Il Labour 7 a Parigi rilancia il modello “tripartito” ed evidenzia le questioni sociali in vista del G7 di Biarritz

Pubblicato il 12 Giu, 2019

Il prossimo G7 dei Capi di Stato e di Governo, che si terrà a Biarritz nel mese di agosto, sarà la cartina al tornasole per comprendere lo stato di salute degli assetti delle relazioni tra i cosiddetti “grandi” della terra, le sette maggiori economie del mondo. Il panorama generale apparentemente è statico fin da quando c’è stata l’irruzione del Presidente Trump sullo scenario internazionale, irruzione che ha complicato gli equilibri delicati tra i sette Governi, con la decisione di tirare fuori gli USA dall’Accordo di Parigi sul clima e d’altro lato con il tentativo di reintegrare la Russia di Putin nel Gruppo, riproponendo il formato G8 (formato congelato dal 2014, quando la Russia fu isolata per l’intervento armato in Crimea). Questa posizione destabilizzante ha generato reazioni più o meno diplomatiche, fino a spingere l’altro “neofita” Macron a parlare per ripicca di un possibile formato G6, tenendo fuori dal consesso addirittura lo scomodo “tycoon” nordamerIcano.

Ma nelle liturgie della preparazione degli appuntamenti dei Vertici, grazie agli “sherpa” che lavorano in continuo contatto fra di loro, si è recuperata una certa generale più cauta diplomazia ed è stato ad esempio ancora ribadito l’accordo di tutti i protagonisti per salvaguardare un nucleare “pacifico” in Iran, non si è più parlato di recuperi in extremis di Putin, soprattutto si cerca di contenere l’offensiva di Donald Trump rispetto all’Europa, ispirata a un modello nuovo di “dazi-free, barriere-free e sussidi-free”, per far sì che nessun paese, come sostiene il Presidente nordamericano, “si approfitti più degli USA come salvadanaio del mondo”.  Anche se continua il comportamento disinvolto ed il lessico colorito di Donald Trump, che sembra recedere soltanto di fronte all’austero “protocollo” britannico, come si è visto nel recente incontro con la Regina Elisabetta, e gli ancora caldi risultati elettorali in Europa inducono a più miti consigli il protagonismo di Macron e ancor più quello di Angela Merkel, in attesa delle decisioni sui nuovi assetti istituzionali continentali, l’appuntamento del G7 si ripropone ancora come il più alto luogo di ricerca di equilibrio, se non per assumere decisioni nuove, almeno per confermare analisi e percorsi già definiti nell’importante tappa registrata a Taormina due anni fa, quando tocco’ all’Italia di ospitare il Vertice G7, poi ribaditi in Canada l’anno scorso. Molte fibrillazioni sembrano poi naturalmente rientrare quando il dibattito si sposta sulla piattaforma del G20, dove i protagonisti del G7 si ritrovano e devono misurarsi anche con il gigante cinese, oltre che con tutti i Paesi delle economie emergenti, dove magicamente la Russia ricompare, perfettamente accolta, come sottolinea il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, che candidamente dichiara che il suo Paese non ha mai chiesto di essere riammesso al G7, di lavorare molto bene in altri formati come il “Brics” ma soprattutto il G20, dove “… gli ultimatum non bastano, bisogna trovare gli accordi”. E il potente Ministro russo indica proprio la piattaforma del G20 come l’esempio più positivo di “meccanismo per il consenso” e la riconosce come il “formato con maggiori prospettive future”.

Gli incontri in questi giorni a Parigi, in occasione del Labour 7, l’incontro dei leaders Sindacali dei sette paesi (anche con la presenza della Segretaria Generale ITUC Sharan Burrow e del Segretario Generale della CES Luca Visentini) hanno confermato le tendenze e le determinazioni che con impegno erano state definite negli incontri con i Ministri del Lavoro del G7 a Venaria due anni fa e in Canada con un “ispirato” Premier Justin Trudeau lo scorso anno. E soprattutto la Dichiarazione comune su cui gli “sherpa” dei Governi insieme al Labour 7 e al Business 7 (le Confederazioni Sindacali e le Organizzazioni dei Datori di lavoro dei sette paesi) hanno lavorato, sottolinea in vista del Centenario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro l’importanza del modello “tripartito” per affrontare le disuguaglianze, promuovere il lavoro dignitoso e conseguire una crescita inclusiva e un’equa globalizzazione attraverso l’accesso al lavoro per tutti.

Le richieste del Labour 7 ai Ministri del lavoro riuniti a Parigi sostanzialmente evidenziano la necessità di contrastare l’aumento a lungo termine delle disuguaglianze rafforzando la contrattazione collettiva; concordare un pacchetto di misure di politica fiscale coordinato; affrontare la disuguaglianza di genere con misure concrete; ideare piani di transizione “giusta” verso economie a basse emissioni di carbonio e digitalizzate; creare nuove regole per l’economia digitale che garantiscano un uso della tecnologia incentrato sull’uomo; ripristinare infine la fiducia nelle Istituzioni con un programma progressivo di scambi e investimenti.

Sull’importanza del riferimento alla contrattazione collettiva nella dichiarazione del G7 si è detta profondamente d’accordo la Ministra del Lavoro francese Murielle Penicaud, incontrando i rappresentanti delle principali Organizzazioni Sindacali dei paesi del G7 nel meeting del Labour 7 (e suscitando un positivo giudizio da parte dei rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil presenti a Parigi).   Murielle Penicaud ha toccato anche un argomento sensibile, riferendosi alle posizioni convinte del Presidente Macron rispetto all’impegno per la “tenuta” del progetto europeo. “Dobbiamo raccogliere le forze, unirci, tutti quanti hanno a cuore il progetto europeo, ed evidentemente la Francia si pone in prima linea rispetto a questa prospettiva” ha detto la Titolare del Dicastero del Lavoro francese, “ …di conseguenza dobbiamo costruire una forte sinergia con le Parti sociali”, garantendo sostanzialmente la coerenza delle posizioni, in un’ampia piattaforma che tenga insieme quanti spingono con ambizione il progetto di una Europa più sociale, con chi ha espresso le posizioni più avanzate nel G7 e con quanti si ritroveranno in sintonia con queste prospettive durante il G20, che quest’anno si terrà in Giappone.

Un colpo di scena finale ha ritardato l’annuncio della Dichiarazione dei Ministri del lavoro   del G7, perché il protocollo ha registrato un ulteriore sessione di negoziazione tra i Ministri presenti, che hanno dovuto fare i conti con un irrigidimento del rappresentante nordamericano. Il delegato del Dicastero del Lavoro USA, che è espressione del governo repubblicano e del Presidente Trump, si è infatti opposto nientedimeno che all’inserimento nel testo del riferimento al concetto di “giustizia sociale”, perché fortemente sostenuto dal Democratic Party…La soluzione diplomatica trovata è stata quella di fare riferimento alle Convenzioni dell’Organizzazione internazionale del Lavoro, che comunque, con buona pace del Presidente Trump, trova proprio nel concetto di “giustizia sociale” la sua stessa ragion d’essere, il fondamento espresso nel proprio Statuto. Assente per l’Italia il Ministro Di Maio, ha partecipato ad una parte dei lavori il Sottosegretario al lavoro Carlo Cominardi. L’appuntamento per la delegazione sindacale internazionale ora è fissato al mese di agosto, per il G20 che si terrà a Tokyo, che vedrà la partecipazione anche dei Sindacati brasiliani e argentini, impegnati in una difficile congiuntura politica rispettivamente con Bolsonaro e Macri, ma anche del Sindacato cinese, con tutte le sue contraddizioni.

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