“La questione delle limitazioni definite a livello europeo, col green deal, doveva essere accompagnata già da molti anni da una serie di interventi per rendere sostenibile, dal punto di vista sociale e industriale, questo passaggio tecnologico epocale che sta investendo la mobilità”. Così il Segretario nazionale FIM Ferdinando Uliano oggi a Modena- tutto quello che non è stato definito a livello europeo e non è stato per nulla affrontato in Italia lo ha fatto, – continua Uliano – la Cina con un approccio sistematico all’elettrico, i cinesi hanno operato per la dotazione delle infrastrutture di ricarica, per la componentistica per le macchine elettriche (batterie, semiconduttori, elettronica per la connettività), per la guida autonoma. Il risultato è che la Cina è in surplus produttivo sull’elettrico e sta aggredendo i mercati europei con una vera operazione di dumping. Ora ci dobbiamo difendere, la situazione di crisi che si è determinata in Vw e Audi evidenzia che il problema non è solo italiano, c’è la necessità – sottolinea Uliano – di costruire un fondo europeo – una sorta di Next generation Eu per l’automotive – per affrontare in modo importante, sostenibile socialmente e industrialmente, tutto il percorso di transizione verso l’elettrico. Servirebbe poi – dice Uliano – senza fare passi indietro sull’elettrico, quantomeno la modifica del regolamento (UE) 2019/631 per quanto riguarda il rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi per evitare il completo collasso delle aziende europee per via delle multe.
Il Segretario FIM sottolinea poi – come la scelta del governo italiano di aver cancellato 4.5 miliardi del fondo automotive già insufficiente è sbagliata – chiediamo dice – al Governo non solo di ripristinare quelle risorse ma di potenziare il fondo. Per questo è fondamentale riprendere il confronto a Chigi con il Stellantis e tutta la filiera della componentistica per salvare uno dei settori più importanti del nostro sistema produttivo. Ci aspettiamo su questo fronte anche una presa di posizione da parte di Confindustria nel chiedere al Governo non solo il ripristino e potenziamento del fondo ma anche di sostenere la vertenza a Palazzo Chigi.
Per quanto riguarda Maserati – Uliano ricorda – come il marchio rappresenti l’unico di lusso all’interno di Stellantis è indegna la fine che gli stanno facendo fare. Negli ultimi tre anni – dice – sono state fatte molte scelte sbagliate, non è un caso che Tavares venga oggi a Modena dove la situazione è molto grave. Qui si sono stati persi volumi importanti rispetto ad un brand che è stato in grado, con Marchionne, di generare parecchia marginalità a Fiat Chrysler.
Nonostante ciò – conclude Uliano – la strada è obbligata: Stellantis non deve uscire o ridimensionare Maserati, piuttosto investire su nuovi modelli. Vanno anticipati i lanci produttivi previsti negli anni futuri e fatti investimenti sul marketing.