CGIL CISL UIL, lanciando un grido di allarme, manifestano fortissima preoccupazione per l’ormai imminente scadenza del 31 dicembre, data prevista per il phase out della Centrale Enel Federico II, senza che ancora il Governo nazionale abbia prodotto misure adeguate, contrariamente a quanto assicurato, per una transizione industriale ed energetica che, in questo territorio, possa determinare prospettive certe sui versanti della rioccupazione dei lavoratori dipendenti diretti e dei sistemi indotto e appalto e scongiurare ricadute negative sulla coesione sociale. In questi mesi, le confederazioni territoriali sono intervenute, con grande senso di responsabilità, mettendo in guardia dal rischio che la transizione in corso dismetta gli attuali processi senza generare fin da subito nuove prospettive certe.
E’ per tali ragioni che sollecitano, ancora una volta, le istituzioni locali, regionali e nazionali a farsi carico, urgentemente, di tale vertenza che concerne il futuro non solo dell’intera Area di Cerano ma anche dell’intero sistema industriale di Brindisi, come dimostra emblematicamente il caso dei lavoratori SIR, giunti agli ultimi giorni di cassa integrazione guadagni e prossimi ai licenziamenti a fine mese, senza che alcun percorso alternativo di ricollocazione sia stato individuato e, dunque, senza alcuna possibilità di reddito futuro per loro e per le rispettive famiglie. Le rassicurazioni ricevute rischiano di rimanere pure illusioni così come i progetti in cantiere. I proclami devono essere seguiti dai fatti e oggi, nei fatti, i lavoratori SIR non hanno più un futuro.
CGIL CISL UIL insistono, da tempo, affinché siano programmati e finanziati, con la massima urgenza, percorsi di formazione indennizzati per tutti i lavoratori già impegnati a Cerano, per i quali non si intravedono alternative occupazionali, mentre rivendicano una decisa accelerata sui progetti di reindustrializzazione annunciatiche, però, presentano tempistiche troppo lunghe per un agevole e graduale passaggio dell’attuale forza lavoro della Centrale Federico II verso altri processi industriali.
In assenza di atti ufficiali del Governo, dunque, non si è ad oggi nelle condizioni di gestire le tempistiche progettuali se non in modalità straordinaria, con risposte che siano immediate, così come lo sono i licenziamenti e le richieste di cassa integrazione.
Soprattutto non è più rinviabile una chiara, netta ed univoca posizione tra Governo ed Enel sul futuro della stessa Centrale di Brindisi. Non è più rinviabile che i ministeri coinvolti (MIMIT, MASE, Ministero del lavoro) si raccordino per delineare il futuro dell’area, al fine di dare le giuste risposte al territorio e a tutte le lavoratrici e i lavoratori che, da troppo tempo, vivono con l’ansia di non avere un futuro lavorativo certo.
Pur prendendo atto degli scenari internazionali di incertezza e del quadro Strategico Energetico Nazionale in evoluzione, continua a non essere comprensibile come un impianto dell’importanza di Cerano non sia oggetto di una politica industriale ed energetica di prospettiva.
A prescindere dalle decisioni che si vorranno assumere è necessario, allora, che venga fatta chiarezza subito circa le sorti dell’impianto.
CGIL CISL UIL, al fine di trovare immediata soluzione alla vertenza SIR e alla salvaguardia dei lavoratori dell’appalto, nell’ottica della corresponsabilità e del dialogo tra tutte le parti coinvolte rinnovano la necessità di un confronto immediato, presso Confindustria Brindisi, con Enel stanti le mancate risposte all’ultimo incontro del 2 dicembre u.s.. Che sia un confronto risolutivo, con quel senso di responsabilità che le organizzazioni sindacali territoriali hanno da sempre mostrato e che sono certi pervaderà tutti i soggetti coinvolti.


