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Direttiva Work-Life Balance: una analisi degli effetti che la nuova direttiva potrà avere nei vari paesi europei

Pubblicato il 17 Nov, 2017

Novembre 2017 – Nel pilastro sociale pubblicato il 26 aprile 2017, l’equilibrio tra lavoro e vita privata è un principio distinto del capitolo II sulle “condizioni di lavoro eque”. La Commissione europea ha adottato, il 26 aprile 2017, una proposta di direttiva sul Work Life Balance, (conciliazione tempi di lavoro tempi di vita), che è stata presentata nell’ambito del pacchetto del pilastro sociale “Documento di riflessione sulla dimensione sociale europea” ed in una attenta analisi la Cisl evidenzia quelli che possono essere gli effetti che la nuova direttiva potrà avere nei vari paesi europei.

La CE ritiene che la proposta di direttiva relativa alla conciliazione tra lavoro e vita privata sia uno degli strumenti principali per il conseguimento del progresso socio-economico europeo, pertanto si impegna a far rispettare l’attuazione della vigente direttiva sul congedo di maternità, partecipare attivamente alle azioni intraprese dagli Stati membri, per meglio monitorare e orientare il processo. Ciò dovrebbe includere: una migliore raccolta di dati e la destinazione di maggiori fondi europei, presenti e futuri, all’ introduzione e miglioramento delle misure di compatibilità e best practices tra gli Stati Membri e tutte le parti sociali coinvolte.

In quest’ottica, il Comitato europeo delle regioni ha tenuto delle consultazioni con le parti interessate: rappresentanti delle parti sociali, associazioni europee pro famiglia, ed esperti in materia di sicurezza sociale ed economica.
Il workshop tenuto lo scorso mese a Bruxelles è stato realizzato per individuare e valutare più approfonditamente gli eventuali effetti territoriali asimmetrici, positivi o negativi, che la presente direttiva potrebbe avere nei vai paesi europei. Il rapporto finale del workshop contribuirà ad informare la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo dei potenziali impatti che potrebbero ostacolare lo sviluppo economico e sociale di determinate regioni (paesi) dell’UE.

Il concetto di valutazione dell’impatto territoriale mira a mostrare il differente impatto delle politiche europee sui Paesi. Il TIA (territorial impact assessment) prende in esame diverse tipologie di Paesi tenendo in considerazione i tipi di territori citati nel Trattato di Lisbona §174: regioni urbane / metropolitane; regioni rurali; regioni scarsamente popolate; regioni in transizione industriale; regioni transfrontaliere; regioni montuose; isole e regioni costiere.
Durante i lavori della giornata i partecipanti hanno riportato le diverse misure legislative su WLB e le politiche per sostenere le famiglie nei reciproci paesi. La valutazione dell’impatto territoriale è stata descritta apportando gli indicatori più rilevanti nei quattro settori : società – economia – ambiente – governance.

Ciò che è emerso è stato un’Europa variegata a livello di servizi sociali e la preoccupazione comune (inclusa della commissione europea) riguarda:

  • la sottorappresentazione delle donne nel mercato del lavoro
  • il problema culturale della non condivisione delle responsabilità familiari
    situazioni peggiorate da:
  • congedi inadeguati e mancanza di misure di flessibilità di lavoro
  • servizi di assistenza insufficienti sia per l’infanzia che per assistenza a lungo termine
  • disincentivi economici per le seconde retribuzioni (quasi sempre delle donne)

Il potenziale impatto territoriale in relazione alla crescita economica
Gli esperti sono stati divisi sull’intensità dell’impatto della direttiva sulle economie dei Paesi; tuttavia si possono stimare effetti moderati e complessi con alcune differenze : si prevede un forte impatto economico positivo in larga misura negli SM che hanno aderito all’Unione europea dopo il 2004, oltre a Grecia e il Sud dell’Italia. Da ciò ne potrebbe derivare anche una maggiore coesione sociale. Secondo gli indicatori utilizzati, l’impatto sarà maggiore nelle aree urbane rispetto a quelle rurali a causa dell’intensità della popolazione.
Le regioni economicamente più deboli potrebbero trarre profitto dalla presente direttiva poiché avrebbero un motivo in più per attivare i cittadini e le nuove imprese.
Nelle zone rurali, dove gli stereotipi di genere sono tradizionalmente più profondamente radicati, gli effetti sarebbero più culturali, in quanto i cambiamenti introdotti dalla direttiva potrebbero probabilmente determinare un cambiamento nella percezione tradizionale dei ruoli di genere.

Gli effetti sociali attesi
Secondo gli esperti, gli effetti più significativi della presente direttiva riguarderanno gli aspetti sociali ma, ad oggi, il TIA non dispone di indicatori atti a misurare tali effetti.
E ancora, la direttiva non affronta le famiglie che adottano figli, genitori dello stesso sesso e genitori in corso di separazione o già divorziati. L’essere focalizzati sulle famiglie tradizionali lascerà alcuni genitori discriminati e pertanto la normativa non soddisfa il suo pieno potenziale sociale.
Ciononostante, con più permessi parentali e di cura, a lungo termine, si avrà un effetto positivo sulla occupazione delle giovani donne nel mercato del lavoro, meno discriminazione e una maggiore parità di genere.
Gli esperti sostengono fermamente che i governi dovrebbero investire maggiormente nell’offerta di servizi per la custodia dei bambini che oggi sono, ovunque, insufficienti e spesso troppo costosi. I migliori servizi di assistenza combinati con il congedo parentale complementare avrebbero effetti positivi sulle imprese e sulle famiglie, il livello di stress sarebbe ridotto, in particolare per le madri, e la produttività ne guadagnerebbe.

TIA in relazione ai tassi di natalità
Si prevede che le regioni con tasso di fertilità più elevato avrebbero benefici maggiori dalla direttiva. Le aspettative sono quindi direttamente proporzionali a questo parametro.
Sebbene non tutti gli esperti hanno concordato sull’intensità degli impatti, la maggior parte di essi ritiene che l’impatto sarà forte laddove la natalità è già alta: regioni nordiche e baltiche, Regno Unito, Irlanda, Romania e Francia, con altri paesi europei interessati asimmetricamente.

l TIA in relazione alla flessibilità del lavoro
Gli esperti ritengono che la direttiva avrà un forte impatto positivo sulla flessibilità del lavoro, per cui i benefici si potrebbero notare in quei Paesi ancorati ad un’ organizzazione del lavoro rigida.

Secondo analisi già effettuate, in Irlanda, sud della Svezia, Finlandia, Stati baltici, nord del Portogallo, della Slovenia e nell’est dell’Austria , paesi in cui la flessibilità del programma di lavoro dei dipendenti include la possibilità di determinare il proprio piano di lavoro, l’esistenza di un numero giornaliero di ore fisse, ma anche una certa flessibilità all’interno dell’orario giornaliero e la Banca ore, l’impatto della direttiva non sarà rilevante.
È chiaro che taluni settori saranno maggiormente colpiti dalla presente direttiva e che l’Unione europea, insieme ai suoi Stati membri, dovrà offrire soluzioni e sostegno alle imprese che dovranno adattarsi alle nuove modalità di lavoro

Il TIA in relazione alle ridotte ore di lavoro
L’indicatore mostra la quota di persone di età compresa tra i 25 ei 49 anni che hanno ridotto il proprio orario di lavoro per la cura dei figli con meno di otto anni. La direttiva mira a sostenere proprio i genitori che lavorano in settori/aziende in cui non si prevede la possibilità di riduzione delle ore di lavoro.
Gli esperti ritengono che la direttiva potrebbe avere un impatto negativo più forte su alcuni settori lavorativi che tradizionalmente impiegano più uomini. Con l’attuazione delle nuove regole, le imprese si troverebbero ad affrontare maggiori richieste di permessi per congedo, dovendo prevedere, in alcuni casi, nuove assunzioni temporanee, con maggiori costi per le aziende stesse. Questo costo aggiuntivo potrebbe essere potenzialmente mitigato da una maggiore performance dei dipendenti e dalla riduzione dei costi causati da assenze per malattie, aspettative e abbandono del lavoro.

Il TIA in relazione all’equilibrio di genere nell’occupazione
L’indicatore di uguaglianza di genere nell’occupazione misura le differenze tra donne e uomini occupati. I paesi con maggiore differenza di tasso di occupazionale femminile e maschile sono quelli che dovrebbero trarre maggiore vantaggio dalla normativa, le cui misure mirano ad abbattere le differenze di genere nel mercato del lavoro. E’ possibile prevedere un effetto fortemente positivo in tutta l’UE, con l’eccezione di paesi come: Polonia, Slovacchia e Ungheria, dove la differenza tra l’occupazione femminile e quella maschile è molto più bassa.

In relazione all’occupazione femminile, gli esperti ritengono che questa direttiva avrà un forte impatto positivo sull’occupazione femminile in molte Paesi, ma con numerose eccezioni: Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Grecia, Italia e la maggior parte delle regioni spagnole.

Raccomandazioni sulle politiche
In generale qualora dovesse essere approvata, la direttiva WLB potrebbe apportare benefici sociali ed economici ai Paesi, con effetti ulteriori sulla coesione sociale. Sarà necessario adottare nuove strategie family-friendly soprattutto nelle grandi città, così si dovrà prevedere un piano di sostegno per le piccole e medio imprese (fondi europei).
Gli esperti hanno proposto la creazione di una piattaforma regionale per chi investe nelle infrastrutture sociali e un “marchio europeo a favore delle famiglie” da assegnare alle città che avranno creato normative e infrastrutture a sostegno della famiglia.
Hanno inoltre sottolineato che questa direttiva dovrà essere implementata attraverso un sistema di governo multilivello e che l’Agenda urbana potrebbe essere uno strumento da utilizzare per promuovere ulteriormente la conciliazione vita-lavoro, con una migliore condivisione delle buone pratiche.
Ciò che la direttiva potrebbe portare a lungo termine è sicuramente un nuovo approccio all’organizzazione del lavoro e uno spostamento nella percezione dei ruoli di genere in relazione alle attività di cura.
I dubbi sui costi e gli effetti sulle società dovranno essere valutati e monitorati per evitare qualsiasi interruzione o difficoltà, in particolare nelle piccole e medie imprese, mentre le grandi imprese e il settore pubblico non dovrebbero avere effetti negativi dall’applicazione della nuova Direttiva Work-life Balance.

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