Roma, 3 aprile 2020 – “Necessario e non più rinviabile un intervento normativo che riconosca lo ‘stato di crisi’ del settore della distribuzione non alimentare al pari di quanto eÌ stato fatto per altre realtà di impresa”. E’ la sollecitazione condivisa in un Avviso Comune rivolto al Governo sottoscritto dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e dall’associazione imprenditoriale di settore Federdistribuzione nel quale si richiede espressamente la “definizione di un sistema organico di interventi in termini di liquidità finanziaria – anche attraverso l’ampliamento delle linee di credito con garanzie dello Stato – e di benefici in termini di agevolazioni contributive e fiscali che consentano anche il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”.
Le Parti ritengono necessaria “l’adozione di misure incisive per aiutare le imprese a superare la situazione contingente ma, soprattutto, per consentire alle imprese di tornare ad investire, dare occupazione e intraprendere un nuovo percorso di crescita”. I sindacati e Federdistribuzione invitano inoltre l’Esecutivo a “riconsiderare la possibilitaÌ per le imprese con piuÌ 50 dipendenti di accedere alla CIGS con una causale strettamente connessa all’emergenza sanitaria, mutuando l’esperienza e le soluzioni già adottate a livello normativo con riferimento agli altri ammortizzatori sociali ordinari” nonchè “alla procedura di attivazione e la retroattività della copertura”.
Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini “quando si uscirà dalla crisi sanitaria il commercio dei prodotti e generi non food sconterà inevitabilmente i riverberi di un prolungato periodo di inattività». «Il combinato disposto di oneri per fitti, giacenze di magazzino invendute e il pagamento ai fornitori di merce che non potrà essere proposta alla clientela nella stagione delle riaperture – sottolinea il sindacalista – potrebbe dare vita ed un mix letale nei comparti dell’abbigliamento, della vendita di mobili e complementi d’arredo e del bricolage dove dalla mancanza di liquidità potrebbero scaturire situazioni di crisi profonda»». E ancora per il sindacalista «va evitato che il post Covid-19 si tramuti in uno tsunami occupazionale per il settore non food”.
“L’intero comparto della distribuzione commerciale non alimentare e il milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori che esso impiega – ha concluso – meritano una attenzione particolare da parte di chi ci governa”.