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UE. Furlan: “Occorre cambiare profondamente lo statuto economico europeo. Costruire gli Stati Uniti d’Europa, cambiare il fiscal compact”

Pubblicato il 15 Nov, 2020

Così Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl, intervenendo all’iniziativa della Cgil ‘Futura: lavoro, ambiente, innovazione’. “Sfido chiunque – aggiunge- a dire che un anno fa avrebbe potuto immaginare i social bond o un’Europa che mette come priorità la crescita e il lavoro. Anche in Italia non si trova più un anti europeista o uno che dice fuori dall’euro. Non c’è dubbio che anche il sindacato dovrà essere all’altezza di questa opportunità straordinaria di cambiamento che abbiamo davanti, ma che non può essere vissuto come un cambiamento momentaneo di fronte alla pandemia. Noi, continua, “abbiamo bisogno di cambiare profondamente lo statuto economico europeo. Dobbiamo non solo prolungare la sospensione del fiscal compact, ma profondamente cambiarlo. Non è possibile immaginare un calcolo di pil che non tenga conto della sostenibilità ambientale e sociale. E l’impegno del sindacato deve essere questo e poi cambiare le istituzioni europee. Persino il processo di recovery può risentire dei ‘niet’ degli altri paesi. Per evitare che ci siano continuamente veti incrociati bisogna cambiare le istituzioni europee e l’Europa deve potersi esprimere democraticamente nel parlamento anche in termini di maggioranza. L’Ue deve avere un proprio sistema fiscale, deve avere una propria politica estera”. Occorre poi “rafforzare i legami sindacali del nostro paese e quello del sindacato europeo”. “
La leader della Cisl ha ha poi sottolineato che “c’e’ molta aspettativa sulla destinazione delle risorse del Recovery Fund ma dobbiamo essere tutti all’altezza di dare queste risposte. C’e’ un rischio di povertà assoluta di 110 milioni di persone in Europa. Questo deve farci riflettere. Abbiamo circa sei milioni di persone in cassa Covid in Italia. I bisogni e le esigenze delle persone sono importanti. Quando chiediamo al Governo un confronto serio sulla destinazione delle risorse del Recovery Fund significa scegliere le priorità che per noi sono il lavoro e l’inclusione. E’ evidente che su questo dobbiamo lavorare. Prima c’e’ stata la commissione Colao con circa 300 progetti, poi siamo andati agli Stati Generali ed i progetti sono cresciuti di un altro centinaio, infine con i progetti dei vari ministeri siamo arrivati a 500. La cabina di regia ha un senso se si entra nel merito del tema del lavoro, della crescita e della coesione sociale, del rispetto della persona in un’ottica di dialogo sociale forte, altrimenti sono passerelle”.
Infine il tema del Sud che per la leader della Cisl rimane un tema strategico: “Per questo – ha evidenziato – mal si conciliano gli interventi importanti che bisogna fare per il Mezzogiorno, fondamentali per il nostro paese, con questa discussione sulle gabbie salariali con cui si diletta Confindustria. L’unica cosa di cui non abbiamo bisogno e’ prendere i brutti esempi del passato”.
“Quando come sindacati chiediamo al Governo un confronto serio sulla destinazione delle risorse” del Recovery e quindi “scegliere le priorita’: se sono lavoro e inclusione, su questo dobbiamo concentrarci. Dobbiamo essere in grado di rispondere alle aspettative. In Europa c’è aria di povertà per 115 milioni di persone: e questo fa riflettere” aggiunge.

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