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Veneto. Convegno della Federazione delle costruzioni della Cisl “Confini del lavoro. Immigrazione, salute e sicurezza” a Grisignano di Zocco. Indagine sullo stress dei lavoratori dell’edilizia

Pubblicato il 24 Ott, 2025

Quanto incidono lo stress, il disagio sul posto di lavoro, la conflittualità con colleghi e superiori e gli effetti di una cattiva organizzazione sull’incidenza degli infortuni sul lavoro nel settore edile del Veneto? È la domanda a cui ha dato alcune risposte il convegno organizzato dalla Filca Cisl del Veneto che si è tenuto oggi a Grisignano di Zocco (Vicenza) nell’ambito della “Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro” (20-24 ottobre). “Confini del lavoro. Immigrazione, salute e sicurezza” il titolo dell’iniziativa che ha riunito i Consigli generali di Filca Padova-Rovigo, Vicenza e Verona, con la presenza dei rispettivi segretari generali Rosolino Coniglio, Lorenzo D’Amico e Michela Benati. Al centro della riflessione, i dati emersi dal rapporto finale della Ricerca sullo stress lavoro correlato nell’edilizia veneta elaborata dallo psicologo Alberto Rigato nell’ambito di un progetto che ha visto la collaborazione delle Scuole Edili delle province del Veneto, in particolare il Centro per la Formazione e Sicurezza di Belluno. L’indagine presentata nel corso del convegno Filca ha coinvolto a livello regionale 2.649 lavoratori edili, 14 datori di lavoro, 7 focus group, con l’utilizzo di questionari che hanno indagato indicatori fisici, emotivi, comportamentali, di relazioni familiari, di abitudini, di impegno nella gestione della sicurezza, coinvolgimento dei dipendenti, percezione delle regole, numero di incidenti. Decisamente allarmanti i dati emersi: la percentuale di disagio dichiarato è superiore al 40%. La metà dei lavoratori afferma di andare a lavorare anche quando sta male, di sentirsi afflitto da preoccupazioni, di far fatica a sentirsi rilassato, di lavorare fino a tardi. Più del 57% soffre di mal di schiena. In materia di sicurezza, il 41,45% del campione ammette di essere stato esposto a un incidente mancato (near miss) sul lavoroil 61% considera normale la necessità di correre dei rischi per portare a termine il lavoro e per i tre quarti del campione non tutte le norme in materia di salute e sicurezza vengono seguite in modo rigoroso. I primi a chiudere gli occhi, di fronte a procedure non rispettate, per il 54,59% del campione, sono i supervisori. “Il settore delle costruzioni è storicamente segnato da un numero elevato di incidenti sul lavoro – sottolinea Marco Potente, segretario generale della Filca Cisl Veneto –. Per ridurre davvero gli infortuni è necessario andare oltre gli adempimenti formali e indagare a fondo le cause profonde, comprese quelle legate all’organizzazione del lavoro e ai nuovi fattori di rischio. Tra questi c’è lo stress lavoro correlato, un aspetto spesso sottovalutato ma sempre più presente in un comparto caratterizzato da carichi elevati, tempi stretti, crescente flessibilità e una forte presenza di lavoratori stranieri, che sono la metà del totale degli addetti. A questo si aggiunge la precarietà, che colpisce soprattutto i lavoratori stranieri: in 15 anni i contratti a termine nel settore edile veneto sono passati per gli stranieri dal 39% al 71%, con evidenti ripercussioni sulla formazione, ma anche sul benessere e sulla lucidità di chi lavora nei cantieri. Tutto ciò dimostra che la qualità e l’organizzazione del lavoro sono parte integrante della sicurezza. La debolezza organizzativa si traduce in maggiore stress e, di conseguenza, in un aumento dei rischi. Per questo la Filca Cisl sostiene con convinzione l’importanza dalla legge sulla partecipazione, promossa dalla Cisl e recentemente approvata dal parlamento, che promuove il coinvolgimento diretto dei lavoratori nella gestione delle imprese. Solo attraverso una reale partecipazione si possono infatti migliorare i processi organizzativi e costruire ambienti di lavoro più sicuri e sostenibili”. Nel corso dell’evento, che nei prossimi mesi sarà riproposto nelle province di Belluno, Treviso e Venezia, è stata presentata dalla Fondazione Corazzin la ricerca “Immigrazione, età e sicurezza. Chi costruirà il futuro dell’edilizia veneta?” ed è stato approfondito il progetto STAi (Sinergie Territoriali di Accompagnamento all’Inclusione) promosso dalla Cisl Vicenza attraverso un confronto con il suo responsabile Franco Balzi. In un contesto veneto caratterizzato da una graduale diminuzione e invecchiamento della popolazione e della forza-lavoro, la ricerca evidenzia come nel 2040 il Veneto perderà 553mila persone in età da lavoro, il che, tradotto in occupazione, significa circa 390mila lavoratori in meno: un vuoto demografico che il mercato del lavoro non potrà colmare senza la presenza di cittadini stranieri, che nel settore delle costruzioni rappresentano il 49% della forza-lavoro, con nazionalità di prevalenza romena e marocchina. Il 71% dei lavoratori stranieri in edilizia ha un contratto a tempo determinato, e appena uno su cinque un contratto stabile.Alla fine di agosto 2025 le denunce di infortunio totali in Veneto risultano 46.410, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2024 quando erano 45.989. Nel settore delle costruzioni le denunce sono in aumento: erano 2.833 nei primi otto mesi del 2024 e ben 2.995 nei primi otto mesi di quest’anno. Per quanto riguarda le province venete, da gennaio ad agosto 2025, è Verona a registrare il numero più alto di denunce di infortunio (9.313), seguita da Padova (9.058), Vicenza (8.585), Treviso (8.227), Venezia (8.014), Belluno (1.831) e Rovigo (1.382). Le denunce dei lavoratori stranieri sono 12.394; 32 i lavoratori stranieri deceduti su un totale di 76.  Il picco degli incidenti è nel giorno del rientro al lavoro dopo il weekend, il lunedì, a evidenziare l’importanza di politiche di prevenzione e di equilibrio vita-lavoro, volte a favorire un recupero psico-fisico adeguato e una maggiore attenzione nei momenti di ripresa dell’attività. Proprio sul fronte delle strategie di prevenzione una proposta concreta arriva da Filca Vicenza: “Durante la pandemia erano stati fatti dei protocolli aziendali per la prevenzione del contagio, studiati in modo specifico secondo le caratteristiche delle singole aziende – ricorda il segretario provinciale Lorenzo D’Amico -. Riprendendo quell’esperienza, intendiamo proporre alle singole aziende di studiare insieme dei protocolli personalizzati, sulla base del tipo di lavorazioni e delle peculiarità organizzative e logistiche di ciascuna. Allo stesso tempo, sempre a livello aziendale dobbiamo porre in essere tutti quegli strumenti che possono essere utili a ridurre lo stress, perché le ricerche condotte dimostrano che ha un ruolo importante, anche se non sempre evidente, in molti incidenti, anche mortali, favorendo disattenzioni che possono risultare fatali”.  Sempre nell’ottica di favorire l’inserimento lavorativo e l’integrazione sociale dei lavoratori stranieri, durante i lavori è stata infine presentata l’attività condotta da Cisl Vicenza tramite il progetto STAI (acronimo di Sinergie Territoriali di Accompagnamento all’Inclusione), che attraverso gli sportelli di Vicenza e Arzignano offre assistenza a costi calmierati per le pratiche di cittadinanza e allo stesso tempo funge da piattaforma sulla quale saranno gradualmente costruiti altri servizi e iniziative per l’orientamento, la formazione e il lavoro in un’ottica di integrazione.