Doccia fredda per una larga parte dei lavoratori somministrati
dall’agenzia per il lavoro Kelly Services alla Bellco di Mirandola,azienda
del biomedicale che fa parte del gruppo Medtronic.
A seguito di una contrazione degli ordinativi, Medtronic ha
comunicato ai sindacati Nidil Cgil Modena e Felsa Cisl
Emilia-Romagna, che rappresentano i lavoratori in somministrazione in
Bellco, che dal mese di novembre avrebbe modificato le turnazioni,escludendo
il ciclo continuo. Situazione senza conseguenze
occupazionali per i 400 lavoratori assunti direttamente da Bellco, ma
con pesanti ricadute per i lavoratori in somministrazione. La
decisione aziendale, infatti, comporta la cessazione di 42 rapporti
di lavoro su 59 somministrati da Kelly Services; 35 rapporti di
lavoro a tempo determinato sono cessati dal 1° novembre, cioè prima
del termine, e lo stesso è avvenuto per sette contratti a tempo
indeterminato.
«Abbiamo incontrato sia Kelly Services che Medtronic per discutere
la situazione – riferiscono Alessandro Fili (Nidil Cgil Modena) e
Claudia Rizzo (Felsa Cisl Emilia-Romagna) –
Medtronic ci ha detto che si rende disponibile a ricollocare alcuni
lavoratori interinali presso la Dar di Mirandola, altra realtà del
gruppo che, a differenza di Bellco, pare avere una diversa
prospettiva occupazionale. Kelly Services, invece, ci ha comunicato
che si sta attivando sul territorio per provare a ricollocare il
restante personale.
Abbiamo immediatamente evidenziato come manchino informazioni
fondamentali e prospettive occupazionali stabili. Infatti i contratti
in somministrazione in Dar saranno attivati a tempo determinato,senza
informazioni precise sulla loro scadenza media. Inoltre, gli
effettivi passaggi in Dar alla scorsa settimana erano solo sette,mentre
Kelly Services non aveva ancora soluzioni tangibili di
ricollocazione.
La situazione non è migliorata anche a causa della totale
indisponibilità della Medtronic a sottoscrivere un accordo formale
che garantisca il diritto di precedenza su future assunzioni ai
lavoratori che non vengono ricollocati. In questo modo l’azienda si
dimostra completamente indifferente nei confronti di chi ha lavorato
per lei in questi anni».
Al momento i lavoratori coinvolti hanno un reddito garantito solo
grazie alla contrattazione collettiva nazionale per i dipendenti
delle agenzie, sia i lavoratori a tempo indeterminato (che dovranno seguire un percorso di ricollocazione evitando così licenziamenti a
breve termine), sia i tempi determinati (che dovranno
vedersi
riconosciute le spettanze economiche fino alla naturale scadenza
contrattuale).
«La situazione che si è venuta a creare – sottolineano Fili e Rizzo – rende evidente la fragilità e
precarietà di una parte del mercato del
lavoro che sposta paradossalmente il rischio d’impresa
sulle spalle dei lavoratori in somministrazione, i quali vedono
ridimensionate le loro prospettive occupazionali a ogni minima
contrazione degli ordinativi.
Il biomedicale attinge a piene mani dalla somministrazione pur di tenersi il vantaggio di una tanto agognata flessibilità, parola che
per chi è occupato in questo settore con le agenzie interinali
significa solo lavorare sotto una spada di
Damocle.
É ormai evidente – continuano i due sindacalisti – che il
biomedicale, che crea occupazione in particolar modo nelle zona di
Mirandola, deve rivedere le sue logiche e applicare i principi della
responsabilità sociale d’impresa. Un valore questo che, nel caso
di Bellco, sembra ampiamente tradito a favore di un rischio
d’impresa scaricato sui rinnovi dei contratti di lavoro in
somministrazione».
Nidil Cgil Modena e Felsa Cisl Emilia-Romagna chiedono di aprire un confronto urgente con le istituzioni locali e le multinazionali del
biomedicale al fine di concordare regole certe sulla tutela
occupazionale di un
settore che sembra sempre più orientato verso la
precarietà dei posti di lavoro.