I sette parametri – fondamentali economici, servizi di cittadinanza, offerta culturale e tempo libero; sicurezza e vivibilità ambientale, inclusione, diritti e pari opportunità, futuro e innovazione – comprendenti cinquantasette indicatori complessivi,esaminati di recente dalla Fondazione Aidp (Associazione italiana per la direzione del personale) per stilare un rapporto sulle migliori Città del Lavoro 2023, hanno inserito Brindisi in una fascia rossa che è la terza ed ultima di tre.
Trattasi, a ben guardare, dell’ennesima istantanea su aree del Paese – Nord, Centro, Sud – economicamente e socialmente distanti.
Nulla di nuovo, verrebbe da dire; ma, a fronte di uno scenario territoriale delineato ancora una volta scientificamente a tinte fosche, è ancor più opportuno che vengano rilanciati i contenuti della vertenzialità di un sindacato confederale di proposta più che di protesta, com’è la Cisl, non disponibile ad assuefarsi, né a perdere di vista la speranza che si possa credibilmente invertire qualsivogliatendenza al peggio.
Da tempo denunciamo l’emergenza relativa alla qualità della vita intesa sia come assenza di lavoro che come offerta inappropriata di sanità e di welfare, considerando gli stessi quali prime direttrici di intervento per bloccare l’emorragia demografica – a cominciare da quella dei giovani scolarizzati – e la denatalità ma anche per fornire risposte esigibili alla domanda di servizi alle persone, specie se non autosufficienti ed alle loro famiglie.
Tutto ciò in un contesto di povertà che non è solo economica, se è vero che ne è a rischio un pugliese su tre (Istat) ma è anche educativa, abitativa, occupazionale, sociale.
Poi, di fronte ad una fase storica delicatissima per lo sviluppo del territorio, dalle criticità notevoli ma anche dalle opportunità particolarmente evidenti, la comunità brindisina intesa come istituzioni, politica, rappresentanza parlamentare e regionale, parti sociali, associazionismo, scuola, Università, dovrebbe recuperare l’unità d’intenti e procedere con una visione condivisa circa le scelte da compiere.
A partire dalla serie di questioni che richiederebbero una grande capacità contrattuale del territorio, per rendersi capace di elevarne sempre più il livello, insieme con la qualità delle proprie rivendicazioni.
Il riferimento è alle tante incognite che emergono circa la messa a terra del Pnrr, per le riconversioni industriali che a Brindisi si dovranno affrontare per via della transizione energetica, per i nuovi lavori che richiedono rinnovate competenze e riqualificazione professionale, oltreché formazione continua, per la crisi climatica e la siccità che, unitamente agli eventi estremi, continuano a metteresotto stress i settori agroalimentari.
E’ a partire da questo che noi insistiamo nel sostenere come non basti preoccuparsi quanto necessita occuparsene, pronti a condividere percorsi tesi a creare sviluppo, occupazione, crescita sostenibile, rispetto della legalità.
Il territorio brindisino deve, dunque, dimostrarsi sempre più attrattivo, così che chi investe possa trovare servizi adeguati, infrastrutture necessarie materiali e immateriali, un’amministrazione della cosa pubblica che agevoli ed accompagni gli insediamenti produttivi e si mostri attenta a far crescere l’occupazione dei giovani e delle donne.
Giovani e donne, certo, in quanto parte della nostra popolazione che sempre più spesso si allontana dai propri affetti familiari per cercare lavoro altrove o per usufruire di una formazione più consona e magari di eccellenza.
Il messaggio insito nel rapporto della Fondazione Aidp va, dunque, letto e considerato come ennesima sollecitazione alla ripartenza di una città e di un territorio che non possono più consentirsi di rimanere uguali a se stessi.
Quando gli enti preposti abbiano autorizzato un investimento, l’iter conseguente deve procedere più in fretta possibile, come quello concernente il deposito GNL di Edison (ribadendo che i porti che riescono ad assicurare approvvigionamenti di gas saranno più attrattivi rispetto agli altri), giacché non esiste alcuna certezza che la crisi energetica sia stata superata una volta per sempre ed anche considerato che la dipendenza energetica dell’Italia sia passata dalla Russia a quella di altri paesi dove la democrazia e la stabilità istituzionale non appaiono del tutto consolidata.
Inoltre, va considerato che anche la proposta del nuovo PNIEC inviata alla Commissione europea dal MASE, il cui iter di aggiornamento condurrà all’approvazione definitiva del nuovo testo entro giugno 2024, prevede l’essenzialità del gas quale fonte energetica di transizione.
E poi vanno velocizzate tutte le operazioni propedeutiche alla messa a terra dei tanti progetti più volte illustrati dai grandi player industriali del territorio, iniziando da quelli di Enel su rinnovabili e idrogeno a quelli di Enel Logistics per investimenti principalmente sulla logistica e relativi servizi, ricordando quelli di Edison con Saipem e Alboran per la realizzazione di una Hydrogen Valley; ed ancora quelli di Renantis (ex Falk Renewables) e BlueFlot Energy e quelli di ACT Blade su impianti eolici e relative filiere per la costruzione di pale eoliche innovative.
Insomma, c’è necessità di accelerare, soprattutto dopo le recenti affermazioni del Ministro Gilberto Pichetto Fratin, il quale intende anticipare al 2024 la dismissione della produzione a carbone della Centrale Federico II.
Importante, quindi, l’impegno del Governo assunto l’altro ieri, tramite il ministro Urso in question time, di convocare il Comitato di coordinamento, mai convocato dalla sua istituzione avvenuta un anno fa (Dl Aiuti), a seguito di un emendamento presentato dall’On. Mauro D’Attis e dall’On. Alessandro Battilocchio per il rilancio delle attività imprenditoriali, la salvaguardia dei livelli occupazionali, il sostegno dei programmi di investimento dell’area industriale di Brindisi e Civitavecchia, dove insiste la centrale a carbone di Torrevaldaliga.
Annotazione non secondaria è che il suddetto Comitato di coordinamento dovrà contemplare la partecipazione delle istituzioni locali, delle parti sociali e degli operatori economici, oltreché della rappresentanza ministeriale.
Opportunità finora preclusa e lo affermiamo senza remore; soprattutto perché, sul tema della partecipazione, la Cisl guidata dal nostro leader Luigi Sbarra, con la Proposta di legge di iniziativa popolare “Partecipazione al lavoro” che promuove la partecipazione dei lavoratori all’impresa (Art. 46 Costituzione) a sostegno della quale siamo impegnati a tutti i livelli dell’organizzazione nella raccolta delle firme, non intende rimanere ferma di fronte ai poderosi cambiamenti che sta affrontando oggi l’economia e la società nel suo complesso.
Di pari passo va programmata una discussione trasparente e approfondita riguardante altri settori che stanno subendo gli effetti della transizione ecologica e industriale, come la farmaceutica (Euroapi), la chimica verde e, ancora, il settore dell’Aerostrutture che vede a rischio l’intero sito produttivo Dema di Brindisi.
Non c’è territorio in Italia tra i 110 capoluoghi di provincia passati in rassegna dalla Fondazione Aidp ed in particolar modo tra quelli del Mezzogiorno, dove non si stia dimostrando di voler giocare il tutto e per tutto per un presente ed un futuro di sviluppo sostenibile, di occupazione aggiuntiva atteso che il lavoro è parte integrante della vita e della dignità della persona, di salvaguardia dei sistemi produttivi esistenti, di politiche sociali degne di un paese civile, di emancipazione sociale e culturale, di valorizzazione delle proprie peculiarità geografiche, paesaggistiche e delle proprie tradizioni.
Brindisi è tra le città che hanno sicuramente spazi amplissimi di miglioramento ma la condizione da condividere è che tutti i soggetti della concertazione territoriale lavorino per questo scopo, in modo da poter osservare, prima possibile, risultati differenti e di soddisfazione per cittadini, giovani e donne, lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati.