1. CISL
  2. /
  3. Notizie
  4. /
  5. In Evidenza
  6. /
  7. Lavoro. Romani: “Salari e...

Lavoro. Romani: “Salari e rappresentanza non si affrontano per decreto”

Pubblicato il 1 Giu, 2022

“Ci sono momenti in cui è lecito domandarsi se davvero non sia possibile evitare che il bisogno di essere protagonista di una notizia prevarichi le intenzioni, anche le migliori, di fare qualcosa di concreto. Continuiamo a leggere annunci sull’imminenza di una legge sul salario minimo “all’italiana” e non. Come CISL non possiamo che ribadire che la proposta sul tavolo del Ministero del Lavoro, l’unica su cui abbiamo dato disponibilità a verificarne la praticabilità, dovrebbe portare non alla determinazione di una soglia salariale legale ma solo al riconoscimento del valore legale dei trattamenti economici minimi complessivi dei contratti sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi, cioè CISL, CGIL e UIL”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl Giulio Romani.

“Abbiamo però ripetutamente manifestato al ministro ed ai suoi consiglieri anche una serie di dubbi su questa formulazione, non inerenti alle intenzioni della proposta ma alla sua reale applicabilità. Dai comunicati che leggiamo sembrerebbe che il ministro abbia deciso di risolvere i problemi tecnici virando pericolosamente su soluzioni che prevederebbero una legge sulla rappresentanza, annunciando su questa “una stretta”. Ci pare che il termine utilizzato sia quanto mai coerente con l’annuncio di un’azione che metterebbe a rischio l’autonomia delle parti sociali e che noi consideriamo illiberale.

Se però per “evitare una frattura nel mondo sindacale” si vorrà  procedere con questi annunci non potremmo  far altro che prenderne atto e contrastare ogni iniziativa. L’idea di usare scorciatoie per risolvere problemi strutturali dell’economia del Paese e della politica dei redditi non appartiene alla nostra cultura: noi non vogliamo salari minimi ma massimi. Non salari di sussistenza ma salari proporzionati e sufficienti. Non salari legali ma libera contrattazione. Il problema salariale e quello del riconoscimento della rappresentanza non si affrontano per decreto. Non abbiamo bisogno di politici che si affacciano ad un balcone per dire di aver eliminato la povertà. Questa volta la povertà lavorativa. Abbiamo bisogno di politiche economiche e dei redditi che diano realmente valore al Paese ed al lavoro nel Paese. Si affrontino le questioni nell’ambito di un accordo complessivo sulla crescita economica e sulla sostenibilità sociale. Su questo siamo disposti a sfidare chiunque”.

Condividi