Un’indagine approfondita della CISL Romagna sui dati INPS delle partite IVA in Emilia-Romagna rivela un quadro allarmante: dal 2015 al 2024, la regione ha visto una drastica contrazione di 56.968 partite IVA, segnando un calo del 16,8%. Questa emorragia silenziosa del tessuto imprenditoriale locale, che colpisce in particolare artigiani e commercianti, è un fenomeno che merita attenzione e analisi, poiché riflette una profonda trasformazione economica e sociale.
La contrazione delle Partite IVA: un fenomeno diffuso
I numeri sono chiari e non lasciano spazio a interpretazioni. Nel 2015, l’Emilia-Romagna contava una media annuale di 339.438 partite IVA, scese a 282.470 nel 2024. Il calo ha interessato in modo significativo sia gli artigiani, il cui numero è passato da 173.029 a 135.235, sia i commercianti, scesi da 166.409 a 147.235 nello stesso periodo. La perdita si riscontra in modo marcato nelle principali province della regione.
Le province più colpite: un’analisi dettagliata
- Forlì-Cesena: Questa provincia è l’emblema della crisi, con un calo del 20,8% nel numero di partite IVA, scese da 32.844 a 27.125. Il settore artigianale ha subito il colpo più duro, passando da 17.385 a 13.646 partite IVA.
- Rimini: Anche la provincia di Rimini non è stata immune da questa tendenza. Tra il 2015 e il 2024, ha perso il 16% delle sue partite IVA, scese da 35.064 a 29.422. La perdita più evidente riguarda gli artigiani, il cui numero è calato da 14.045 a 10.908.
- Ravenna: Simile la situazione a Ravenna, dove il calo totale delle partite IVA si attesta al 16,5%, passando da 27.520 a 22.977. Gli artigiani hanno visto il loro numero diminuire da 13.568 a 10.788, una perdita che ha un impatto diretto sull’economia della provincia.
“I dati dell’indagine di CISL Romagna ci invitano a riflettere su una trasformazione profonda del lavoro autonomo in Emilia-Romagna – afferma Federica Ricci (Segretaria regionale FELSA CISL Emilia-Romagna con delega ai lavoratori autonomi e atipici) -. La riduzione del numero di partite IVA, soprattutto tra artigiani e commercianti, racconta di un tessuto produttivo che cambia e che richiede politiche nuove per accompagnare questa evoluzione. Dietro quei numeri ci sono persone: artigiani, commercianti, professionisti che spesso operano in solitudine, senza reti di sostegno e con un livello di protezione sociale ancora troppo fragile. Questa diminuzione non va letta solo come “declino”, ma anche come segnale di cambiamento. L’economia evolve, nascono nuove professioni, si moltiplicano attività legate al digitale e cresce la mobilità tra lavoro dipendente e autonomo. In questo scenario, la vera sfida è non lasciare nessuno solo, garantendo rappresentanza e tutele a chi sceglie di intraprendere la strada dell’autonomia.Proprio per questo, come Vivace CISL – continua la Segretaria -, crediamo che il punto centrale sia la rappresentanza: dare voce a queste persone, fare in modo che i loro bisogni trovino spazio nei tavoli istituzionali, nei percorsi di welfare e nelle politiche attive. Non si tratta di difendere un “modello del passato”, ma di accompagnare la trasformazione, rafforzando le tutele e riconoscendo pienamente il valore sociale ed economico di chi lavora in proprio”.“Un esempio concreto è l’ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), primo segnale di sostegno al reddito in caso di crisi per i professionisti iscritti alla Gestione Separata INPS. Una misura che va resa più semplice ed efficace, ma che ha aperto la strada a un nuovo modo di guardare al lavoro autonomo. Su questa linea si inserisce la proposta di legge elaborata in sede CNEL, a cui Vivace ha contribuito, che porta con sé innovazioni concrete su congedi, maternità e welfare”.“Chi lavora in autonomia affronta spesso un contesto competitivo e burocraticamente complesso, senza strumenti adeguati di protezione: per questo la rappresentanza diventa decisiva. Senza una voce forte, gli autonomi rischiano di restare invisibili nelle scelte politiche e istituzionali”.“La diminuzione delle partite IVA ci interroga e ci responsabilizza: non possiamo accettarla come una “naturale evoluzione” – conclude Federica Ricci -. Dobbiamo invece costruire nuove condizioni perché intraprendere non significhi instabilità, ma possibilità, crescita e riconoscimento. È su questa sfida che Vivace continuerà a misurarsi, con l’obiettivo di valorizzare pienamente il lavoro autonomo e professionale nelle nostre comunità”.