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Banche. First Cisl: “La crescita degli interessi mette le ali ai conti. Si riduce il peso dei crediti deteriorati”

Pubblicato il 12 Nov, 2022

Continua la crescita dei ricavi dei primi cinque gruppi bancari italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps). Nei primi nove mesi del 2022 l’incremento dei proventi operativi rispetto allo stesso periodo del 2021 ha superato il 3%, con la prospettiva di incrementi ancora maggiori nei prossimi trimestri. E’ quanto emerge dall’analisi (in allegato tabelle e note)  condotta per First Cisl dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba.

• Volano gli interessi

A trainare i conti sono gli interessi netti, in decisa crescita (+ 8,3%), soprattutto grazie all’andamento favorevole dei tassi di mercato. Sono i primi effetti di una tendenza destinata ad accentuarsi fortemente fin dal trimestre in corso e poi nel prossimo anno, nonostante il venir meno delle condizioni di favore sui rifinanziamenti Tltro della Bce.

Dal secondo al terzo trimestre la media dell’Euribor a tre mesi, uno dei parametri sui quali sono costruite le proiezioni economiche dei piani d’impresa, ha segnato un aumento da – 0,37% a + 0,44%. Dalla fine di settembre, tuttavia, il tasso è cresciuto ulteriormente ed oggi oscilla attorno all’1,80%. Visto il più basso livello dei tassi della Bce rispetto alla Fed e alla Bank of England, è probabile un’ulteriore restrizione della politica monetaria europea con l’effetto altrettanto probabile di spingere l’Euribor a tre mesi nettamente al di sopra del 2% e di gonfiare ulteriormente il margine d’interesse, atteso nelle previsioni delle banche stesse in aumento di alcuni miliardi di euro.

• Costo del lavoro mai così basso

Il cost/income è in discesa al 51,7% dal 54,1%, dato largamente inferiore a quello della media delle principali banche europee (58,2%). 

Il cost/income di Unicredit ha superato il target fissato per il 2024, con il dato della divisione Italia sceso al 45,6%. Anche Banco Bpm ha superato il target intermedio (previsto al di sotto del 57%) fissato per il 2023. Alla base c’è la continua discesa del costo del lavoro (-2%), mentre le altre componenti dei costi operativi risultano sostanzialmente stabili. 

Il costo del lavoro aggregato dei principali gruppi italiani in rapporto ai proventi operativi scende al 32,1% dal 33,8%. Aumenta ancora la produttività pro capite (margine primario pro capite + 7,1%), mentre prosegue la contrazione dell’occupazione (7.465 posti di lavoro persi) e della rete distributiva (976 filiali chiuse).

• Npl sotto controllo

Migliora in modo significativo la qualità del credito, con il ridursi dell’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale dei crediti a clientela (Npl ratio netto all’1,6% dal 2% di inizio anno). Il peso delle svalutazioni sui ricavi operativi aumenta leggermente, ma l’incidenza del flusso dei nuovi crediti deteriorati (tasso di deterioramento) – dato tendenziale 2022- si mantiene inferiore all’1% dei crediti in bonis. E’ il risultato migliore a partire dal 2006 secondo i dati di Bankitalia. Ciò rende improbabile che il rallentamento dell’economia previsto nel 2023 provochi sui bilanci effetti paragonabili a quelli verificatisi a seguito della crisi finanziaria del 2008.

• Salari, dalla contrattazione la spinta alla crescita

“Le maggiori banche italiane continuano a macinare ricavi e utili, mentre il costo del lavoro prosegue la sua discesa. Per le banche – sottolinea il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – è arrivato il momento di dimostrare che il loro ruolo non consiste unicamente nel distribuire dividendi agli azionisti, ma che l’attenzione al lavoro e la sua giusta remunerazione sono parti essenziali di una visione del business improntata alla sostenibilità. La crescita dei salari – conclude Colombani – deve avvenire attraverso la contrattazione”.

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