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DMElektron. Bentivogli (Fim Cisl): “Inaccettabile lo sgombero del presidio. Le risatine dell’imprenditore sono il volto dell’Italia peggiore”

Pubblicato il 10 Dic, 2018

Roma 10 dicembre 2018 – Questa mattina all’alba la polizia si è presentata nel piazzale della DMElektron e ha sgomberato le lavoratrici e i lavoratori che da venerdì scorso pacificamente erano piantonati fuori il piazzale dell’azienda, notte e giorno per difendere il loro posto di lavoro, la scena è stata piuttosto drammatica, e a cui il proprietario (Dario Melchior), ha assistito ridendo . Un fatto gravissimo, la situazione non è degenerata per la responsabilità dei lavoratori e del sindacato.
La DMElektron è un’azienda di 130 dipendenti a Buia in provincia di Udine che produce schede elettroniche (per ogni settore tranne Automotive). Da mesi, senza nessun preavviso, e senza informare ne’ sindacato ne’ lavoratori, ha iniziato il trasferimento della maggior parte delle linee produttive in Romania e alla richiesta di incontro ( dal mese di novembre) per avere chiarimenti sulle reali intenzioni la proprietà non ha dato risposte. Intanto la prossima settimana inaugurerà un nuovo stabilimento in Romania con le linee prese dal sito di Buia.
Oggi pomeriggio la regione ha convocato un tavolo di crisi sulla vertenza, ma la proprietà non ha dato certezza della sua presenza. Un atteggiamento da parte inqualificabile, come le risate del
proprietario questa mattina mentre la polizia sgomberava il presidio dei lavoratori che da la misura della qualità umana di certe persone ma anche l’inefficacia di misure come quelle del decreto
anti-delocalizzazioni. Ci aspettiamo che l’azienda chiarisca subito deve presentare un piano industriale per il sito di Buia che tenga dentro tutto i lavoratori .
Se non dovessimo ricevere risposte la nostra mobilitazione continuerà. E’ inaccettabile che ci siano imprenditori che dovrebbero solo prendere lezione di dignità dai lavoratori. Speriamo
che si vergogni di quanto sta facendo. Chiediamo solo di discutere di condizioni per dare continuità a produzione e occupazione. Le risatine sono degne di chi ha considerato le persone come merci da sfruttare e scaricare appena si trovano altre convenienze.

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