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Commercio. Iperdì- Superdì, prosegue al Mise il tavolo sulla crisi aziendale della catena discount. Verso la cessione di 15 punti vendita, garanzie occupazionali per 308 lavoratori su 600 coinvolti.

Roma, 4 dicembre 2018 – Prosegue al ministero dello Sviluppo Economico, in presenza del sottosegretario Davide Crippa, il tavolo avviato sulla complessa crisi aziendale che ha investito la catena discount Superdì/Iperdì radicata in Lombardia, Liguria e Piemonte. Ad un mese dalla sottoscrizione dell’accordo sul ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 669 lavoratori della catena, la direzione societaria del Gruppo Commercianti Associati General Market srl ha informato i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs di aver raggiunto gli accordi con le direzioni societarie Italmark SpA e Maxi Di Srl sulla cessione di 15 punti vendita in Lombardia e Piemonte e sul passaggio dei 308 lavoratori. Sarebbero anche in corso trattative finalizzate alla cessione di ulteriori 10 negozi e sul passaggio di 217 lavoratori con un’altra società commerciale.
Mentre a breve la direzione aziendale di Gca depositerà presso i Tribunali di Milano e Monza le istanze per la concessione del concordato preventivo in bianco si attende per il 13 dicembre il pronunciamento del Tribunale di Monza sull’ammissione alla procedura concorsuale di concordato preventivo della società Nuova Distribuzione SrL.
“Per quanto consci dell’importanza dello sforzo che proprietà e consulenti stiano profondendo per cedere una parte importante degli asset aziendali e, conseguentemente, per garantire continuità ad una parte significativa dei dipendenti delle entità societarie riconducibili a Gca – ha dichiarato il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – riteniamo fondamentale in questa fase complicata interloquire con gruppi della distribuzione organizzata interessati a rilevare l’intero perimetro aziendale”. “Ci aspettiamo dalla proprietà senso di responsabilità e scelte volte a ridurre al minimo le perdite occupazionali, si prenda atto che la crisi investe un intero gruppo e si eviti lo spezzatino cedendo ad un operatore strutturato e patrimonializzato» ha aggiunto.Per il sindacalista «è necessario ricondurre la crisi di Iperdì e Superdì alla medesima proprietà, e quindi considerarla come un unico dissesto economico-finanziario, anche al fine di poter godere di maggiori garanzie rispetto alla continuità di reddito per tutti i 600 lavoratori dipendenti coinvolti”.

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