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Agroalimentare. Congresso Fai Cisl. Rota: “Serve equilibrio nel valore della filiera, il Governo proceda con prezzi anticaporalato”

In corso a Bologna nello spazio DumBO la prima giornata di “Alimenta il Futuro”, VIII° Congresso nazionale della Fai-Cisl con oltre 900 partecipanti. Il 6 giugno intervento di Daniela Fumarola, Segretaria generale Cisl

“C’è una debolezza contrattuale che rende lavoratori e imprese agricole l’ultimo anello della catena del valore. Anche per questo abbiamo voluto promuovere, con la contrattazione e con le nostre campagne, come ‘FAI bella l’Italia’, la valorizzazione di tutto il settore agroalimentare e di una redistribuzione più equa del valore lungo tutta la filiera. Da tempo stiamo proponendo l’istituzione di ‘prezzi anticaporalato’, il Governo li ha chiamati ‘costi di produzione’, chiamiamoli come volete, l’importante è che ora diventi operativo questo meccanismo di controllo”.
Lo ha affermato il Segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota nella relazione che ha aperto oggi a Bologna i lavori di “Alimenta il Futuro”, VIII Congresso nazionale della categoria, con oltre 900 partecipanti tra delegati, operatori e dirigenti, rappresentanti delle istituzioni, delle imprese, dei sindacati agroalimentari di 20 Paesi.
“Anche i dati Ismea degli ultimi anni – ha spiegato Rota, che guida la Federazione dal 2018 – hanno dimostrato che su 100 euro spesi per prodotti agricoli freschi, al massimo 20 euro sono destinati al valore aggiunto degli agricoltori, che poi al netto ottengono un margine di 7 euro; mentre nel commercio e nel trasporto il valore aggiunto va oltre 42 euro, con un margine per le imprese di 19 euro. Con i prodotti alimentari trasformati va ancora peggio: su 100 euro di spesa, il valore aggiunto per la fase agricola scende a 4,4 euro e il margine operativo netto a 1,5 euro. Allora serve un salto di qualità, che deve fare tutto il sistema agroalimentare. Serve un rinnovato valore del lavoro agricolo, altrimenti non stupiamoci se fatichiamo a creare ricambio generazionale, davanti a un lavoro che si afferma spesso come precario, pesante, poco remunerato. Se la sfida italiana è nella qualità, deve aumentare anche la qualità del lavoro, e questo vuol dire puntare sulla formazione e sulle competenze, sui redditi, sulla salute e la sicurezza”, ha detto Rota esprimendo in apertura anche un messaggio di cordoglio per il bracciante morto oggi in un’azienda agricola nel ravennate.

“PIÙ SALARIO E PRODUTTIVITÀ CON MENO LAVORO”

Si è poi espresso in merito sul tema della e contrattazione e delle tecnologie che – sottolinea -“possono ridurre orari e carichi di lavoro. Nell’industria alimentare abbiamo raggiunto livelli ottimi di contrattazione, sia nel primo che nel secondo livello, abbiamo costruito anche con la bilateralità tanti benefici, ad esempio, per il welfare, la parità di genere, la conciliazione vita-lavoro, l’inclusione. Oggi la questione è come allargare i benefici e le buone pratiche a tutte le aziende, anche quelle più piccole e in altri settori dell’agroalimentare, senza fermare la spinta verso la sperimentazione e l’innovazione. Un obiettivo alla portata è riconoscere più salario con meno lavoro e più produttività. Dovremmo sfatare questo tabù e agire per ridurre gli orari e i carichi di lavoro, e aumentare nello stesso tempo i salari e la produttività, nell’industria alimentare stiamo già dimostrando che si può fare, lo abbiamo visto anche con l’ultimo rinnovo del contratto nazionale”.
“Siamo al 23esimo posto su 38 per i salari, che sono scesi del 6,9% dal 2019, e altre ricerche ci dicono che l’agroalimentare è il settore che più di tutti sta creando valore aggiunto con l’innovazione tecnologica, allora – ha detto Rota – sarebbe un errore grave non socializzare questi risultati, non rendere patrimonio di tutti questi nuovi margini di profitto. Ecco perché diciamo più salario, meno lavoro, più produttività: a guadagnarci non sarebbero solo i lavoratori, ma tutto il Paese”.
Rota ha anche ricordato le sfide della Pac, Politica agricola comune: “La condizionalità sociale è un valore, le aziende vanno sostenute con i fondi pubblici ma solo se rispettano certe condizioni, dunque questa clausola va estesa e applicata in tutti i Paesi membri. Tutti insieme, con le imprese, dobbiamo dire all’Europa: la semplificazione che volete fare, fatela pure, ma non sulla pelle dei lavoratori, giù le mani dalla condizionalità sociale”, ha affermato il leader sindacale.
Venerdì 6 giugno concluderà gli interventi della mattina la Segretaria Generale della Cisl Daniela Fumarola.

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