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Sardegna. Sindacati: “Potenziameno case di riposo”

Cagliari, 4 dicembre 2020. I Segretari SPI CGIL– FNP CISL- UIL PENSIONATI,preso atto della drammatica situazione descritta dagli organi di stampa presso le RSA e le case di riposo, esprimono grave preoccupazione e chiedono rapidi interventi per superare l’emergenza in atto, al fine di affrontare al meglio gli effetti della pandemia nelle strutture che nel corso della prima ondata  erano rimaste indenni. E’ neccessario garantire la massima trasparenza in modo da conoscere tempestivamente l’evoluzione della situazione, fornendo le informazioni utili alle persone residenti e ai loro familiari.

Occorre ripensare a nuove strutture di accoglienza,implementando i servizi di assistenza domiciliari, ai condomini sociali pubblici e privati, investendo maggiori risorse nella medicina a bassa intensità assitenziale e di territorio.

Le Organizzazioni Sindacali auspicano una legge nazionale che stabilisca in modo chiaro e uniforme i requisiti indispensabili per l’accreditamento di tutte le strutture, con un adeguato controllo della qualità dell’assistenza erogata agli ospiti, della professionalità degli addetti e di contratti di lavoro adeguati al fine di evitare fughe del personale verso le strutture pubbliche. Quanto sta accadendo nelle RSA e nelle case di riposo con un ingiustificato numero di contagi e i tanti decessi, richiede un ripensamento di come riorganizzare queste strutture.

La pandemia Covid 19 ha evidenziato le tante criticità strutturali e operative nel servizio sanitario regionale e, in particolare, nelle aree interne della Sardegna, spesso lasciate prive di servizi adeguati dimostrando la ineguatezza del nostro sistema sanitario e quanto sia urgente dare priorità alla sanità pubblica

Si evidenzia la mancata tempestività nell’assunzione di personale medico e infermieristico , come disposto dal DPCM del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid. Se attuata in tempi rapidi,metterebbe fine alla carenza di personale nelle strutture ospedaliere dovuta ai tagli alla sanità diquesti ultimi decenni, invertendo la tendenza negativa di una sanità pubblica sempre più orientata  al contenimento dei costi a discapito della salute e  del benessere delle persone.

Vedi il problema mai risolto  dei  tempi delle liste di attesae il favorire in questi anni delle strutture private e dell’intramoenia. In tale contingenza  è aumentato il tasso di persone che rinuncia alle cure, e che non trova risposte tempestive ed efficaci.

Serve una sanità pubblica nel territorio, potenziando le case della salute, il ruolo dei medici di base e l’assistenza domiciliare, senza essere costretti a mobilità sanitarie itineranti soprattutto per le persone non autosufficienti.

I pazienti Covid vivono unsituazione di solitudine e abbandono, isolati durante la degenza domestica, senza riuscire in tempi certi a effettuare il tampone programmato che accerti la guarigione, restando loro malgrado costretti a rimanere chiusi  a casa, pur stando bene, creando non pochi problemi soprattutto ai lavoratori e alle lavoratrici precarie che rischiano la perdita del posto di lavoro. Tutto ciò sarebbe stato facilmente superabile se la Regione Sardegna avesse attivato per intero e per tempo le unità U.S.C.A. previste dal DPCM e non solamente al 58%.

E’ restata inascoltata nell’isola la raccomandazione dell’Agenzia nazionale del farmaco di anticipare ai primi di ottobre la vaccinazione antinfluenzale destinata agli anziani e alle persone fragili, a tutt’oggi si denuncia il fallimento della campagna vaccini antinfluenzali non disponibili né presso i medici di base nè nelle farmacie.

Le Segreterie Provinciali denunciano la grave situazione nella quale si trovano a vivere giornalmente le persone anziane, che noi rappresentiamoauspicano un maggiore impegno per una sanità uniforme, strutturata e funzionale alle esigenze dei cittadini.

            

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