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Agricoltura. Terra Viva: La nuova PAC sia politica dei diritti e delle opportunità. Il Vicepresidente Thomas Alba è intervenuto alla 75ma Giornata del Ringraziamento in corso ad Acerra

Pubblicato il 8 Nov, 2025

“Le aree interne campane sono il nostro ‘sabato della terra’, luoghi che hanno dato tanto e che ora chiedono di essere ascoltati, non solo sostenuti economicamente ma rimessi al centro di una nuova visione di sviluppo umano. La nuova Pac dovrà saper interpretare questo bisogno: non può più essere solo una politica dei contributi, deve diventare una politica dei diritti e delle opportunità, capace di far restare i giovani, di sostenere le donne, di creare servizi, filiere e infrastrutture sociali. Rigenerare un’area interna significa, in fondo, restituire vita alle relazioni: tra chi produce e chi consuma, tra chi resta e chi torna, tra agricoltura e comunità locali. La prossima programmazione europea premi dunque non la rendita, ma la responsabilità territoriale”.

È questo il monito lanciato da Terra Viva, Associazione cislina dei Liberi Produttori Agricoli, alla tavola rotonda svolta oggi ad Acerra in occasione della 75ma Giornata del Ringraziamento, dedicata quest’anno al tema “Giubileo, rigenerazione della terra e speranza per l’umanità”.

“Terra Viva – ha detto il Vicepresidente Thomas Alba intervenendo all’incontro con le associazioni del mondo agricolo Fai Cisl, Acli Terra, Coldiretti, Federer.Agri-Mcl – promuove un’agricoltura agroecologica, capace di rigenerare la fertilità dei suoli e garantire prodotti salubri e di qualità.
Ma serve un sostegno coerente dalle politiche: la PAC deve premiare chi custodisce, non chi consuma. Dobbiamo passare da un modello estrattivo a un modello rigenerativo, dove l’agricoltore è alleato dell’ambiente, non semplice utilizzatore”.

Tra i temi affrontati nel dibattito, la mancanza di manodopera e l’inclusione dei lavoratori immigrati: “Come Terra Viva – ha detto Alba – crediamo in un modello diverso: l’accoglienza produttiva. Significa vedere nel lavoratore straniero non un problema, ma una risorsa, accompagnarlo con formazione, tutele e percorsi di cittadinanza attiva, per far sì che il lavoro agricolo torni ad essere educazione alla dignità, non solo fatica”.