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Agroalimentare. Rota (Fai Cisl): “Myanmar. Il popolo non vuole conflitti ma diritti, pace e lavoro”

Pubblicato il 5 Feb, 2021

Roma, 5 febbraio 2021. “Come sempre in queste vicende è la società civile a pagare il prezzo più alto, la storia insegna. Per questo non possiamo restare indifferenti e rilanciamo un forte messaggio di solidarietà verso il popolo birmano, che non chiede nuovi conflitti ma diritti, pace, lavoro”.

Lo scrive il Segretario Generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, in un articolo sul colpo di Stato in Myanmar pubblicato oggi sul quotidiano digitale In Terris.
“La deriva antidemocratica in corso va disinnescata, ha inevitabilmente messo a repentaglio anche le libertà sindacali e i progetti di cooperazione e sviluppo. Come Fai Cisl – informa Rota – siamo presenti in Myanmar con l’associazione Italia-Birmania.Insieme tramite il progetto formativo ‘Coltiviamo la Pace, la riconciliazione tra le etnie e i lavoratori agricoli nel Rakhine’, rivolto ai contadini di tutti i gruppi etnici nelle township di Mrauk-U, nello Stato di Rakhine. Il progetto ha consentito alla popolazione locale di realizzare un centro di formazione sindacale che da un lato ha portato tante lavoratrici e lavoratori all’acquisizione di diritti e indipendenza, e dall’altro ha contribuito all’avvio di nuove coltivazioni organiche. I percorsi formativi avviati riguardano, oltre al riso nero, anche funghi e ortaggi, e nel contempo i sindacalisti locali sostengono la promozione dell’attività di rappresentanza e partecipazione, in particolare per le donne, mentre in cantiere ci sono i prossimi step per l’insegnamento della lingua inglese, rivolto ai giovani figli di contadini e non, moduli sui diritti fondamentali e la parità di genere, l’alfabetizzazione informatica”.
“Sono azioni piccole eppure complesse e di importanza assoluta – scrive il sindacalista – perché segnano un cammino verso una maggiore dignità di tutte le persone coinvolte, con più possibilità di realizzazione personale e professionale, e un ruolo più rilevante da parte dei contadini nell’economia e nella società in generale. È soprattutto coltivando questi obiettivi che il sindacato può contribuire a riallineare le storture dell’economia globalizzata, in cui allo sfruttamento dei lavoratori si associano quelle competizioni al ribasso e quella concorrenza sleale in grado di danneggiare anche molte produzioni europee e soprattutto il Made in Italy agroalimentare”.

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