“Dalle proposte raccolte in questi anni da Symbola emerge chiaramente il bisogno di aprire gli occhi sul necessario neopopolamento dei territori, che può essere realizzato solo investendo su giovani e donne, sempre più protagonisti delle filiere agroalimentari, e su nuove politiche di accoglienza e inclusione dei migranti, traino portante di tanti nostri settori e spesso centrali nel recupero di attività e aree in abbandono. Per noi questo si traduce in un bisogno urgente di un patto sociale volto a ripopolare i territori e valorizzare soprattutto le aree interne e montane”.
Lo ha detto la Segretaria nazionale della Fai-Cisl Raffaella Buonaguro concludendo a Treia, Macerata, la prima mattinata delle Giornate della Soft Economy, giunte alla XIII edizione, dedicate quest’anno al tema “Comunità presenti e beni comuni. Le radici del futuro”, promosse da Symbola e numerosi altri partner, tra i quali la Federazione agroalimentare cislina.
“Un patto sociale – ha puntualizzato la sindacalista – capace di riunire istituzioni nazionali e locali, imprese e associazioni, parti sociali, comunità residenti, per creare da subito una sinergia concreta. Invertire lo spopolamento significa portare lavoro, servizi, attività produttive, infrastrutture materiali e immateriali, come dimostrano anche i progetti riusciti di rigenerazione, purtroppo concentrati più nel centro nord e molto meno nel Mezzogiorno. Condividiamo l’appello di Symbola, in questo senso, a investire su un nuovo associazionismo fondiario per recuperare i tanti territori e beni privati abbandonati e trasformarli in beni comuni, reintroducendoli in una circolarità economica capace di creare occupazione e nuove attività, quando invece l’abbandono del territorio e dei boschi ha contribuito negli ultimi anni a contrarre le attività agricole e ad aumentare drasticamente il rischio idrogeologico, come certificano chiaramente i dati Ispra”.
“I dati Istat – ha concluso Buonaguro – parlano chiaro: almeno fino al 2031 perderemo popolazione in tutto il Paese, ma soprattutto nelle zone rurali, dove si prevede un calo del 5,5%: passeremo da 10,1 milioni di residenti a 9,5 milioni, e nel Mezzogiorno la situazione è ancora più drammatica, visto che il 94% dei Comuni perderà abitanti, con una riduzione complessiva della popolazione pari all’8,8%. Come Fai-Cisl continueremo a proporre un potente bisogno di cambiamento nell’approccio alle aree interne e montane, che non sono aree marginali ma il cuore pulsante del territorio italiano: una sfida che lega a doppio filo il contrasto alla crisi climatica e alla crisi demografica”.
Tra le proposte del sindacato, ricordate da Buonaguro: il riutilizzo delle terre dismesse, infrastrutture materiali e immateriali per connettere e includere, un fisco più su misura per chi presidia territori difficili, una politica migratoria più inclusiva, una riforma del comparto forestale in chiave produttiva, preventiva e come presidio umano dei territori, la valorizzazione delle filiere agro–silvo–pastorali e del legno, una legge nazionale contro il consumo di suolo.





