La contrattazione collettiva siglata dalle associazioni comparativamente maggiormente rappresentative nei settori del terziario di mercato è lo strumento decisivo per garantire dignità, giusta retribuzione, tutele effettive e un futuro pensionistico adeguato alle lavoratrici e ai lavoratori del commercio, turismo e servizi. È questo il messaggio ribadito oggi a Roma dalla Fisascat Cisl, a conclusione del ciclo di incontri di presentazione della ricerca ADAPT “Fare contrattazione nel terziario di mercato – Effettività delle tutele e contrasto al dumping contrattuale”.
L’iniziativa, coordinata dal presidente di ADAPT Francesco Seghezzi, ha visto la partecipazione del viceministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci, del segretario generale di Confcommercio Marco Barbieri, del prof. Michele Tiraboschi, del segretario generale Fisascat Cisl Davide Guarini. Le conclusioni sono state affidate alla segretaria generale Cisl Daniela Fumarola.
Dalla ricerca, che mappa 50 tra le figure professionali più diffuse nel settore, emerge un quadro allarmante: i cosiddetti contratti “pirata” comportano perdite retributive che variano in media tra i 3.000 e i 4.000 euro lordi annui, ma che in alcuni casi possono superare i 7.000/8.000 euro, come per i magazzinieri. Per gli addetti alle vendite del commercio la decurtazione può superare i 4.500 euro annui, mentre per le figure professionali dei salumieri o dei macellai le perdite possono sfiorare i 5.000 euro. A questo si aggiunge una riduzione della contribuzione previdenziale che, in diversi casi, supera i 1.500 euro all’anno. Non solo. Le differenze non si limitano alla paga base, ma coinvolgono anche istituti connessi alle specifiche prestazioni come maggiorazioni, indennità, nonché ferie e tutele in caso di malattia e welfare contrattuale.
L’indagine ADAPT evidenzia inoltre come su oltre 1.000 contratti collettivi depositati al CNEL al 31 dicembre 2024, più di 250 interessino il terziario di mercato, ma soltanto 37 siano realmente applicati ad almeno l’1% dei lavoratori. Tra questi, i contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil – appena 18 – coprono il 96% dei lavoratori del settore, mentre il resto dei contratti sottoscritti da associazioni non rappresentative ha un tasso di copertura irrisorio e si pone in concorrenza sleale generando dumping salariale e previdenziale.
Un duplice danno, quindi: meno reddito oggi e meno pensione domani, con gravi ripercussioni non solo per i lavoratori ma anche per le imprese corrette e per l’intero sistema economico e sociale.
La Fisascat Cisl, anche alla luce dei risultati della ricerca ADAPT, rilancia così la propria sfida contro i contratti “pirata” e ribadisce l’impegno a contrastare decisamente ogni forma contrattuale surrettiziamente imposta ai lavoratori e foriera di danni di tipo economico, normativo e previdenziale.
«La sfida che lanciamo oggi da Roma – ha concluso Davide Guarini – è quella di mettere fine alla giungla contrattuale che colpisce migliaia di lavoratrici e lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi e che alimenta dumping salariale, precarietà e concorrenza sleale».
«La Fisascat – ha poi sottolineato – ritiene di fondamentale importanza avviare anche con le associazioni datoriali del terziario di mercato un confronto serrato finalizzato a stabilire ferrei paletti relativamente alle associazioni titolate a sottoscrivere Ccnl, che veda la diretta partecipazione delle confederazioni e che sia in grado di cogliere le specificità di un macrosettore avente caratteristiche diverse da comparti produttivi nei quali le Rsu rappresentano da tempo il baricentro del sistema di rappresentanza sindacale». «Nell’arcipelago di settori ed attività nei quali la nostra federazione opera – ha chiosato Guarini – vanno ricercati indicatori ad hoc per sancire in maniera obiettiva il reale livello di rappresentatività dei soggetti collettivi titolati a presentare le piattaforme, a negoziare e a sottoscrivere i contratti collettivi nazionali di lavoro. Occorre propiziare una presa di coscienza da parte dei grandi agglomerati che si occupano della difesa e promozione degli interessi di datori di lavoro e di lavoratori, affinché si giunga ad una definizione pattizia di un nuovo sistema di misurazione e di pesatura della rappresentatività sindacale e delle imprese».
Per il sindacalista «vanno evitate scorciatoie come quella che da più parti periodicamente viene riproposta sul salario determinato per legge, in quanto sancirebbe unicamente la fuoriuscita dai Ccnl più vantaggiosi per le lavoratrici e i lavoratori e farebbe deflagrare ogni riconoscimento per la professionalità. Stabilire un’unica paga oraria per tutti i lavoratori equivarrebbe all’azzeramento di garanzie, tutele e progressioni professionali che solo la contrattazione può garantire».
Guarini ha espresso appieno la posizione della Cisl, ribadita dalla segretaria generale Daniela Fumarola. «Il dumping contrattuale nel terziario di mercato – ha dichiarato la sindacalista – è una pratica che mina alle fondamenta il principio di equità nel mercato del lavoro e rischia di compromettere la tenuta stessa del sistema produttivo. Non si tratta solo di una questione sindacale, ma di un tema che riguarda direttamente la credibilità della contrattazione collettiva e la qualità della nostra economia». «La contrattazione “pirata” – ha concluso Fumarola – taglia senza pietà sia la parte retributiva che quella normativa garantita ai lavoratori. Con perdite che in un anno possono arrivare a diverse migliaia di euro solo per la parte salariale. Senza contare che al salario povero di oggi, corrisponderà una pensione da indigenti domani».