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Ex-Ilva. Uliano (Fim Cisl): “Contrasteremo ogni decisione volta a determinare oltre 7.000 licenziamenti. Il Governo e tutte le forze politiche agiscano per concretizzare l’unico piano sostenibile per salute, ambiente e occupazione”

Pubblicato il 7 Ago, 2025

“La decisione del sindaco Bitetti e della sua maggioranza di non sostenere il piano di decarbonizzazione dell’ex-Ilva che prevede in otto anni, la realizzazione di quattro forni elettrici, quattro impianti DRI e la fornitura di gas attraverso una nave rigassificatrice, condanna lo stabilimento di Taranto alla perdita di oltre 7.000 posti di lavoro, tra dipendenti diretti e dell’indotto”. E’ quanto dichiara il Segretario Generale Fim-Cisl. Ferdinando Uliano in una nota che così prosegue:

“Si tratta di una scelta non condivisa dalle lavoratrici e dai lavoratori di Taranto e degli altri stabilimenti del gruppo ex-Ilva e vede la ferma opposizione della Fim-Cisl e delle altre forze sindacali. È una scelta che se fosse attuata avrebbe pesanti ripercussioni economiche e sociali per il territorio, mettendo a rischio un asset strategico per l’industria nazionale come quello siderurgico e blocca un intervento atteso da anni su ambiente e salute.

Nessuno: né il Governo, né la sua maggioranza, né le forze di opposizione può avallare una decisione tanto scellerata.

Esiste un interesse generale e del Paese che va difeso e tutelato con responsabilità da tutte le forze politiche e sociali del Paese.

Per questo, il 29 agosto abbiamo chiesto, insieme a Fiom e Uilm, un incontro con tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, che in queste ore hanno già espresso disponibilità al confronto.

Lo abbiamo ribadito con chiarezza nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi e lo abbiamo messo nero su bianco nei documenti ufficiali: il piano da noi sostenuto prevede 4 forni elettrici (3 a Taranto e 1 a Genova), 4 impianti DRI a Taranto, e la garanzia della fornitura di gas, anche attraverso una nave rigassificatrice, in assenza di alternative concrete.

Quello che non comprendiamo è  perché in altre aree del Paese, come Piombino, soluzioni simili siano state rese possibili anche grazie all’intervento di un commissario straordinario.

La transizione ecologica e industriale, da attuarsi nell’arco degli 8 anni previsti, permette una gestione sostenibile sul piano ambientale, della salute e sociale. È una proposta avanzata dal sindacato proprio per consentire il tempo necessario a realizzare gli investimenti strategici ed evitare impatti devastanti sull’occupazione. Serviranno risorse importanti, da individuare sia nel contributo dei privati, sia nell’intervento diretto dello Stato, a garanzia dell’intero piano industriale.

Se si continuerà con questo atteggiamento irresponsabile da parte della politica, si aprirà una fase di forte conflittualità sociale. La Fim-Cisl e le altre forze sindacali non resteranno in silenzio, metteremo in campo ogni forma di mobilitazione, manifestazioni e scioperi, per impedire i licenziamenti e fermare quello che sarebbe un vero e proprio delitto industriale”.” conclude la nota.

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