“Chiediamo chiarezza, linearità e omogeneità di trattamento sull’utilizzo delle mascherine sui mezzi di trasporto pubblici”. È la richiesta della Fit-Cisl in una nota. “Sulla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori così come sul rispetto delle misure di prevenzione anti-Covid – spiega la Fit-Cisl – noi siamo sempre stati inflessibili. Ravvisiamo, tuttavia, delle differenze fra le modalità di trasporto che non depongono a favore della chiarezza. L’obbligo di mascherine solo per autobus e treni adibiti a servizi di trasporto collettivo rischia di avere tre conseguenze. La prima è che i passeggeri potrebbero associare l’idea che i mezzi pubblici non sono sicuri, mentre noi siamo certi che le aziende garantiscono i processi di sanificazione stabiliti dai protocolli, così come siamo convinti che gli addetti ai lavori e gli utenti del Tpl adottino tutti gli atteggiamenti prudenziali imparati nel corso di questi ultimi due anni”.“La seconda conseguenza – continua la Fit-Cisl – che potrebbe scaturire da questi timori sarebbe un aumento della mobilità privata, con il doppio effetto di aumentare le emissioni di gas serra (contro i dettami dell’Agenda 2030) e di incentivare il traffico stradale con tutti i potenziali rischi per la circolazione in un periodo in cui vi è una ripresa del turismo. La terza conseguenza è che una disomogeneità di regole potrebbe aumentare le occasioni di violazione delle stesse da parte degli utenti con atteggiamenti critici di ordine pubblico e rischi per l’incolumità fisica dei lavoratori del settore. Di conseguenza – conclude la Fit-Cisl – confidiamo che saranno introdotti gli opportuni correttivi per evitare disorientamenti in chi ha scelto la modalità collettiva per spostarsi”.