“Come abbiamo più volte denunciato, la situazione tra i lavoratori dell’ex Ilva sta diventando sempre più incandescente sul piano sociale, e rischia di precipitare se non si individua rapidamente una soluzione che scongiuri il ridimensionamento e la chiusura dei siti”. E’ quanto si legge nella nota del Segretario generale Fim-Cisl Ferdinando Uliano
Dopo l’annuncio del cosiddetto “ciclo corto” da parte del Governo, con la decisione di interrompere alcune attività, fermare le batterie di cokefazione e l’aumento dei lavoratori inattivi, si è generata una situazione estremamente grave, che ha fatto esplodere forti tensioni sociali nei territori.
Il “piano a ciclo corto” assomiglia più a un piano a “vita corta” e non può essere preso in considerazione. Chiediamo al Governo di garantire il finanziamento della gestione ordinaria, come più volte assicurato negli incontri a Palazzo Chigi. Si interrompa o si sospenda il piano presentato e si riapra contestualmente un confronto presso la Presidenza del Consiglio: non è accettabile che non vengano ascoltate le istanze dei lavoratori dell’ex Ilva.
Mentre altri Paesi in Europa stanno intervenendo direttamente, con un’azione pubblica decisa, per mettere in sicurezza un asset strategico come la produzione di acciaio, noi continuiamo a inseguire offerte improbabili, prive di reali piani industriali di rilancio e decarbonizzazione, adottando nel frattempo un piano miope e limitato che ci porta dritti alle dismissioni.
Serve un forte investimento pubblico che riqualifichi e rilanci gli impianti produttivi, rendendo ambientalmente sostenibile la produzione dell’acciaio, senza immaginare ulteriori riduzioni o “spezzatini”. Se non si interviene subito il nostro Paese rischia di perdere sovranità industriale in un settore strategico come quello siderurgico e non possiamo permettercelo”.


