“La bilateralità storicamente sviluppata nel settore agricolo, sia a livello nazionale che territoriale, è un patrimonio fondamentale per le relazioni industriali e sindacali a garanzia di tutele e sostegni per lavoratori e famiglie, ora la sfida è valorizzare ulteriormente il suo ruolo per governare meglio il mercato del lavoro e per rispondere ai bisogni emergenti della persona, e le sperimentazioni positive avviate sui territori lasciano auspicare uno sviluppo virtuoso in questa direzione”.Lo ha detto il Segretario Generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, intervenendo a Roma alla presentazione del Settimo Rapporto Adapt sul welfare contrattuale e aziendale in Italia.”Le molte prestazioni erogate in questi anni con la bilateralità e i fondi a operai e impiegati agricoli – ha aggiunto il sindacalista – sono rivolte in particolare al sostegno al reddito e alla tutela della genitorialità, sia per soddisfare esigenze specifiche di contesti locali che per rispondere a livello macro alle trasformazioni in corso nella nostra società, per favorire la natalità, politiche di pari opportunità, previdenza complementare, ma anche per investire sulla sicurezza e salute e sulle competenze professionali richieste dal fabbisogno del mondo produttivo. Il concetto chiave deve essere un welfare ritagliato da un lato sulla centralità della persona e, dall’altro, sulla contrattazione collettiva e la tutela del bene comune”.”La bilateralità non è un business ma un ecosistema da tutelare e valorizzare e soprattutto da far conoscere ai lavoratori e alle lavoratrici. Oggi – ha denunciato infine Rota – il welfare occupazionale e aziendale è soggetto alle dinamiche delle relazioni industriali, e uno dei rischi maggiori per il settore agricolo è quello del dumping contrattuale, con un possibile peggioramento delle condizioni lavorative. Al Cnel, nell’ambito del settore, risultano depositati 60 Ccnl: dobbiamo evitare che i contratti siglati da soggetti di dubbia rappresentatività indeboliscano il welfare strutturato grazie alla bilateralità e alla contrattazione nazionale e provinciale. Questa sfida fa parte di un rilancio che dobbiamo portare avanti anche con più cultura della previdenza complementare e più cultura del lavoro agricolo, che in Italia si sta perdendo: il settore va reso più attrattivo soprattutto per giovani, donne e lavoratori stranieri attraverso maggiore salario, più tutele e più opportunità di inclusione e partecipazione”.