con più alta percentuale di infortuni. Infine la previdenza: “ Non si può mandare sui ponteggi un lavoratore di 60 anni d’età, quindi porta aperta verso la pensione al lavoratore edile ben prima di 67 anni d’età.”, dicono i tre sindacalisti che questa mattina hanno presentato la piattaforma alla base dello sciopero di lunedì prossimo quando a Cagliari arriveranno delegazioni di edili da tutta l’isola.

“In Sardegna – dice Giovanni Matta – se non si rimette ordine alle tante voci che compongono il sistema, il settore rischia il caos”. Il sindacato contesta anche i dati Istat sull’occupazione. “ Sono fatti a campione. Non entrano nelle situazioni specifiche. Per noi – aggiungono i segretari Foddai, Matta e Cordeddu – c’è grande differenza tra chi lavora 10 giorni e che per sei mesi”. Soprattutto nel settore edile l’emergenza lavoro si fa sentire e non si vedono segni di ripresa. “In dieci anni di crisi – aggiungono i sindacalisti di Fenal, Filca e Fillea – sono stati persi oltre 30.000 posti di lavoro; da 58.000 del 2007 si è passati a 23.000 attuali”. La ricchezza prodotta dal settore, rispetto a quella totale regionale, è passata da 9 punti percentuali a poco meno di 5. Nell’ultimo anno sono scomparse oltre 330 imprese.

Da volano dello sviluppo, che riesce a mettere in movimento non meno di 16 settori economici, l’edilizia rischia di diventare la cenerentola del sistema produttivo isolano. Ogni lavoratore è rimasto in cantiere per 887 ore l’anno, quindi poco più di sei mesi effettivi di lavoro, la media italiana è superiore del 25%. “ Altro dato sconcertante – aggiungono Foddai, Matta e Cordeddu – è l’inquadramento professionale degli edili: la fetta più consistente è rappresentata da operai comuni, circa il 50% del totale; gli operai qualificati 38%; gli specializzati tra il 18 e 22 per cento”. Inquadramenti contrattuali ridimensionati per risparmiare.

“Aprire i cantieri” è lo slogan sardo della manifestazione del 18 dicembre, anche quelli che riguardano il risanamento dei siti inquinati. Solamente la prevenzione del dissesto idrogeologico in Sardegna richiede una dotazione finanziaria di 1 miliardo e 250 milioni di euro: tante risorse, ma anche moltissimo lavoro”.

 

 

 

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