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Intervento di Annamaria Furlan sulla settimana lavorativa di quattro giorni da ‘Il Messaggero’ del 6 gennaio e intervista a ‘Il Mattino’ del 4 gennaio sulle vertenze irrisolte e la mancanza di strategie da parte del Governo per l’industria del Sud

Pubblicato il 6 Gen, 2020

La proposta del premier finlandese Sanna Marin di ridurre la settimana lavorativa tenedo invariati i salari richiama un tema serio e storicamente caro alla Cisl che non può  essere liquidato, in Italia come altrove, con la formula semplicistica di una legge precettiva. Il traguardo della settimana corta, l’esigenza di estendere il tempo libero per sè e la propria famiglia, sono questioni di grande modernità, che vanno affrontati avendo ben presenti le regole dell’economia e le caratteristiche produttive e sociali di ogni Paese. In Italia esiste un problema di bassi salari, ma nel contempo è cresciuta l’esigenza di lavorare in modo più flessibile, in maniera più produttiva, concentrando il lavoro e  aprendo più spazio al tempo di vita.  L’idea di lavorare quattro giorni alla settimana è molto suggestiva ma richiede un confronto comune per vedere come renderla sostenibile. L’errore più grave sarebbe quello di farla diventare l’ennesimo, sterile slogan ideologico da perseguire con norme calate dall’alto.

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