“La contrattazione sociale è a tutti gli effetti la chiave per rispondere ad una delle più grandi sfide del nostro tempo. Dal nostro punto di vista, forse la più grande”. Così la Segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola all’auditorium di via Rieti oggi a Roma in chiusura del seminario sul RAPPORTO Cisl 2025 “Contrattare e partecipare. il Coraggio della contrattazione sociale”. “Vale a dire, – ha spiegato la leader della Cisl a capacità di definire la qualità e i vincoli sociali nei processi di crescita, di stabilire un nuovo rapporto tra etica ed economia, tra valori ed efficienza nell’uso e nella distribuzione delle risorse. E’ l’impegno a rispondere a quel grido che solo pochi giorni fa Papa Leone XIV ha rivolto al mondo, contro l’intollerabile aumento dei divari tra i ricchi e chi vive del proprio salario. La contrattazione sociale è leva di sostenibilità, motore sussidiario che connette i molteplici interessi territoriali a una strategia complessiva di bene comune e di sviluppo. Rappresenta una dimensione decisiva di partecipazione, entro cui lavoratori e pensionati, insieme, contribuiscono alla modernizzazione del Paese. Perché ciò accada, la contrattazione sociale deve svilupparsi anche oltre la frontiera del welfare e della fiscalità locale, con l’obiettivo di collegare queste politiche a quelle dello sviluppo, del lavoro, della formazione, delle infrastrutture e dell’ambiente”.
Il Rapporto 2025 sulla contrattazione sociale territoriale presentato questa mattina dalla Cisl all’Auditorium Carlo Donat-Cattin di Roma, si esplica con Accordi e Intese tra organizzazioni sindacali e, prioritariamente Istituzioni locali, per la tutela e il benessere delle comunità, nel quadro dello sviluppo sostenibile. Il volume aiuta a cogliere gli aspetti che qualificano la contrattazione sociale e la rendono distintiva e strategica all’interno dell’azione di rappresentanza sociale della Cisl, di cui costituisce un elemento la cui conoscenza e valorizzazione è decisiva per l’intera organizzazione.
I dati del triennio 2022- 2024, raccolti nell’Osservatorio Cisl, sono elaborati dai professori Rosangela Lodigiani, Egidio Riva e Massimiliano Colombi, del Centro di ricerca WWELL di Università Cattolica di Milano e presentati in cinque capitoli che gettano luce sugli elementi distintivi della contrattazione sociale di prossimità di cui vi è evidenza nel nostro Paese e ne individuano le principali linee di trasformazione.
Il Rapporto 2025 fotografa un sistema della contrattazione sociale di prossimità in trasformazione: meno esteso in termini quantitativi rispetto al passato, ma più articolato e diffuso sul piano territoriale. Dal 2013 l’Osservatorio ha raccolto oltre 11 mila accordi. Nel 2024 sono stati censiti 599 documenti (testi di accordi, intese, verbali) in aumento rispetto al 2023 (+2,0%) e al 2022 (+10,9%), ma ancora lontani dai livelli registrati tra il 2015 e il 2019, quando la media annua superava i 900 accordi. Nel triennio 2022-2024 sono stati siglati 1726 accordi di contrattazione sociale, in media sono stati coinvolti 740 Comuni ogni anno e 13,4 milioni sono state le persone interessate dagli accordi.
La distribuzione territoriale vede la Lombardia confermarsi l’area più attiva (199 documenti, pari a un terzo del totale), ma con un peso in calo rispetto al passato. Crescono invece significativamente Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Veneto, a conferma di un radicamento sempre più diffuso della pratica concertativa.
Per quanto riguarda invece la tipologia e durata degli accordi i tre quarti dei testi sono intese o accordi formali, applicati in larga parte a livello comunale (78,3%). La durata è generalmente breve: l’81% ha validità fino a 12 mesi, il 15% fino a 24 mesi.
Ciascun documento comprende mediamente dieci azioni di politica pubblica, con un ventaglio che spazia dal welfare sociale (anziani, famiglia, disabilità, istruzione) al fisco, fino alla coesione territoriale. Le aree più ricorrenti nel 2024 riguardano gli anziani (15,2%), la famiglia e i minori (11,7%), il fisco (11,1%) e le politiche per la coesione e il territorio (10,0%). Le azioni privilegiano i trasferimenti in natura (beni e servizi), presenti in oltre la metà dei casi.
Solo un terzo delle misure è universalistico; la maggioranza richiede criteri selettivi o categoriali, basati su reddito, età o condizioni familiari. Le famiglie sono i principali destinatari (29,5%), seguite da minori, anziani e persone con disabilità.
La finalità prevalente rimane la salvaguardia delle politiche esistenti (45,7%), ma cresce la quota di azioni incrementali (28,8%), orientate ad ampliare risorse e beneficiari. Residuali le misure peggiorative.
In conclusione possiamo evidenziare come la contrattazione sociale di prossimità in Italia mostri segni di maturità e innovazione: si diversifica territorialmente, amplia i contenuti, risponde a bisogni emergenti (non autosufficienza, conciliazione vita-lavoro, violenza di genere, integrazione sociosanitaria). Allo stesso tempo, permane la sfida di consolidare il dialogo sociale in un’ottica di lungo periodo, rafforzando la coerenza e la sostenibilità delle agende locali.
“La contrattazione sociale territoriale è il cuore della nostra responsabilità sindacale, è lo strumento che porta risultati concreti nella vita delle persone: più sanità di prossimità, più sostegni per la non autosufficienza, più attenzione al tema della casa con affitti equi e soluzioni di co-housing”, ha sottolineato Roberto Pezzani, segretario generale FNP CISL. “Questi sono solo alcuni temi di contrattazione sociale con cui costruiamo comunità più solide, contrastiamo le solitudini, rafforziamo il welfare locale. I pensionati diventano così protagonisti attivi di una sostenibilità che non resta un principio astratto, ma si traduce in progetti, servizi, diritti e in un futuro più giusto per tutti”.