In occasione dell’Assemblea di Federacciai a Bergamo, il Presidente di Federacciai Gozzi ha avuto parole dure rispetto alle vertenze di Piombino e ex Ilva. Dando seguito a quanto dichiarato da Gozzi riteniamo che sia necessario un confronto vero, a livello di Paese, tra il Governo e chi sa fare l’acciaio in Italia.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che le critiche del Presidente Gozzi, al di là delle motivazioni più o meno condivisibili, non trovano ragioni nel momento in cui, gli investitori italiani sono stati assenti con proposte e progetti credibili per rilanciare i due importanti poli siderurgici.
A Piombino, come organizzazioni sindacali, abbiamo sostenuto con forza l’unico progetto che dava respiro a quell’area siderurgica ed ai lavoratori e siamo pronti a cogliere la sfida di Federacciai visto che c’è ancora da risolvere l’altra metà del polo siderurgico toscano che riguarda le promesse vane e mai concluse da parte di JSW. Se Il Presidente vuol confrontarsi con noi per dare una risoluzione a questa vertenza noi ci siamo.
Per quanto riguarda poi l’ex-Ilva, le parole del presidente Gozzi, secondo cui “oggi non esistono più le condizioni per fare industria dell’acciaio e che bisogna preparare un piano sociale”, ci trova completamente contrari e lo ribadiremo anche oggi nel vertice a Palazzo Chigi.
Noi non lasceremo indietro nessun lavoratore, gli ammortizzatori di lunghissima durata per l’Ilva, non sono la soluzione. Bisogna piuttosto lavorare per rilanciare la produzione e il lavoro attraverso gli investimenti e ridare dignità e benessere, non assistenzialismo, ai lavoratori e alle loro famiglie, oltre che alla comunità locale.
Conveniamo però su un punto con Gozzi – soprattutto nel caso di Taranto – ovvero che la politica locale, deve definitivamente, seriamente e senza doppi giochi e alibi fare la propria parte.
Come sindacato diciamo a gran voce agli acciaieri italiani e al presidente Gozzi che se vogliono rilanciare l’industria siderurgica italiana e sostenere seriamente queste due importanti realtà produttive, che il sindacato c’è e i lavoratori ci sono, ma ognuno deve fare la sua parte, non con con le dichiarazioni ma con fatti concreti.


