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Istat. Pirulli: “Non è la precarietà il problema del lavoro italiano, ma la bassa partecipazione di donne e giovani e la carenza di competenze”

Pubblicato il 3 Apr, 2024

“In febbraio gli occupati, uomini e donne, sono cresciuti sia rispetto al mese precedente che rispetto a un anno fa, portando il totale degli occupati al numero più alto mai registrato”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl Mattia Pirulli. “A crescere sono i dipendenti stabili mentre quelli a termine si riducono ulteriormente. Il leggero aumento della disoccupazione è dovuto al fatto che più persone hanno iniziato a cercare lavoro uscendo dall’inattività. Siamo di fronte ad una crescita occupazionale che dura da tre anni, con l’incidenza dei contratti a termine che passa dal 12,8% del 2022 al 12,4% del 2023, in progressiva riduzione dal 2019, anno in cui raggiunse il picco del 13,3%. Si tratta di dati positivi che, pur andando nella giusta direzione, di certo non vanno ad intaccare in maniera significativa le principali criticità del mercato del lavoro italiano: la bassissima partecipazione al lavoro di donne e giovani e la carenza di competenze. Si tratta, con tutta evidenza, di due problemi speculari. Infatti attivare queste platee significherebbe avere maggiore disponibilità di manodopera e, dunque, non rischiare uno stop alla già bassa crescita dell’economia italiana. Ma soprattutto significherebbe migliorare la condizione reddituale delle famiglie, che in Italia sono spesso monoreddito. Continuare ad indicare come primo problema la precarietà del lavoro, come alcuni fanno, oltre a non corrispondere ai fatti, allontana l’attenzione dai problemi reali. Occorrono pertanto politiche per far lavorare donne e giovani: incentivi mirati in sostituzione di quelli a pioggia; far ripartire il processo di potenziamento dei servizi per l’impiego; completare le riforme scolastiche e dell’orientamento previste dal PNRR; misure per la conciliazione/condivisione per favorire la partecipazione femminile; un rapido rinnovo dei contratti collettivi ancora aperti, per migliorare le condizioni di lavoro e di reddito ed incentivare le persone a lavorare”.

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