“Troviamo positiva la convocazione per giovedì del tavolo interministeriale contro il caporalato, è una richiesta avanzata unitariamente ai ministri Lollobrigida, Calderone e Piantedosi perché a un anno dalla tragica morte di Satnam Singh è doveroso verificare lo stato di attuazione delle misure avviate dal Governo, molte delle quali recepiscono le nostre proposte di prevenzione e contrasto allo sfruttamento. Dall’incontro ci aspettiamo perciò risposte concrete e dettagli operativi non più rinviabili, perché ancora oggi migliaia di lavoratori continuano a vivere e lavorare in condizioni inaccettabili di ricatto ed emarginazione”.Lo scrive sui profili social della Fai-Cisl il Segretario Generale Onofrio Rota annunciando per giovedì 31 luglio alle 17 la convocazione dei sindacati di categoria presso il Ministero del Lavoro nell’ambito del Tavolo anticaporalato.“Ad oggi – scrive il sindacalista – mancano i decreti attuativi del Decreto Agricoltura e servono chiarimenti sullo stato di avanzamento della Banca dati degli appalti in agricoltura, del Sistema informativo per la lotta al caporalato, dell’utilizzo dell’assegno di inclusione per chi denuncia lo sfruttamento, dell’introduzione dei costi medi di produzione per contrastare le speculazioni lungo le filiere: tutti aspetti positivi ma che vanno attuati al più presto per ottenere reali benefici. Ripeteremo inoltre che appaiono gravissimi i ritardi nell’utilizzo dei fondi Pnrr destinati agli alloggi dei braccianti: di 200 milioni iniziali, ci risulta che ne saranno utilizzati solo 26 per 700 posti letto, essendo soltanto 12 i comuni che hanno presentato progetti finanziabili. Serve inoltre un concreto monitoraggio dell’attuazione della condizionalità sociale della Pac, delle agevolazioni per le imprese che si iscrivono alla Rete del lavoro agricolo di qualità, degli interventi contro le imprese senza terra che non svolgono attività di appalto genuine”.“Da parte nostra – conclude Rota – confermeremo la piena disponibilità a realizzare più progetti partecipati da sindacati, imprese, enti bilaterali e istituzioni sui territori per dare risposte concrete su alloggi, trasporti verso i luoghi di lavoro, incrocio tra domanda e offerta di lavoro, così come a proporre soluzioni per l’emersione degli oltre 200mila operai agricoli immigrati entrati regolarmente ma divenuti irregolari a causa di politiche migratorie superate e poco connesse con il fabbisogno del mercato del lavoro. Non servono soluzioni emergenziali ma risposte strutturali che il Paese attende da anni”.