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Ex Ilva. Fim Fiom Uilm: al via le assemblee per organizzare lo sciopero del 16 ottobre

Pubblicato il 9 Ott, 2025

Nella giornata di ieri si sono tenute le assemblee presso gli stabilimenti ex Ilva di Genova e Novi Ligure, mentre lunedì pomeriggio scorso si è svolta presso il sito di Racconigi. Sempre nel pomeriggio di ieri a Taranto si è riunito il consiglio di fabbrica allargato alle confederazioni e alle rappresentanze intercategoriali dell’indotto del territorio. Fim, Fiom, Uilm e la RSU di tutti gli stabilimenti stanno informando i lavoratori sulle motivazioni dello sciopero del prossimo 16 ottobre e preparando la mobilitazione in risposta al silenzio del Governo rispetto alle richieste sindacali per la riconvocazione del tavolo di crisi su ex ILVA presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e al grave atto unilaterale, da parte del ministero del Lavoro, sulla concessione della cassa integrazione di lunedì 29 settembre che ha autorizzato l’incremento del 50% delle unità in CIGS da 3062 a 4450 senza accordo da parte di Fim Fiom Uilm.

Nei prossimi giorni si procederà con i siti lombardi, veneti e campani, ma soprattutto lunedì 13 ottobre partiranno le assemblee presso il sito di Taranto che si concluderanno il giorno 15. Assemblee in preparazione della mobilitazione che culminerà in tutti gli stabilimenti in tutta Italia il giorno 16 ottobre prossimo con lo sciopero nazionale di tutto il gruppo.

Nelle assemblee che si sono già svolte, molto partecipate, che hanno visto le lavoratrici e i lavoratori diretti e dell’indotto protagonisti della discussione, è emersa la piena consapevolezza della gravità della situazione che mai così prima d’ora si è raggiunta: l’incertezza sulla continuità produttiva e l’incognita sulla cessione del gruppo dopo aver appreso, a mezzo stampa, le sole offerte di fondi finanziari “speculativi” per l’intero asset.

Abbiamo ascoltato le difficoltà dei lavoratori, ma non la rassegnazione, con grande dignità è emersa ovunque la volontà di riscatto e di voler riprendere la mobilitazione per riavere il tavolo a Palazzo Chigi per discutere del proprio futuro e del futuro degli stabilimenti. È emersa la volontà di affermare chiaramente che non è con le indiscrezioni sulla stampa e le dichiarazioni dei Ministri che si risolverà la vertenza sulla pelle dei lavoratori. Soprattutto è emerso che non verrà accettato lo spezzatino del gruppo, il capitale pubblico dovrà impegnarsi nell’azienda per garantire la transizione ed i livelli occupazionali e che non verranno accettate speculazioni sui territori né sulle attività siderurgiche o collocazioni a tempo indeterminato in cassa integrazione.

Infine, la consapevolezza che senza un tavolo di trattativa a Palazzo Chigi non potranno risolversi nemmeno le questioni relative ai lavoratori di Ilva in AS e indotto, esigenze di formazione, di ricollocazione e di poter reinventarsi professionalmente rispetto alle attività siderurgiche. Procederemo con le ulteriori assemblee.