“La capacità di esportare, finora fiore all’occhiello dell’area metropolitana fiorentina, per colpa dei dazi statunitensi rischia di diventare il nostro tallone d’Achille, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Siamo la seconda provincia italiana più esposta. Chi ha responsabilità politica si attivi velocemente.” A dirlo è il segretario generale Cisl Firenze-Prato, Fabio Franchi, che lancia un grido d’allarme alle istituzioni nazionali ed europee.“Abbiamo sempre apprezzato e conosciuto la capacità dell’export della nostra Città metropolitana – dice Franchi – ma oggi tutto ciò, dopo l’ennesimo annuncio di nuovi dazi da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, impone a coloro che hanno ruolo di responsabilità politica di attivarsi velocemente e senza particolari titubanze perché sono a rischio centinaia di imprese e migliaia di dipendenti in un contesto produttivo già fragile. “ “Varie recenti indagini statistiche e report, pubblicate da Camera di Commercio di Firenze, Banca d’Italia e Irpet, ci dicono che Firenze è la 3 provincia in Italia per volumi esportati, nel 2024 circa 24,5 miliardi; che gli Stati Uniti da sempre sono il nostro primo mercato di riferimento, con oltre 6 miliardi di export e che per quel mercato Firenze è solo dietro Milano. Questi dati e questo apprezzamento delle nostre imprese fa sì che Firenze sia la seconda provincia d’Italia a più esposta alle ricadute nefaste dei dazi trumpiani. I settori più a rischio sono quelli del farmaceutico, della moda (già fortemente indebolita dalla crisi del settore), della meccanica dell’agroalimentare, del vino. “Spetta anche a noi sindacati e alle parti datoriali – aggiunge Franchi – vivere questo periodo come una necessaria verifica dell’assetto produttivo della nostra Città metropolitana: la ridotta dimensione aziendale, gli scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, l’innovazione del prodotto, la questione salariale, il ruolo dei giovani nelle aziende e la valorizzazione del loro sapere devono stare al centro di un nuovo patto di responsabilità sociale.”