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Rapporto Oxfam: i dati sulla povertà e la distribuzione della ricchezza nel mondo

Pubblicato il 17 Gen, 2017

Gennaio 2017 – In occasione del Forum economico mondiale di Davos, Oxfam, la confederazione internazionale specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo, composta da 18 organizzazioni di Paesi diversi , ha pubblicato il Rapporto dal titolo “Un’economia per il 99%” a fronte dell’1% più ricco della popolazione mondiale. Il Rapporto quest’anno contiene anche un Focus sull’Italia.

Al di la degli importanti dati sulla povertà (1 su 10 vive con meno di 2 dollari al giorno) e sulla distribuzione della ricchezza sbilanciata a favore di porzioni piccolissime (l’1% detiene più ricchezza del restante 99% della popolazione mondiale – 8 miliardari detengono la ricchezza di metà della popolazone mondiale) nel rapporto compaiono riferimenti sia alle cause dello status quo ( sistema economico e relativi comportamenti di governi e imprese) sia a possibili risposte.

Il Rapporto infatti evidenzia la presenza di:

  • Sistemi fiscali non progressivi con basse tassazioni specie su rendite che hanno favorito la concentrazione della ricchezza
  • Elementi di capitalismo azionario ipertrofico, scappatoie fiscali, e condizionamento politico delle multinazionali nonchè divari tra crescita delle retribuzioni di alti dirigenti e lavoratori
  • Correlazione tra riduzione della contrattazione e aumento della quota di reddito del 10% meglio retribuito, e dunque della contrattazione quale strumento di riduzione delle disuguaglianze in sintonia con quanto dimostrato dal FMI secondo cui dove la disuguaglianza è minore la crescita è più sostenuta
  • Il positivo apporto di modelli imprenditoriali sostenibili, che i governi dovrebbero sostenere, orientati non solo al business ma al benessere dei propri lavoratori e che promuovano transizione verso l’uso di energie rinnovabili, sottolineando quindi l’importanza della governance economica.

Tra le piste per il futuro sono evidenziate le necessità di meccanismi di rappresentanza dei cittadini e lavoratori (libertà di associazione) , investimenti pubblici ( specie sanità , istruzione e lavoro ) , sistemi fiscali progressivi ed equi e cooperazione tra Stati ( in contrapposizioen alla concorrenza anche fiscale ) per affrontare le sfide della globalizzazione in modo equo (necessità di leadership globale).Tra gli strumenti volti ad arginare la concertazione di ricchezza, si richiamano la tassa sulle transazioni , imposte sulla ricchezza globale (o tasse sui patrimoni anonimi)
Nel Rapporto infine emerge la necessità di superare il parametro del PIL per la valutazione della crescita verso altri indici (qualità della vita dell’ocse o di progresso sociale)
Il Rapporto si concentra anche sull’Italia registrando grandi asimmetrie sia nella distribuzione della ricchezza sia del reddito.
Sulla distribuzione della ricchezza, 70% è posseduto dal 20% più ricco , ed il quarto quintile (secondo 20% più ricco) quasi il 17.6% lasciando così al 60% più povero circa 13% della ricchezza prodotta. Nel 2016 la ricchezza dell’1% degli italiani (in possesso oggi del 25% di ricchezza nazionale) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei cittadini italiani e 415 volte quella posseduta dal 20 per cento più povero della popolazione italiana
Anche nella distribuzione del reddito si riscontra una diseguaglianza: mentre a livello mondiale il 46% dell’incremento del reddito pro capite è stato del 10% più ricco del mondo a fronte del 10% ricevuto dal 50% dei più poveri , in Italia la metà dell’incremento 45% è fluito verso il 20% più ricco (il 29% di questo al 10% più ricco) – il 10% più ricco ha accumulato un incremento di reddito superiore al 50% più povero degli italiani . Il rapporto evidenzia infine come la crescita della produttività e aumento di output globale non si siano tradotti propriamente in aumenti retributivi, aumentando rischio di povertà salariale che in Italia è stato valutato pari al 11.5% superiore quindi alla media europea (9.5%).

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