“Se venissero confermate le indiscrezioni riportate da alcune fonti giornalistiche, secondo cui le uniche offerte presentate per l’intero perimetro Ilva — da parte dei fondi Bedrock Industries e Flacks Industries — prevederebbero la salvaguardia di appena 2.000 lavoratori a Taranto e poco più di 1.000 negli altri siti italiani, il nostro giudizio non può che essere di assoluta, durissima contrarietà”. Lo dichiara il Segretario Generale Fim-Cisl Ferdinando Uliano in una nota che così prosegue:
“Un piano che taglia fuori oltre 7.500 lavoratori non è rilancio industriale: è smantellamento. È un progetto di pura dismissione che genererebbe un dramma sociale senza precedenti. A questo si aggiungerebbe un impatto devastante sull’indotto, con tagli stimabili attorno al 70%.
Il governo non dovrebbe neanche prendere in considerazione un’offerta simile. Per questo ribadiamo l’urgenza di una convocazione immediata da parte della Presidenza del Consiglio: non è più accettabile attendere oltre. Quando gli imprenditori privati si tirano indietro dalle proprie responsabilità, è lo Stato che deve assumere un ruolo diretto, aggregando attorno a sé anche altri soggetti privati. È questa l’unica strada percorribile per rilanciare davvero il gruppo ex Ilva, e va imboccata senza tentennamenti.
È indispensabile riattivare al più presto gli altri due altiforni, affiancandoli all’Altoforno 4 — oggi unico in esercizio — per aumentare i volumi produttivi e ridurre le perdite legate all’attuale sottoutilizzo. Serve accelerare immediatamente la ripartenza dell’Altoforno 2 e, non appena sarà dissequestrato, riavviare anche l’Altoforno 1.
Il nostro obiettivo resta chiaro: decarbonizzazione e una produzione che raggiunga 6 milioni di tonnellate a Taranto e 2 milioni negli stabilimenti del Nord. Non accetteremo scelte che mettano in discussione la sopravvivenza degli stabilimenti e che distruggano occupazione.
Per questo abbiamo già deciso un calendario di assemblee e siamo pronti a mettere in campo iniziative di sciopero”.