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Emilia Romagna. Nanni (Cisl): “Grandi banche chiudono sportelli e abbandonano territorio. Bene sistema BCC che incrementa presenza”

Pubblicato il 22 Apr, 2021

Bologna, 22 aprile 2021. “Le banche ABI, specie quelle di grandi dimensioni, stanno progressivamente abbandonando il territorio emiliano-romagnolo, in particolare le zone montane e svantaggiate. Scelte frutto di politiche bancarie sbagliate che hanno sovente adottato la via facile del taglio dei costi, penalizzando i lavoratori con trasferimenti o prepensionamenti ‘forzosi’, anziché la vicinanza al tessuto economico e sociale locale. Un atteggiamento cinico e grave, ancor più in un drammatico momento come questo generato dalla pandemia. Una politica diametralmente opposta a quella delle banche di credito cooperativo che nell’ultimo ventennio, nonostante i lunghi anni di crisi economica, hanno quasi raddoppiato gli sportelli in regione (dai 269 del 2000 ai 402 del 2020) dimostrando nei fatti azioni di grande sostegno alle nostre comunità, specie a quelle più svantaggiate. Un contatto diretto con il territorio merito certamente anche dell’obbligo statutario a investire esclusivamente nel territorio di competenza”.

E’ questo il commento e, in buona sostanza, la posizione che terrà la segretaria generale di First Cisl Emilia-Romagna, Sabrina Nanni, questo pomeriggio nel corso del convegno regionale “Il credito cooperativo tra Europa e coesione – Incontro in Emilia-Romagna”, organizzato dai bancari della Cisl in modalità webinar. Un appuntamento che vedrà il sindacato confrontarsi con alcuni direttori generali di importanti banche di credito cooperativo della regione (https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_8qztS0k2T4-5XXzBlwkfDg).

Tesi, quelle della leader dei bancari della Cisl Emilia-Romagna, ampiamente supportate dai dati elaborati dall’ufficio studi nazionale della categoria. Numeri che evidenziano come in regione il numero totale degli sportelli bancari sia calato (2.369 nel 2020 contro i 2.409 del 1996), mentre nello stesso periodo risultano cresciuti gli sportelli del Credito Cooperativo, fino ad arrivare al 16,97% del totale (9,34% nel 1996).

“Ora – prosegue la sindacalista – la riforma del Credito Cooperativo, con l’obbligo di adesione ad un gruppo bancario per mantenere la licenza bancaria, determina che queste banche definite “less significant” siano sottoposte agli stessi vincoli della banche maggiori. Ed è quantomai necessario trovare regole e modalità perché possano mantenere la propensione al finanziamento dell’economia e continuare a fare l’ottimo lavoro condotto in questi anni”

“Nello stesso tempo – conclude Sabrina Nanni – è giunto il momento di invertire una rotta palesemente sbagliata. E’ giunto il momento che le grandi banche tornino a fare le banche, a fare sistema, focalizzando l’attenzione sulle prospettive di crescita futura, sull’occupazione e a rispettare i bisogni reali dell’economia emiliano-romagnola”.

In allegato: locandina e dati

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