1. CISL
  2. /
  3. Notizie
  4. /
  5. In Evidenza
  6. /
  7. Barometro Cisl. Furlan: “Quota...

Barometro Cisl. Furlan: “Quota 100 su pensioni risposta positiva alla richiesta di flessibilità. Ma donne e giovani penalizzati”

Pubblicato il 1 Dic, 2018

E’ quanto sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan commentando l’analisi del nuovo numero del “Barometro”, a cura del Centro studi ricerca e formazione della Cisl, nel quale si rileva come le proposte pensionistiche del Governo assicurino certamente per una parte dei lavoratori un canale di uscita più favorevole rispetto alle condizioni attuali. Secondo la ricerca della Cisl, curata da Maurizio Benetti, il lavoratore può accedere prima alla pensione, ma l’anticipo pensionistico produce una diminuzione della pensione legata a diversi fattori, che vengono analizzati. Viene presentata una tabella in cui si riportano gli anni di anticipo pensionistico e i valori relativi alla perdita pensionistica per alcune tipologie di lavoratori/lavoratrici che maturano il diritto alla pensione con quota 100 a gennaio 2019 con 62 anni di età e 38 o più anni di contribuzione. Rispetto alla pensione di vecchiaia l’anticipo pensionistico a 62 anni è di 5 anni per uomini e donne. La perdita pensionistica lorda va da un minimo di -17,8% per chi ha 42 anni di contribuzione a un massimo di -25,4% per chi ha 38 anni di contribuzione. La perdita pensionistica al netto dell’Irpef nazionale varia invece da un minimo di -15,8% a un massimo di -22,45.

Sempre con riferimento ad un’età di 62 anni, diversi tra uomini e donne sono invece gli anni di anticipo rispetto alla pensione anticipata dato che le donne possono uscire con questo canale un anno prima. Le perdite nette per le donne variano da un minimo di -3% a un massimo di -18%, per gli uomini da un minimo di -3.5 a un massimo di -20%.

Nella legge di bilancio il governo ha istituito un fondo per finanziare quota 100 con una dotazione di 6,7 miliardi di euro per il 2019 e di 7 miliardi per gli anni seguenti. Il costo effettivo della nuova prestazione dipenderà dalle condizioni a cui sarà possibile accedervi e dai tempi di erogazione. Eventuali finestre comportano minori ratei di pensione da pagare mentre, a esempio, l’introduzione di divieti di cumulo retribuzione/pensione possono scoraggiare il ricorso a quota 100. In assenza di indicazioni in merito a questi elementi, è difficile valutare il costo effettivo di quota 100. Senza finestre e/o condizioni limitanti la somma stanziata per il 2019 sarebbe insufficiente, con i risparmi prodotti dalle finestre e da una percentuale di adesione non prossima al 100%, date le perdite nel rateo di pensione e la possibile introduzione del divieto di cumulo,le risorse stanziate dovrebbero essere sufficienti per il primo anno. Interrogativi suscitano invece le risorse stanziate per gli anni successivi. Chi è andato in pensione con quota 100 nel 2019 continuerà naturalmente a percepirla negli anni successivi, questa volta per tutti e dodici i mesi a prescindere da eventuali finestre nel 2019. A queste pensioni si aggiungeranno quelle di nuovi lavoratori che matureranno quota 100 nel 2020. Alla spesa per le prime si accumulerà quindi la spesa per le seconde e le risorse stanziate a partire dal 2020 potrebbero essere insufficienti.
Lo studio riflette sul fatto che questo nuovo canale di uscita è condizionato tuttavia da un elevato numero di anni di contribuzione richiesti. Per chi non raggiunge questa anzianità contributiva l’unica possibilità di pensionamento è data dalla pensione di vecchiaia. La riforma del 1995 assicurava invece una flessibilità in uscita tra i 57 e i 65 anni con un minimo di anzianità contributiva; era quindi una flessibilità aperta a tutti. Questa flessibilità è stata eliminata dalla riforma Maroni del 2004 e, nonostante, le richieste, mai ripristinata. Quota 100 è una risposta positiva alla richiesta di flessibilità, ma risponde solo a chi ha la possibilità di carriere lavorative continue. Per gli altri e per i giovani che avranno la pensione totalmente contributiva la strada non può che essere il ritorno a una flessibilità modello 1995.

La Segretaria Generale della CISL, Annamaria Furlan sulla base di questi dati evidenzia anche che “la nostra proposta intende favorire le donne, inserendo all’interno delle regole del pensionamento lo sgravio di un anno di contributi per ciascun figlio allo scopo di riequilibrare il montante contributivo delle lavoratrici. Quota 100 dovrà essere valutata attentamente sulla base dei dettagli che ancora il governo non ha esitato alle parti sociali e come tali ci riserveremo di dare un giudizio più compiuto non appena ne conosceremo gli aspetti più precisi. Solo allora potremo valutare con più compiutezza le convenienze reali rispetto allo strumento che comunque rappresenta un ulteriore opzione all’uscita dal mercato del lavoro e riscontra una proposta che già nel 2015 prevedeva la piattaforma pensionistica del sindacato. I Patronati, in particolare l’Inas  Cisl, potranno aiutare i lavoratori e le lavoratrici in una scelta meditata. Riguardo all’iter normativo è fondamentale poi per la Cisl rifinanziare l’opzione donna, garantire anche per il 2019 e per gli anni successivi la possibilità di accesso all’Ape sociale, garantire l’apertura di un confronto sul tema della pensione contributiva di garanzia per i giovani e della previdenza complementare, valorizzare ai fini pensionistici il lavoro di cura, adeguando le pensioni in essere attraverso forme perequative non penalizzanti per i pensionati e le pensionate. La piattaforma unitaria prevede la necessità di sviluppare un ragionamento sull’accesso al pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere del’età. Auspichiamo che si possa approfondire con questo governo il tema della gravosità dei lavori, e quello del superamento del meccanismo automatico di aumento dei requisito per aspettativa di vita” .

Allegati a questo articolo

Condividi