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Lavoro/Istat. Cisl: “Vera emergenza carenza di competenze. Agire su formazione e forte spinta al lavoro femminile”

Pubblicato il 13 Giu, 2023

“L’Istat, nel presentare i dati sull’occupazione del I trimestre 2023, dà conto di una ripresa post covid che ha prodotto nell’ultimo anno oltre mezzo milione di posti di lavoro, tutti a tempo indeterminato, con una ripresa anche del lavoro autonomo, mentre il lavoro a termine è diminuito. L’istituto sottolinea che la crescita non è stata di pari intensità per tutti, comportando in alcuni casi una diminuzione e in altri un aumento dei tradizionali divari. Mentre si sono ridotti i divari generazionali e quelli territoriali, sono aumentati quelli di genere e per titolo di studio: l’occupazione femminile è cresciuta, ma meno di quella maschile, ed è aumentata la penalizzazione di chi ha bassi titoli di studio. La lettura del mercato del lavoro italiano che offrirebbe ai giovani solo contratti precari è pertanto divenuta insufficiente e soprattutto non corrispondente ad una realtà più complessa”. È quanto sottolinea la Cisl in una nota commentando i dati dell’Istat. “Quando si parla di giovani penalizzati si parla soprattutto di quelli con basso titolo di studio: sono questi ad essere destinati alla precarietà se non si accelera, da una parte, sul Programma Gol e sul potenziamento dei centri per l’impiego (Missione 5 del PNRR), dall’altra sulle azioni dirette a colmare i divari italiani nel campo dell’istruzione (Missione 4 del PNRR). Oggi la vera emergenza è divenuta la carenza di competenze, che non solo rischia di diventare un freno alla crescita imprimendo una inversione di tendenza rispetto a quest’ultimo biennio in cui sono stati creati quasi un milione di posti di lavoro, ma, se non affrontata per tempo, rischia di creare un bacino sempre più largo di lavoratori con competenze basse e obsolete che li relegheranno alla disoccupazione o a lavori sottopagati o in nero, peraltro con pesanti ricadute in termini di sostenibilità dei sistemi socio – assistenziali e di lotta alla povertà. Agire sulla formazione di competenze rappresenta anche una forte spinta al lavoro femminile che è spesso relegato in settori e mansioni a bassa qualità e comunque resta fuori dagli ambiti STEM”.

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