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Marcinelle 8 agosto 1956: per non dimenticare la nostra storia

Pubblicato il 8 Ago, 2015

Alle 8,10 dell’8 agosto 1956, nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, le scintille causate da un corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12.
In queta immensa tragedia morirono per le ustioni, il fumo e i gas tossici 262 minatori. 136 erano italiani.
La tragedia della miniera di carbone di Marcinelle è soprattutto una tragedia degli italiani immigrati in Belgio nel dopoguerra. Da allora non si vuole dimenticare la nostra storia fatta anche di milioni di uomini e donne, lavoratori e lavoratrici che migrarono in cerca di una di una vita migliore. A chi si domanda infatti se ha ancora senso ricordare quel drammatico 8 agosto del 1956, la  risposta della Cisl è sì, dobbiamo ricordare!. Il sacrificio dei lavoratori di Marcinelle ha consegnato alla storia una delle pagine più dure ed emblematiche sull’emigrazione degli italiani nel mondo e più in generale sul mondo del lavoro italiano e migrante. Il ricordo delle vittime di Marcinelle continua ancora oggi ad essere un monito forte per le tutte le Istituzioni – sia nazionali, sia europee che internazionali – e per noi, come Sindacato, a mantenere alta l’attenzione sui luoghi di lavoro perché non è lavoro dignitoso quello che viene svolto senza regole, senza tutele, senza la giusta retribuzione e senza il rispetto delle norme minime della salute e sicurezza. Questa è la pesante testimonianza che i 135 italiani morti in miniera ci hanno lasciato. Il ricordo del loro sacrificio vive nel tempo ed aiuta ad alimentare una “cultura” diversa del lavoro, una maggiore consapevolezza della necessità di lavorare in maniera regolare e sicura mediante azioni specifiche di prevenzione, di sorveglianza e di contrasto al sommerso evitando, così, di contribuire allo sfruttamento del lavoro irregolare ed alla concorrenza sleale che danneggia il mercato del lavoro e la dignità dei lavoratori. Questo dobbiamo continuare a fare ed implementare in ogni luogo di lavoro se vogliamo veramente scongiurare il ripetersi di fatti simili. Purtroppo la cronaca continua a raccontare storie di lavoratrici e lavoratori, italiani e migranti, in Italia e nel mondo, che muoiono sul lavoro di lavoro e questo è un dato che non può passare in silenzio, deve al contrario fare riflettere e fare agire tutti coloro che hanno per ruolo istituzionale e per competenza specifica la possibilità di prevenire e contrastare le morti sul lavoro mediante leggi o altre azioni, nel nostro caso di tipo contrattuale, atte a creare luoghi di lavoro sempre più sicuri e tutelati. In un mondo del lavoro che cambia ed è sempre più globalizzato, caratterizzato da forti migrazioni ed emigrazioni e presenta una grande mobilità di lavoratori e lavoratrici che si spostano in tutto il mondo, abbiamo il dovere, l’Europa in primis, di guardare al bene comune, di condividere regole nel campo sociale, nell’ambito del lavoro e sulle grandi sfide insite nel fenomeno migratorio. Un modo pragmatico di rendere omaggio alle vittime di Marcinelle è infatti anche quello di adoperarsi per costruire una società ed un mercato del lavoro più equilibrato e più inclusivo, a partire dai giovani e da quanti ancora oggi in Italia e nel mondo lasciano il proprio Paese alla ricerca di una vita e di un lavoro migliori per sè e per le proprie famiglie. La Cisl nella “Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo 2015″ nel rendere omaggio ai 135 lavoratori italiani morti a Marcinelle ed alle loro famiglie ribadisce il proprio impegno sui temi del lavoro attraverso un’azione sempre più specifica a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori nell’ambito della contrattazione di primo e di secondo livello”.

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